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Jacopo Iacoboni per “La Stampa”
C’è solo una persona che conta davvero, nell’attuale mondo di Matteo Renzi, solo uno importante davvero da raccontare, uno che ha il potere di dirgli di no, di suggerirgli cosa si può e non si può fare, di segare avversari interni e far crescere magari altri. C’è solo uno che, per quanti «no» gli dica, alla fine Renzi stesso non solo accetta ma - è cosa non nota - ha soprannominato «il signor No». Tutti sanno del soprannome pubblico di Luca Lotti, «lampadina», pochissimi sanno del vero soprannome con cui lo chiama Renzi: «il signor No».
orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom
Luca Lotti è un uomo che parla poco (eufemismo) coi giornalisti, già questo di per sé indice di intelligenza e mente ferma. Se parla coi giornali è per dire cose piuttosto omissive, per esempio quando nel 2013 gli chiesero se Letta doveva sentirsi preoccupato da una leadership Renzi nel Pd rispose «assolutamente no. Anzi, in lui sarei contento perché avrei un Pd più forte che mi sostiene e che mi sollecita». La crudezza di frasi così è però unita a una riservatezza senza nessuna spacconeria: tanti renziani se la consentono, credendosi (sciaguratamente) simili a Renzi, Lotti no. “Il Lotti” - come lo chiamavano a Firenze quand’era capo di gabinetto del sindaco - non sbraca mai. Già questo lo segnalerebbe come una rarità, tra gli aspiranti eredi. Ma c’è di più: il Lotti gestisce potere vero.
Se Maria Elena Boschi è la «prima della classe», se Dario Nardella a Firenze ha una pacca sulla spalla per tutti («di cosa hai bisogno?») si sogna - per via della carica - futuro Renzi, alla Festa dell’Unità di Firenze la folla più grande è stata per Lotti anche rispetto a Boschi ieri sera). Una folla che è andata a baciare la pantofola a Lotti, con scene impressionanti: tutti, dal militante all’aspirante renziano, a chiunque sperasse di ottenere un’attenzione, non si vuol dire un contratto nello staff di Palazzo Chigi, si prostravano a lui.
Del resto tutto la faccenda dello staff è passata materialmente - e non solo - da Luca Lotti (e grazie a Lotti si sta infine sbloccando, considerando che mai uno staff del premier era stato prima senza contratti per più di sessanta giorni). Se «Franco» è lo storico segretario factotum di Renzi, è Lotti che tiene le chiavi politiche e apre e chiude porte (e Franco per lo più resta a Firenze). Raccontano che sia stato Lotti - lui naturalmente negherebbe - a decretare un oggettivo declassamento di Delrio. Uno «fratelli minore» l’altro «fratello maggiore», per Renzi: ma è il minore che avrebbe contribuito a bloccare la crescita dell’influenza del maggiore.
Se però chiedi di Lotti, a meno che tu non abbia vere fonti, quasi tutti si zittiscono. In un ambiente dove tutti chiacchierano e twittano tanto, non solo Lotti parla e twitta poco, ma pochi hanno voglia di parlare di lui. Lotti può stopparli, e dunque è una specie di silente tabù dentro il vero organigramma del nuovo potere: Lotti è il più intelligente e il più freddo e il più bravo. Se ci fosse un Frank Urquart-Underwood - il personaggio di House of Cards - nel renzismo sarebbe lui.
tutti selfie con maria elena boschi
È capace di polso durissimo. Quando la riforma del senato stentava a Palazzo Madama, racconta un senatore che Lotti scrisse un sms a Zanda dicendogli «se succede ancora andiamo a votare a ottobre». Quando Sel superò la soglia di critiche da loro tollerata (a fine luglio) fu Lotti a dire (stavolta pubblicamente) che «se continuano così non si fanno alleanze locali». Ha 33 anni - gli anni di Cristo, biondo come lui - ma sa essere fermo, lucido e a fuoco come gli altri del gruppo, mal per loro, no.
Se Bonifazi dice che «L’Unità rinascerà», si vedrà. Se lo dice Lotti (l’altra sera alla festa Pd a Firenze) - «ci siamo presi un po’ di tempo perché vogliamo dare una mano - la cosa è diversa: si sta muovendo con imprenditori. All’Ilva, appare renzi, ma è Lotti che potrebbe estrarre una soluzione. Sui nomi, può far passare degli ignoti, come il sindaco di Montelupo, Paolo Masetti, a delegato nazionale alla Protezione Civile dell’Anci: un ruolo apparentemente neutro, ma che può sollevare questioni e «romper le scatole» all’Agenzia del Demanio, affidata a Roberto Reggi. Su Mps, è lui che ha mediato.
Eppure pochi sanno apparire giovani e «diversi» dal resto del renzismo. Lotti non mette quelle orrende camiciazze bianche, Lotti si veste coi jeans scuri e il golfino, blu o nero. Lotti è biondo, e con gli occhiali neri (stile Oakley) ha un suo perché. Lotti per rinsaldare l’amore con la moglie le compra una pagina di pubblicità sul quotidiano locale per dirle auguri il giorno del suo compleanno. Lotti, figlio di un dirigente di banca, è diventato quasi più potente di Marco carrai, l’amico imprenditore di Renzi, non suo amico a sua volta. Anzi, forse senza «quasi».
I PAPI SANTI TERRAZZA PREFETTURA MARCO CARRAI E ANTONIO PREZIOSI
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