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Alberto D’Argenio per “la Repubblica”
«Io accetto le vostre proposte con qualche modifica per venderle al Parlamento e all’opinione pubblica, però in pubblico diremo che voi avete accettato il mio piano con qualche limatura». Sono circa le sette del pomeriggio. Quando Alexis Tsipras finisce di parlare nello stanzone del Consiglio europeo cala il silenzio.
Mai negli ultimi cinque mesi i leader dell’Unione sono stati così vicini ad un accordo sulla Grecia. Le posizioni si avvicinano, ma resta la diffidenza verso Tsipras e la pressione degli europei sul primo ministro greco non calerà. Il vertice è duro e fino a domenica, giorno del summit decisivo, gli europei terranno sotto pressione il collega di Atene. In caso di fallimento sarà Grexit.
MERKEL JUNCKER DRAGHI RAJOY TSIPRAS RENZI
LA TRATTATIVA
La giornata è un’altalena. In mattinata il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, interviene all’Europarlamento e promette: «È tempo di tornare a negoziare, farò di tutto per salvare la Grecia». In effetti tra Bruxelles e le capitali si negozia febbrilmente. Ma nel primo pomeriggio arriva la gelata.
I greci, al contrario di quanto chiesto loro dagli europei sin da domenica notte, arrivano a Bruxelles a mani vuote, senza proposte scritte per rilanciare il negoziato dopo il “no” del Greferendum. Tutto sembra precipitare. Angela Merkel è tombale: «Mancano ancora le basi per negoziare, oggi una soluzione non sarà possibile». Altri leader attaccano Tsipras. Si parte con i vertici a diciannove, nel pomeriggio i ministri dell’Eurogruppo e in serata i leader per l’Eurosummit.
Ma è nel chiuso della riunione dei ministri delle Finanze che, dopo avere incassato le critiche dei colleghi, il nuovo ministro greco delle Finanze Euclid Tsakalotos fa segnare una piccola svolta: «Sono consapevole che serve un nuovo inizio, dobbiamo cooperare e per farlo il mio governo deve recuperare credibilità ai vostri occhi». Quindi per provare la rinnovata buona fede di Atene accetta il consiglio avanzato da diversi ministri: a breve, magari entro venerdì, la Grecia approverà un primo pacchetto di misure urgenti per dimostrare di fare sul serio.
I COLLOQUI
Prima di imbarcarsi da Atene, Tsipras cerca di spegnere le polemiche, telefona ad alcuni leader e spiega che la sua scelta di non farsi precedere da un testo scritto vuole essere costruttiva: «In realtà sono pronto ad accettare il piano che mi ha offerto mercoledì scorso Juncker, vi chiederò solo qualche modifica per poterlo far accettare ad Atene». E soprattutto non chiede più un haircut, il taglio netto del debito greco cavallo di battaglia di Varoufakis, ma accetta il suo riscadenzamento: il taglio dei tassi e l’allungamento dei tempi per il rimborso dei 240 miliardi già versati dai creditori dal 2010 per il salvataggio di Atene.
Ai colleghi chiede aiuto a convincere la Merkel perché, spiega, «ho esaurito il tempo, tra due giorni le banche collassano e andiamo in default quindi sono politicamente debole, più di così non posso accettare ma se c’è qualcuno che ci vuole spingere fuori dall’euro non dipende più da me».
Atterrato a Bruxelles Tsipras sente Obama, che pressa gli europei per un accordo e chiama anche la Cancelliera. Quindi vede in una saletta del Consiglio europeo Merkel, Hollande e Juncker. Un primo segnale positivo arriva dai ministri dell’Eurogruppo che nel frattempo hanno terminato la loro riunione. Il suo presidente, l’olandese Jeroen Dijsselbloem sollecita le proposte scritte dei greci ma per quanto tutti siano irritati promette che se arriveranno oggi i ministri si sentiranno in teleconferenza per lanciare la procedura necessaria a mettere in piedi il terzo pacchetto di salvataggio per la Grecia tramite il Fondo salva stati dell’Unione (Esm).
IL NUOVO PIANO
Alle sei del pomeriggio si apre il summit. Tsipras chiede un prestito ponte immediato di almeno 7 miliardi per permettere alla Grecia di arrivare a fine mese mentre sarà messo in piedi il nuovo piano di aiuti a lungo termine. La sua richiesta viene rudemente respinta dagli altri leader. Niente soldi prima di essere certi della buona fede dei greci. Gli europei sanno che Atene è allo stremo, vogliono costringere Tsipras a chiudere il negoziato e temono che dandogli altri soldi riprenda a tergiversare. Quindi, tra litigi e battibecchi, il primo ministro greco annuncia che accetterà il piano Juncker con alcune migliorie su Iva e pensioni e sembra rinunciare all’haircut del debito.
Tutti restano a bocca aperta: «Ma allora perché hai fatto il referendum e hai portato il tuo popolo sull’orlo della crisi umanitaria? », chiedono in tanti. È questione di sfumature, domenica i greci non hanno votato su un testo molto vecchio, che non comprendeva le concessioni sul tavolo due venerdì fa quando Tsipras ha rotto il negoziato chiamando il referendum e quelle che Juncker ha aggiunto mercoledì scorso per convincerlo ad annullarlo.
Ora lo schema approvato dai leader prevede che oggi Tsipras mandi, al massimo giovedì, le sue proposte scritte. Quindi se saranno ricevibili l’Eurogruppo in teleconferenza chiederà a Bce e Commissione lo studio di fattibilità per il terzo salvataggio tramite l’Esm.
Venerdì o sabato i ministri delle Finanze potrebbero tornare a Bruxelles per lanciare l’Esm e domenica, sempre nella capitale europea, la trattativa dovrebbe essere sigillata dai leader, questa volta a ventotto perché, spiegherà Tusk, «la situazione è molto critica e in caso di fallimento avrà conseguenze geopolitiche per questo dobbiamo discuterne tutti, non solo a livello di eurozona». Se sarà successo il piano sarà composto da decine di miliardi del Fondo salva stati Esm, affiancato dall’Fmi, per chiudere i buchi di bilancio e da 35 miliardi di fondi strutturali per rilanciare l’economia ellenica.
VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS
LE BANCHE
Ma i tempi per mettere in campo il pacchetto, durata almeno due anni, non saranno brevi: andrà limato e poi approvato dal Parlamento greco e da quelli di Germania, Austria, Estonia e Finlandia. Per permettere ai greci di non andare in default prima, il prestito ponte potrebbe essere sostituito da un aiuto che sarà dosato dalla Bce con il contagocce per tenere sotto scacco i greci ed evitare nuove inversioni a U.
Si pensa di versare ad Atene i 3,3 miliardi di profitti che Francoforte ha realizzato sui suoi titoli. Inoltre, quando il negoziato sarà instradato, Draghi potrà tornare a versare liquidità alle banche greche alzando i prestiti d’emergenza (Ela) dagli 89 miliardi attuali salvando gli istituti ellenici dall’imminente bancarotta. Intanto ad Atene arriveranno aiuti umanitari dell’Unione, medicine e beni di prima necessità.
tsipras con un poster della merkel
Resta diffidenza verso Tsipras e all’uscita del summit, verso le 22.30, tutti sono durissimi. Renzi sottolinea che «il clima non è migliorato dopo il referendum e ci sono perplessità dei colleghi». Juncker aggiunge: «Non possiamo escludere il Grexit». La Merkel afferma che «noi non chiediamo niente alla Grecia, sono loro che hanno avviato una procedura per un nuovo programma ». Il clima è teso, la Grecia gioca la sua ultima partita.
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