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L’EX 007 DELLA REGINA E I SEGRETI DI DONALD MA ORA STEELE HA PAURA DI MORIRE
Enrico Franceschini per la Repubblica
La folla di giornalisti e cameramen davanti al portone del suo ufficio, una palazzina vittoriana di Grosvenor Gardens, tra la Victoria Station e Scotland Yard, farebbe inorridire l’autore del dossier su Trump. Per tutta la vita, Christopher Steele ha lavorato nell’ombra, badando a stare lontano dalla pubblicità.
Dopo una laurea a Cambridge, la sua carriera lo ha portato ai vertici dell’Mi6, lo spionaggio britannico, che ha servito per un quarto di secolo, prima come spia sul campo, distaccato all’ambasciata di Mosca subito dopo il crollo dell’Urss, a Parigi e in altre capitali, quindi a Londra dove è diventato capo del Russian Desk, il dipartimento che si occupa della Russia.
Quando l’ex-agente del Kgb sovietico Aleksandsr Litvinenko è stato assassinato con il polonio radioattivo, somministratogli a sua insaputa con il tè in un albergo della capitale britannica, fu Steele a guidare le indagini e indicare che i killer venivano dal Cremlino. Avrebbe potuto diventare lui stesso capo dell’Mi6: non è accaduto, si dice negli ambienti dell’intelligence, perché la Russia, sua specialità, non contava più come al tempo della Guerra fredda, superata dal terrorismo come priorità degli 007 inglesi.
Così a guidare lo spionaggio è arrivato adesso Alex Young, suo coetaneo ed amico; e Steele si è dimesso. A 53 anni riteneva che fosse il momento di abbandonare il servizio segreto di Sua Maestà e occuparsi di affari: i propri. Con un paio di altri ex-agenti aveva fondato la Orbis Business Intelligence, società di consulenze nel settore della sicurezza che si avvale, informa il sito, di una “rete globale” di esperti per fornire consigli strategici e organizzare “operazioni per la raccolta di informazioni riservate”.
È in questa veste che qualcuno, avversari repubblicani di Trump, forse anche il partito democratico, ha bussato alla sua porta, incaricandolo di indagare sui legami fra il miliardario americano e la Russia di Putin. Come ex-spia, Steele non poteva tornare a Mosca di persona, ma la sua esperienza non avrà reso difficile trovare informatori fidati sul terreno. Quello che è emerso lo ha tuttavia talmente allarmato, dicono le indiscrezioni, da indurlo a passare il suo rapporto di 35 pagine a un ex-ambasciatore britannico, affinché lo desse all’Fbi, che insieme alla Cia ha riferito tutto al presidente Obama e a Trump.
Christopher Burrows PARTNER NELLA SOCIETA DI CHRISTOPHER STEELE
Si può credere o meno ai luridi dettagli del rapporto, su Trump che prende la suite presidenziale dell’hotel di Mosca in cui avevano dormito gli Obama e ordina a due prostitute di urinarsi addosso a vicenda; si può dubitare o meno che il servizio segreto russo avesse filmato la scena per poterlo compromettere e ricattare. «Di certo c’è che Fbi e Cia hanno fatto rapporto a Obama perché la credibilità di Steele è impeccabile», dice un altro ex-agente al Guardian. «Cauto, meticoloso, formidabile»: così lo descrive chi lo conosce.
Eppure, quando un sito di news negli Usa ha pubblicato il rapporto e ne ha identificato l’autore, l’ex-007 ha provato il panico. «Era terrorizzato», riferisce una fonte. Ha immediatamente lasciato la sua casa del Surrey ed è scomparso insieme ai familiari. Chi o cosa possa minacciarlo, si può solo immaginarlo: ma una spia non corre rischi. E sa come sparire, quando è il momento.
LA CASA DI CHRISTOPHER STEELE IN SURREY
donald trump sex
alexander litvinienko prima di morire
GLI ESTRATTI DEL DOCUMENTO SU TRUMP E LE PIOGGE DORATE A MOSCA
la casa di christopher steele
Alexander Litvinienko.
Litvinenko
donald trump in russia nel 2013 con miss universo
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