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ECCO DI COSA È CAPACE ALMASRI, IL TORTURATORE LIBICO RIMPATRIATO DA MELONI SU UN VOLO DEI SERVIZI DI STATO - LA VIDEO-DENUNCIA DELLA ONG "MEDITERRANEA" DI UN GRUPPO DI MIGRANTI: DOPO ESSERE SALPATO DALLE COSTE LIBICHE, LA GUARDIA COSTIERA HA SPARATO CONTRO LA BARCA UCCIDENDO DELLE PERSONE - I POVERETTI A BORDO SONO STATI PORTATI IN UN "LAGER", A 50 CHILOMETRI DA TRIPOLI, GESTITO DA ALMASRI - IL TORTURATORE LIBICO (RICERCATO DALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE) CHIEDE AI MIGRANTI SEI MILA DINARI (1800 EURO) CIASCUNO PER ESSERE LIBERATO...

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MIGRANTI IN UN LAGER LIBICO GESTITO DAL ALMASRI

(ANSA) - La ong Mediterranea ha diffuso un video inviato dal lager di Zawhia, in cui alcuni migranti "denunciano - secondo la ong - uccisioni in mare lo scorso 2 maggio ad opera della cosiddetta guardia costiera libica e mostra gli orrori di Almasri, protetto dal governo italiano".

 

Dalla verifica della posizione gps dalla quale è stato inviato il video - si apprende dalla ong - risulta che il lager è quello denominato Al - Nasr Detention Center: uno di quelli sotto la giurisdizione di Almasri, il generale libico prima arrestato e poi rilasciato e rimpatriato dalle autorità italiane alcuni mesi fa.

 

"Riceviamo e pubblichiamo, grazie alla rete RefugeesinLibya, un video che denuncia ancora crimini contro donne e bambini che tentano di fuggire dalla Libia, dove sono sottoposti a sofferenze indicibili. Il lager di Zawiya, situato a 50 chilometri a nord-ovest di Tripoli, è uno di quelli gestiti da Almasri, ricercato dalla Corte Penale internazionale per crimini contro l'umanità", dice Mediterranea, che ha trasmesso il video "anche agli uffici della Corte Penale Internazionale: qualcuno nel governo italiano e nell'Unione Europea dovrà rispondere davanti alla giustizia di questi crimini contro l'umanità". In questo momento - riferisce Mediterranea - il lager contiene più di 100 donne di altre nazionalità e decine di bambini.

MIGRANTI IN UN LAGER LIBICO GESTITO DAL ALMASRI

 

Gli uomini di Almasri chiedono 6000 dinari per il rilascio di ogni persona. La ong riporta anche la testimonianza di Fatima Ibrahim e la sorella Rakuya, profughe etiopi, catturate con i loro bambini e altre 130 persone dalla cosiddetta guardia costiera libica, lo scorso 2 maggio, in acque internazionali tra l'Italia e la Libia:

 

"Erano salpati da Sabratha su un'imbarcazione di legno a due ponti con oltre 130 persone imbarcate. Hanno navigato per circa un'ora dalla costa, fino a quando le milizie sono arrivate e hanno sparato contro la loro barca. Alcune persone sono rimaste uccise, una ragazza e' sicuramente morta per le ustioni derivanti dall'incendio del motore colpito dai colpi dei mitra. I sopravvissuti sono stati portati nella prigione di Almasri e sono stati spogliati, perquisiti. I miliziani hanno sottratto telefoni e soldi".

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