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Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Un vertice a Milano, con Davide Casaleggio e il direttorio, tra giovedì e venerdì.
Potrebbe essere presa lì la decisione finale sulla sorte di Federico Pizzarotti. Conta poco quel che il sindaco di Parma sta scrivendo nelle controdeduzioni che - al massimo domenica - invierà allo staff. E che annuncerà pubblicamente con una conferenza stampa.
Qualunque cosa scriva il suo legale, a qualunque principio si appelli, la scelta di metterlo fuori dal Movimento è una scelta politica. E le uniche cose che verranno valutate saranno le ripercussioni che potranno esserci negli altri comuni amministrati e soprattutto in quelli - importanti - che vanno al voto.
Le cose da mettere a punto sono molte: la chiusura della campagna elettorale (Beppe Grillo sarà a Roma con Virginia Raggi), il crowdfunding per la neonata associazione Rousseau, quello per le singole campagne (proprio ieri la candidata romana ha lanciato con un video la raccolta fondi sul suo sito: «I nostri lobbisti siete voi, dateci una mano »).
Nonostante le richieste di ricucitura che arrivano dalla base e da alcuni sindaci, infatti, i passi che si fanno - tra direttorio e Movimento di Parma - sono passi che allontanano. Davanti a ogni telecamera che incontrano, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico sferzano Federico Pizzarotti con parole sempre più dure: «Chi non rispetta le regole è fuori dal Movimento», ha ripetuto il vicepresidente della Camera a Firenze.
i whatsapp di pizzarotti a di maio
Mentre i suoi fedelissimi facevano sapere che un' assemblea congiunta sul tema, in Parlamento, non si farà mai. Nonostante le richieste di deputati e senatori. «Come al solito non sono io che mi sottraggo al dialogo ribatte Pizzarotti prima di partire per Corfù, dove aveva impegni istituzionali già fissati chi ha deciso che l' assemblea non fosse un buon modo per chiarirsi? Chi intralcia il dialogo? ».
Torna a pensare alla sua città, il sindaco.
Soprattutto, a blindare la sua giunta. I numeri in consiglio comunale li considera sicuri: «Sono tranquillo perché questo è un percorso che abbiamo fatto insieme», dice il capogruppo, e braccio destro, Marco Bosi. «Ho parlato con tutti, siamo un gruppo unito, lo eravamo ancor prima di diventare amministratori ». Anche se vi dovessero espellere tutti? «Sì, il valore del nostro lavoro non può cancellarlo nessuno». Anche un passaggio del genere, dovrà essere deciso a Milano.
«Penso che Pizzarotti non debba essere messo fuori - diceva il sindaco di Civitavecchia Antonio Cozzolino ieri ad Agorà - e non perché ho paura che possa accadere anche a me, ma perché è un bravo amministratore, non dovremmo perdere un patrimonio di conoscenza come il suo. Sono sicuro che parlandosi di persona si possa arrivare a una ricucitura senza eccessivi drammi. Con un po' di buona volontà da una parte e dall' altra la risolviamo di sicuro».
luigi di maio alessandro di battista roberto fico
È il pensiero di molti amministratori e consiglieri, sebbene non tutti abbiano il coraggio di esplicitarlo. Dai segnali, però, non è quel che sta per accadere. Tanto che, a Parma confermano che si fa sempre più probabile l' ipotesi di un ricorso alla magistratura quando arriverà l' espulsione definitiva, una causa nella quale verranno usate le stesse motivazioni che si stanno preparando per lo staff.
«L' unico che può decidere della sospensione di Pizzarotti, di qualunque sindaco o portavoce del M5S è il garante, che è Beppe Grillo, non c' è votazione», ha ribadito ieri a Piazzapulita Roberto Fico. «Grillo si può consultare con chi vuole - ha spiegato l' esponente del direttorio riguardo a un intervento di Davide Casaleggio - ma la decisione finale spetta a lui». Questa la nuova versione (un tempo per i parlamentari c' erano le assemblee e le votazioni sul blog). Domani, chissà.
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