
DAGOREPORT - A 53 GIORNI DAL RINNOVO DELLA GOVERNANCE DI GENERALI, A CHE PUNTO È IL RISIKO…
1 - BELGIO: MEDIA, MEMBRI CELLULA JIHAD DI ORIGINE CECENA
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(ANSA) - Erano di origine cecena i membri della cellula di presunti jihadisti neutralizzata ieri sera dalle forze speciali belghe a Verviers. Lo riporta l'emittente belga Rtl.
2 - «STUDIAVANO UN ATTACCO IN GRANDE STILE» SCONTRO POLIZIA-JIHADISTI, PAURA IN BELGIO
Luigi Offeddu per il “Corriere della Sera”
«Operazione vendetta», così si doveva chiamare: un attacco massiccio e coordinato del terrorismo islamico contro 7 Paesi europei più lo Yemen, appunto la «vendetta» contro la strage di Parigi. Un nuovo 11 settembre, riservato a metà dell’Unione Europea. Attentati «gravi, imminenti», teme la magistratura belga.
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Ma è stato prevenuto, o meglio fermato a metà dalla polizia federale: due terroristi appena tornati dalla Siria sono stati uccisi, uno arrestato, una decina di altre persone ferite, e il Belgio intrappolato in una sera e in una notte di caos e di paura. Fra le vittime, nessun civile e nessun agente della polizia o delle forze speciali antiterrorismo.
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Sparatorie ed esplosioni isolate, posti di blocco, inseguimenti in diversi sobborghi a maggioranza musulmana di Bruxelles e di altre città vicine, perfino non lontano dall’aeroporto intercontinentale di Zaventem.
Una serie di intercettazioni negli ultimi giorni ha consentito che il piano venisse sventato ma l’operazione sarebbe ancora in corso. Tanto è vero che a tarda notte giunge la notizia di altre sparatorie in corso in due cittadine vicine a Liegi: ufficialmente non si tratterebbe di episodi collegati a quelli precedenti, ma l’allarme resta alto.
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I fatti. A Verviers, cittadina francofona non lontano da Liegi, fin da lunedì una casa è sotto controllo. Dentro vi sono tre uomini appena tornati dalla Siria, forse coloro che hanno fornito a Coulibaly, il killer di Francia, le armi per la strage alla sede di Charlie. Ieri pomeriggio, i tre uomini vengono stanati. Dieci minuti di sparatoria furiosa con i kalashnikov: «Sparavano anche da terra, feriti, con il Kalashnikov sotto la pancia», dirà un testimone. Due esplosioni, le strade che si svuotano, la Stazione Centrale pure sotto assedio. Alla fine, i due tornati dalla Siria sono solo dei corpi inanimati.
Alla stessa ora, tensione alle stelle anche nei quartieri musulmani di Bruxelles: a Moleenbek, Schaerbek, Anderlecht (dove sarà trovata una carica esplosiva dentro una pala meccanica). Controlli e perquisizioni ovunque, anche nella periferia fiamminga di Vilvoord si sente sparare.
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Tensione altissima a Bruxelles, nel rione ad alta densità di musulmani, a pochi passi dalla Commissione europea: le istituzioni Ue non sono il bersaglio dell’attacco, ma qui abitano pure molti arabi impauriti dalle raffiche di perquisizioni improvvise. E non si può escludere comunque la presenza di un’altra cellula nascosta.
Ed è allarme pieno anche ad Anversa, principale porto del Belgio e sede di un’antica e folta comunità ebraica. Ma anche nelle città francesi di Lille e Strasburgo, intorno al Parlamento europeo, alla grande moschea, alla sinagoga.
La polizia esclude per ora uno stretto collegamento operativo fra i fatti di Parigi e quelli del Belgio. Ma certo non un collegamento ideologico, religioso, comunque ispirato dal fanatismo. Il passato attentato al museo ebraico di Bruxelles, compiuto da un sicario venuto dalla Francia, autorizza a pensare a un’organizzazione internazionale comunque ben ramificata.
«Chi ha sparato oggi non erano ragazzini fanatici senza esperienza, ma una cellula dotata anche di armi da guerra, con buona conoscenza dei luoghi, con tempi e ordini precisi», dicono le fonti della magistratura. L’obiettivo erano probabilmente le stesse forze di polizia «complici» di quelle che hanno ucciso gli altri terroristi a Parigi.
Oggi è venerdì, giorno della grande preghiera in tutte le moschee. Le sinagoghe sono presidiate in forze, e così anche le cattedrali del Belgio e della Francia. Perché il Belgio, la Francia, l’Europa trattengono il fiato, e non riescono a dimenticare l’ombra di un nuovo 11 settembre al di là dell’Atlantico.
3 - ARMI E SOLDI, I LEGAMI INSOSPETTABILI DI COULIBALY
Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
I lupi solitari stanno diventando un branco. Prima uno, poi due, poi tre complici, fino alla scoperta tardiva dei finanziamenti ricevuti dai fratelli Kouachi, e dei viaggi di Amedy Coulibaly. La tesi riduttiva del gruppo di amici ormai non tiene più, e neppure quella della cellula domestica. Le complicità e le connivenze ci sono state anche all’estero, come potrebbe dimostrare l’operazione antiterrorismo di ieri in Belgio, che ha colpito una delle numerose filiere jihadiste di quel Paese, specializzata nella rivendita di armi a estremisti islamici e criminali comuni.
A seguire i kalashnikov e le pistole Tokarev delle stragi di Parigi si arriva dritti in Belgio. Negli ultimi tempi Coulibaly era venuto a contatto con Neetin Karasular, un uomo residente a Charleroi al quale stava cercando di vendere un’auto di proprietà della moglie, Hayat Boummeddiene, fuggita da Parigi con tappe a Madrid, dove avrebbe trascorso il Capodanno in compagnia del marito, a Istanbul, fino al passaggio della frontiere siriana lo scorso 8 gennaio.
Sapevano che non si sarebbero mai più rivisti, questo appare chiaro. Lui è tornato indietro. La donna è stata invece accompagnata nel tratto finale del suo viaggio da Mehdi Beloucine, fratello del capo di una rete di aspiranti combattenti in Afghanistan che aveva messo radici nella Francia dell’Est e in Belgio.
Dopo il massacro all’Hyper-market di port de Vincennes, Karasular si è presentato all’antiterrorismo di Bruxelles. L’uomo, che ha all’attivo un paio di condanne per traffico d’armi, ha raccontato di come avesse truffato Coulibaly, prendendo in consegna l’auto senza dargli in cambio l’intera cifra che lui chiedeva e promettendogli futuri guadagni da una ulteriore vendita.
amedy coulibaly raid al negozio kosher
Le perquisizioni nel suo appartamento hanno confermato la trattativa ma ne hanno fatto emergere una anche su armi e munizioni, di calibro non comune e corrispondente alla Tokarev usata nella drogheria kasher, che forse avrebbero dovuto essere, o sono state, la contropartita per l’auto. Se così fosse, il comportamento quasi auto-accusatorio di Karasular è davvero strano. Forse l’uomo ha fatto soltanto da mediatore tra il futuro stragista francese e i veri trafficanti che gli hanno rivenduto le armi.
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Coulibaly sarebbe andato a Charleroi almeno tre volte. Le prime due a novembre, l’ultima poco prima di Natale. Karasular si è tenuto la vecchia auto della moglie, mentre gli investigatori francesi sono ancora alla ricerca della Mini Cooper, sempre intestata ad Hayat Boumeddiene, che ha portato il terzo assassino di Parigi davanti alla drogheria ebraica. Quel che ancora non è chiaro è chi davvero abbia rifornito d’armi i fratelli Kouachi e Coulibaly. La tesi dell’acquisto fatto nei dintorni della Gare du midi, una delle stazioni di Bruxelles, non regge molto, per via della quantità del materiale. Anche in Belgio c’è qualcuno che sapeva quel che sarebbe successo.
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