MENO PIL PER TUTTI – LO SPREAD RIPARTE AL GALOPPO E SALE A 172, È CACCIA AI BUND TEDESCHI – I BTP ORA RENDONO IL 2,81% E LO SPREAD CRESCE DI 14 PUNTI IN UN GIORNO – MA I RISCHI DEL 2011 SONO LONTANI (MICA C’E’ BERLUSCONI A PALAZZO CHIGI)

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Maximilian Cellino per “Il Sole 24 Ore

 

pier carlo padoanpier carlo padoan

La contrazione del Pil nel secondo trimestre dell'anno e la conseguente ricaduta in recessione (se pur tecnica) era probabilmente il segnale che molti investitori attendevano per riconsiderare il proprio atteggiamento nei confronti dell'Italia e anche per portare a casa parte dei guadagni maturati in questi ultimi mesi sulle attività con marchio tricolore.

 

Certo, qualche avvisaglia si era avuta nei giorni scorsi, più in Borsa che sui titoli di Stato per la verità, così come qualche report di banche d'affari di peso (Goldman Sachs martedì, per esempio) aveva lanciato segnali di avvertimento.

 

PIAZZA AFFARI BORSA MILANOPIAZZA AFFARI BORSA MILANO

Ieri però la volontà di colpire il nostro Paese sul mercato è stata evidente e basta dare un'occhiata al comportamento dei titoli di stato decennali per rendersene conto. Il rendimento del BTp è infatti risalito al 2,81%, cioè sei centesimi in più rispetto a quanto viaggiava martedì sera: più di quanto non siano cresciuti i tassi spagnoli sulla medesima scadenza (+3 centesimi al 2,58%), ma in misura inferiore a quanto successo per Portogallo e Grecia (entrambi +10 centesimi rispettivamente al 3,78% e al 6,48%).

 

Al tempo stesso gli investitori si sono gettati nelle braccia del Bund, che ne ha approfittato per toccare all'1,09% (-8 centesimi) i nuovi minimi storici, e anche dell'OaT francese (-6 centesimi all'1,51%).

 

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Si sono insomma riproposte le «antiche» dinamiche dettate dalla fuga verso la qualità: si è venduta la «periferia» d'Europa per acquistare il «centro», mentre lo spread BTp-Bund si è di nuovo allargato a 172 punti base, non accadeva da 4 settimane.

 

Ma si è anche assistito a qualcosa di più, non certo incoraggiante per l'Italia, visto che il nostro Paese è stato considerato un sorta di via di mezzo fra la Spagna (che ci sta distaccando in termini di rendimenti, oltre che come perfomance economiche come si legge nell'articolo sotto) e i ben più problematici Portogallo e Grecia. Difficile dire se si tratti di una tendenza o di una reazione istintiva a un dato davvero deludente, ma è evidente che gli occhi con cui si viene osservati dall'estero sono adesso molto meno benevoli rispetto a qualche settimana fa.

 

LA NUOVA SEDE BCE NELLO SKYLINE DI FRANCOFORTE LA NUOVA SEDE BCE NELLO SKYLINE DI FRANCOFORTE

Le attenzioni adesso si concentrano, come è giusto che sia, sul primo appuntamento di rilievo in calendario in questo agosto che adesso rischia improvvisamente di infiammarsi: la riunione della Banca centrale europea (Bce) in programma proprio questa mattina a Francoforte. Da Mario Draghi e soci, è bene metterlo in chiaro, gli analisti non si attendono colpi di scena, almeno nell'immediato.

 

IL PROGETTO DELLA NUOVA SEDE BCE IL PROGETTO DELLA NUOVA SEDE BCE

Secondo un sondaggio condotto da Bofa Merrill Lynch, il 44% dei gestori non si aspetta alcun quantitative easing da parte della Bce, né ora, né mai. E solo per il 15% un intervento espansivo risoluto avverrà nell'ultimo trimestre dell'anno, verosimilmente dopo l'avvio delle nuove operazioni di finanziamento finalizzate alla concessione di crediti (T-Ltro) e del completamento della asset quality review. Anche i dati preoccupanti sull'inflazione (o forse si dovrebbe parlare di «quasi deflazione») potrebbero essere derubricati come eccezionali, influenzati come sono da fattori passeggeri.

 

Sarà comunque interessante seguire le risposte che il presidente della Bce fornirà alle inevitabili domande dei giornalisti sullo stato di salute di un'Eurozona che non denuncia incertezze soltanto sull'Italia, come ci ricordano gli altrettanto deludenti dati sugli ordini alle imprese tedesche diffusi ieri di prima mattina.

 

2. I RISCHI DEL 2011 SONO LONTANI, MOLTE PROTEZIONI GIÀ ATTIVATE

Isabella Bufacchi per “Il Sole 24 Ore

 

Quando nel terzo e quarto trimestre del 2011 l'Italia rientrò in recessione, in verità con una caduta del Pil molto più significativa dello zero virgola di questa prima metà del 2014, il mondo dei BTp era ben diverso rispetto ad oggi, non esisteva all'epoca la protezione della campana di vetro antisfondamento che protegge ora il rischio-Italia.

GOLDMAN SACHS GOLDMAN SACHS

 

Il pericolo di un "sell off" sui BTp con l'Italia entrata in recessione tecnica nei primi due trimestri del 2014 è mitigato, se non scongiurato del tutto, dal timore dei mercati di mettersi contro la Bce: la minaccia delle OMTs (acquisti per importi potenzialmente illimitati di titoli di Stato sul secondario per i Paesi dell'Eurozona che chiedono aiuto esterno) si è concretizzata tra il luglio e il settembre 2012.

 

Nel 2011 il terreno per i BTp era ben più scivoloso: il Securities markets programme della Bce (attraverso il quale Eurotowers acquistò finoa 100 miliardi di BTp prevalentemente tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012) non riuscì a spaventare i mercati. Nella prima metà del 2011 l'Eurozona aveva attivato i piani di salvataggio per Portogallo e Grecia attraverso il meccanismo di stabilità EFSF creato nel giugno 2010 per soccorrere (nel novembre di quell'anno) l'Irlanda.

 

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E nel 2011 erano state anche gettate le basi per l'Esm (operativo dall'ottobre 2012), il secondo meccanismo di stabilità servito ad estendere la capienza della rete degli aiuti finanziari esterni: ma tutto questo tra il 2011 e il 2012 non era riuscito a tranquillizzare i mercati nel caso di problemi seri in Spagna e Italia.

 

I BTp tengono ora meglio che in passato anche per via della riduzione della quota di debito pubblico italiano in mano agli stranieri, calata vistosamente durante gli anni della crisi del debito sovrano europeo mentre saliva quella detenuta dalle banche italiane e dai risparmiatori italiani (questi ultimi soprattutto grazie al successo del BTp Italia). All'inizio del 2011 la quota dei titoli di Stato italiani in mano agli investitori esteri viaggiava al 50% (nel giugno 2011 era pari a 750 miliardi), mentre ora è più vicina al 30%.

 

LA SEDE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK jpegLA SEDE DI GOLDMAN SACHS A NEW YORK jpeg

I due prestiti triennali VLTRO erogati nel dicembre 2011 e febbraio 2012, la nuova operazione TLTRO (finanziamenti mirati) e i prestiti standard MRO tutti con aggiudicazione piena, concessi dalla Bce, hanno consentito alle banche italiane di raddoppiare i titoli di Stato italiani in loro possesso (dai 240 miliardi del 2010 agli attuali 420 circa): senza pressione, senza dover disinvestire per restituire i prestiti.

 

Nel 2011 il rischio-Italia fu devastato da una catena di declassamenti di rating. Tra il settembre e il dicembre 2011 Moody's, S&P's e Fitch tagliarono 5 notches (e altri 5 con le retrocessioni tra gennaio e febbraio 2012). In tempi recenti, a febbraio e aprile di quest'anno, Moody's e Fitch hanno modificato l'outlook sull'Italia da negativo a stabile.

 

Nel 2011 i rendimenti dei BTp schizzarono alle stelle: in asta in novembre il BTp triennale toccò il 7,89%. I mercati avevano perso totalmente fiducia nel Governo Berlusconi e nella realizzazione in Italia delle riforme strutturali per la crescita: e avevano perso fiducia nella sopravvivenza dell'euro.

GOLDMAN SACHS GOLDMAN SACHS

 

Il 2014 passa per ora alla storia per le aste del Tesoro ripetutamente aggiudicate con tassi di assegnazione ai minimi storici, nonostante il programma di emissioni lorde da 470 miliardi: il costo medio all'emissione è crollato all'1,58% in luglio, record al ribasso, mezzo punto sotto il livello senza precedenti del 2,08% del 2013. I mercati scommettono sulla capacità e di Matteo Renzi di varare e implementare in tempi rapidi la lunga lista di riforme strutturali per la crescita. E non scommettono più sulla fine dell'euro, ma addirittura sul quantitative easing della Bce.

 

Una campana di vetro protegge i BTp: i rendimenti sono saliti poco ieri, di 3 punti sulle scadenze a due e tre anni, di 6 punti sui cinque e dieci anni. Ma senza crescita (tra crisi italiane e geopolitiche), con l'inflazione molto bassa o la deflazione e con il debito/Pil al 135%, sul medio-lungo termine il vetro si farà pericolosamente sempre più sottile.