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1 - BONINO: "ANCORA PUNTI OSCURI. VALUTIAMO SE ESPELLERE L'AMBASCIATORE SOLUZIONI "SENZA CONTRACCOLPI PER ITALIA"
Da Stampa.it
Sulla vicenda dell'espulsione dall'Italia di Alma Shalabayeva e della piccola Alua, rispettivamente moglie e figlia del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, «ci sono ancora punti oscuri che altre istituzioni dovrebbero chiarire»: lo ha detto a Bruxelles Emma Bonino.
Il ministro degli Esteri non ha poi escluso di allontanare l'ambasciatore kazako dell'Italia: «Stiamo ancora valutando». «La mia prima preoccupazione è non indebolire per reazione o controreazione la nostra presenza ad Astana», ha aggiunto Bonino. «Da quando è stata provata la superattività dell'ambasciatore kazako abbiamo preso una serie di iniziative per risolvere la questione, ma senza contraccolpi che indeboliscano la nostra presenza e capacità di assistenza», ha aggiunto la titolare della Farnesina.
«Non vorrei che alla fine restassimo con una presenza più indebolita con l'avvicinarsi del generale agosto. Indubbio è che l'attuale ambasciatore kazako in vacanza, dopo questi avvenimenti, non sarà più una persona molto utile nemmeno per i kazaki».
Ieri, intanto, l'ambasciatore italiano ad Astana, Alberto Pieri, ha fatto sapere di essersi recato più volte al ministero degli Esteri kazako per informazioni e chiarimenti sulla vicenda Ablyazov. Ma lo ha fatto sempre di sua iniziativa, «e non è mai stato convocato dal governo kazako».
à quanto si apprende da fonti vicine al dossier che precisano così alcune informazioni di stampa secondo le quali il diplomatico italiano sarebbe stato convocato dai kazaki per spiegazioni dopo la decisione di Bonino di convocare alla Farnesina l'incaricato d'affari kazako a Roma.
2 - BONINO E IL CASO KAZAKO UN SILENZIO INSPIEGABILE
Furio Colombo per il "Fatto quotidiano"
Cara Emma, credo che, dal 1945, non ci sia mai stato un momento più confuso e umiliante nella politica estera italiana, che vuol dire immagine e reputazione. Credo che dal 1945 non ci sia mai stato un ministro degli Esteri più competente, creduto, autorevole. Perché tace quel ministro di fronte a questa politica? Per esempio, l'ambasciatore kazako, quello che ha dato gli ordini come se fosse un ministro italiano, va cacciato subito.
Per esempio, l'Italia deve esigere protezione e rimpatrio immediato per la donna e la bambina, se non è troppo tardi. Mi domando se perfino un personaggio della triste reputazione di Nazarbayev, dittatore a vita del Kazakistan, potrebbe tenere testa alla presenza del ministro degli Esteri italiano che va a riprendersi la donna e la bambina rapite con corruzione e inganno.
Da chi aspettarsi , se non da te, un intervento fermo, irrinunciabile come quello che hai avuto in Afghanistan, contro retoriche falsità e bugie, come è avvenuto in tanti episodi della tua vita! Non c'è bisogno che ti dica la stima che ti meriti da una vita, o che ripeta l'amicizia che conosci bene.
Ma c'è bisogno, urgente, drammatico, e sentito da molti (specialmente da coloro che si associano alla prima frase di questa lettera), di ripensare a ciò che è successo dal 28 maggio in avanti fra Casal Palocco, Roma e Ciampino. Qualcosa che più lo si copre di dichiarazioni palesemente non vere e di autorevoli esortazioni "a tener duro e a continuare" (sì, ma che cosa?) e più diventa uno sgradevole puzzle a cui mancano pezzi essenziali per rivelare almeno una parte di verità . Continuiamo a sentirci ripetere la comica (in questo caso tragica) frase di chi viene sorpreso nel letto sbagliato, secondo cui "le cose non sono come sembrano".
Le cose infatti non possono essere come sembrano. Perché la narrazione di Alma Shalabayeva al Financial Times è la storia di un gravissimo reato di Stato che ha fatto il giro del mondo e mostra che alla nostra polizia è stato ordinato di comportarsi come le polizie a pagamento di quei Paesi della droga dove criminalità e forze dell'ordine sono speculari, come lo è la reciproca illegalità .
Tutto ciò purtroppo in Italia è già successo, basti pensare ai crimini commessi da alcuni poliziotti a Genova su diretto mandato di alcuni politici. Ma se in questi casi brandelli di verità sono affiorati nel tempo a causa della tenacia di alcuni giudici e vi sono state alcune (ma solo alcune) condanne, si deve al fatto che il contenitore del potere era omogeneo (tutta la stessa gente) ed è rimasto a lungo intatto.
Ecco che cosa si aspettano, invece, molti italiani, adesso, in quest'altra grave e disumana avventura (rapimento con violenza di donna e bambina per obbedire agli ordini di un dittatore in grado di compensare): si aspettano la voce di Emma Bonino. Emma, conta poco se il ministero degli Esteri sia stato o no coinvolto, come avrebbe dovuto avvenire, nella "rendition" (di questo si tratta) su ordinazione straniera, attraverso la cattura, con una paurosa messa in scena che non sapevamo fosse possibile in Italia, della moglie e della figlia bambina di un dissidente ricercato.
Conta che in questo strano periodo e in questo assurdo governo, sia accaduto che Emma Bonino sia il ministro degli Esteri. Conta che Emma Bonino sia Emma Bonino. Dunque non solo una persona in grado di dirci se e perché il suo ministero è stato messo da parte, ma come tutto ciò sia potuto avvenire in violazione persino delle apparenze che spesso, ipocritamente, coprono i reati peggiori. Ormai sappiamo che una donna e una bambina sono state terrorizzate e poi rapite per volere e su ordine di un governo straniero che in Italia comanda. Infatti è chiaro che quel governo voleva procurarsi una donna e una bambina come ostaggi, con probabile destinazione il carcere e l'orfanotrofio.
Quel governo lo voleva, lo ha ordinato, lo ha ottenuto, dall'Italia e a Roma, nonostante i documenti, i permessi, i passaporti in regola (che però il ministero degli Esteri ha disconosciuto, come se fosse disinformato e incompetente (nel senso di privo di responsabilità ), lasciando trascorrere il tempo che ha permesso il rapimento. Ora ci dicono che i soli colpevoli sono degli impiegati di un ministero (dell'Interno), forse dell'altro (degli Esteri). Ma agli Esteri, ripeto, la titolare è Emma Bonino, che non ha mai mentito come Alfano, e ha un passato molto diverso.
Questo gli italiani lo sanno e per questo aspettavano e aspettano, la sua versione dei fatti, che non è quella di Alfano, vistosamente falsa e ingiustamente truccata a danno dei sottoposti. Tutto ciò ti riguarda, come riguarda me e tutti coloro che (molte volte insieme a te) si sono battuti per la difesa, per la salvezza di tante Alma Shalabayeva e bambina Alua, prelevate col terrore e la forza da Roma per farne dono a un dittatore pericoloso. Non succedeva così con Gheddafi?
Ma tu sei stata sempre la prima a denunciare. Ecco, in tanti, adesso - anche coloro che non capiscono tutto il ritardo che si è interposto tra i fatti e la conoscenza collettiva dei fatti, e tutti i silenzi o i toni bassi e appartati del ministero degli Esteri in questa tremenda occasione - vogliono sentire la voce, la versione, il giudizio di Emma Bonino. Poiché in molti sappiamo che tu non ti sei mai adattata ad alcuna "ragione di Stato", in molti restiamo in attesa.
2 - TRE COSE CHE BONINO DOVREBBE FARE SUBITO
Sergio Romano per il "Corriere della Sera"
Le tensioni della politica italiana e la fragilità della nostra «grande coalizione» hanno trasformato la vicenda di Alma Shalabayeva in un «caso Alfano». Ma la questione concerne soprattutto la politica internazionale del Paese ed è oggi quindi interamente sulle spalle del ministro degli Esteri. Emma Bonino ha una doppia natura. à stata una appassionata militante radicale, impegnata nella promozione dei diritti umani e civili. Ma negli anni trascorsi alla Commissione di Bruxelles ha dato prova di prudenza e concretezza.
Due diverse caratteristiche non sono necessariamente incompatibili, ma espongono Emma Bonino a sospetti maliziosi e a critiche malevole. à una ragione di più per agire rapidamente e con fermezza. Credo che i suoi obiettivi debbano essere almeno tre.
Il primo è quello di mettere ordine nelle relazioni fra il ministero dell'Interno e il ministero degli Esteri. L'insistenza e l'invadenza dell'ambasciatore kazako non giustificano l'accoglienza che gli è stata riservata dal Viminale e dalla Questura di Roma.
Le sue petulanti interferenze avrebbero dovuto allertare i funzionari del ministero dell'Interno, dimostrare che il caso aveva risvolti internazionali e richiedeva continui contatti con la Farnesina. Se i contatti non vi sono stati, come sembra evidente, occorrerà evitare che casi analoghi si ripetano in futuro. Emma Bonino ha il diritto e il dovere di pretendere che il ministero degli Esteri sia informato e consultato ogniqualvolta una vicenda è destinata ad avere ricadute sui rapporti internazionali del Paese.
Il secondo obiettivo è quello di fare comprendere al governo kazako che il suo ambasciatore a Roma non è più «persona grata» e che diverrebbe, se continuasse ad occupare la sua posizione, un ostacolo alla ricostruzione dei rapporti fra i due Stati. Non è necessario attendere le spiegazioni del Kazakistan.
Il fatto che l'ambasciatore Yelemessov non abbia risposto alla convocazione di Emma Bonino dimostra implicitamente che non avrebbe saputo come rispondere alle sue domande e che è diventato un interlocutore inutile. Forse basterà fare sapere ai kazaki che il suo ritorno a Roma, in queste circostanze, sarebbe, oltre che sgradito, controproducente. Per lui le porte degli uffici ministeriali italiani resterebbero chiuse.
Il terzo obiettivo è il più importante e il più delicato. Occorre che l'Italia si comporti in questa vicenda come l'avvocato difensore di Alma Shalabayeva. Siamo stati raggirati, abbiamo subito danni morali, abbiamo tutti i titoli necessari per agire nell'interesse della persona frettolosamente deportata e di noi stessi. Non sappiamo se il governo italiano riuscirà ad ottenere il suo ritorno a Roma in tempi brevi.
Ma dovrà fare comprendere che i modi di questa sconcertante vicenda gli hanno conferito l'obbligo di esigere informazioni e di chiedere insistentemente che la moglie di Mukhtar Ablyazov sia libera di muoversi all'interno del suo Paese e al di là delle sue frontiere. Per Emma Bonino questo è un esame di passaggio, ma anche una buona occasione. Se tratterà la questione con fermezza, dimostrerà che la difesa dei diritti umani e dell'interesse nazionale sono in questo caso la stessa cosa.
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