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DAGOANALISI
sergio mattarella e massimo dalema
A ben ragione d’incazzarsi Massimo D’Alema quando parla di “purghe staliniane” a proposito della cancellazione della sua persona nell’album della famiglia (politica) del neo presidente della Repubblica.
Come spesso gli capita, però, al momento di sparare le sue schioppettate (a mezzo stampa) l’ex lìder Maximo non sembra centrare mai del tutto il vero obiettivo.
Intervistato dal quotidiano romano “il Messaggero”, D’Alema aveva infatti accusato l’entourage di Matteo Renzi a palazzo Chigi di non aver “fatto circolare le sue foto” al momento di raccontare agli italiani chi era stato Sergio Mattarella e con chi aveva collaborato negli anni precedenti alla sua ascesa sul Colle più alto.
“Soltanto nei regimi staliniani c’erano degli specialisti che cancellavano dalle fotografie i volti dei dissidenti”, accusava l’ex baffino di ferro.
In buona sostanza si è trattato di una sorta di “sbianchettamento”, stavolta ai suoi danni e per mano governativa. Lo stesso arbitrario sistema di cancellazione di cui era stato accusato - con una vignetta ironica di Giorgio Forattini - anche D’Alema a proposito dei nomi degli spioni pro Urss contenuti nella lista Mitrokhin. Che querelò il suo autore.
sergio mattarella e ciriaco de mita
Già, ancora non eravamo tutti convertiti a “Je suis Charlie”!
Tant’è che il “Corriere della Sera” (e altri giornali), riprendendo la sua intervista a “il Messaggero” hanno pubblicato alcune foto storiche in cui dai negativi originali erano stati raschiati (anche perché assassinati da Baffone) i nemici di Stalin.
Non sappiamo se dagli uffici del presunto Minculpop renziano siano arrivate delle disposizioni per taroccare la biografia politica del neo capo dello Stato. Certo è che pure i giornaloni dei Poteri marciti per giorni si sono dati da fare per “ripulire”, chissà poi perché, la limpida carriera politica del successore di Giorgio Napolitano.
Oltre a Massimo D’Alema, di cui Mattarella è stato vice a palazzo Chigi e ministro della Difesa nei suoi due governi(1998-2000), anche l’ex leader della Dc, Ciriaco De Mita, è stato “sbanchettato” dai media.
henry kissinger giovanni leone aldo moro rome 1975
Eppure l’”avanzamento” del neo presidente della Repubblica all’interno dell’ex galassia Dc - all’avvio degli anni Ottanta - è merito proprio all’’’intellettuale della Magna Grecia’’ (copy Gianni Agnelli), eletto segretario nel 1982.
E’ De Mita che due anni dopo, contro la volontà di una fetta del partito, lo nomina “colonnello” a Palermo anche su suggerimento della curia siciliana guidata dal cardinale Pappalardo, che dall’altare aveva tuonato contro la politica locale: “mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”.
E con Roberto Ruffilli, assassinato dai terroristi rossi, Mattarella è stato tra i consiglieri istituzionali per le riforme più stimato e ascoltato dall’allora leader diccì.
L AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MORO
A che serve, allora, cancellarne la storia come hanno fatto i giornaloni dei Poteri marciti?
Vecchia storia si dirà (e di scuola comunista), quando si voleva parlare bene di un democristiano lo si accomunava sempre allo statista già scomparso Aldo Moro.
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