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Mario Giordano per “Libero Quotidiano”
Aiuto, qui affogano i compagni. Qualcuno affoga nell’acqua del Seveso, come il sindaco di Milano Pisapia.
Qualcuno affoga nei cumuli di immondizia, come il sindaco di Roma Marino.E qualcuno affoga negli scandali, come il governatore dell’Emilia Errani. Sommersi tutti e tre da un mare di guai, da un’onda che puzza,dallo schifo montante, travolti da quella inondazione incontrollata di liquidi e solidi che non hanno saputo gestire.
Alla faccia della buona amministrazione, del buon governo, della sinistra regina degli enti locali. Della passata e gloriosa fama, alla fine di una giornata come quella di ieri, resta davvero poco: qualche maceria per le strade, scarti maleodoranti di fango, monnezza e falsità ideologica.
Tre rimasugli diversi dello stesso disastroso sprofondamento. Il compagno Pisapia, sindaco di Milano, alle sette di ieri sera ha chiesto scusa ai cittadini. Meglio tardi che mai, certo: ma può bastare?
Questa è la città che dovrebbe ospitare l’Expo, proprio ieri erano in visita i ministri degli Interni e della Giustizia europei per fare le prove generali della manifestazione. Chissà che cosa avranno pensato di noi: prima credevano che annegassimo metaforicamente nelle tangenti, adesso invece hanno scoperto che anneghiamo anche realmente nella melma.
Un bel passo avanti. Ma come si può pensare di organizzare un’esposizione universale se non si riescono a organizzare i tombini di viale Zara? Dice Pisapia che non l’avevano avvertito. Accidenti, che dovevano mandargli? Un messaggero celeste? L’arcangelo Gabriele? Il fantasma di Bernacca? La fanfara dei bersaglieri? Che cosa ci voleva per svegliarlo dal suo torpore? Per fargli capire che quella pioggia, prevista da tutti i meteo del mondo, avrebbe potuto provocare danni?
Il compagno Pisapia s’è fatto sorprendere dal Seveso. Pensate un po’: sono quarant’anni che il Seveso esce dagli argini quando piove. Ma lui non ci aveva pensato. Era distratto.E pensare che quando non era sindaco, di fronte alle esondazioni di Seveso e Lambro, tuonava più di quanto tuona il cielo di questa strana estate: «È inaccettabile », diceva, e parlava di «inefficienza che non ha più giustificazioni»,di «politica miope » incapace di«prendere i necessari provvedimenti di cui si parla da anni», di «disfatta della giunta».
E concludeva: «È intollerabile che si giunga a situazione come quelle di stanotte dopo una giornata e mezza di pioggia. Forse sarebbe il caso che i responsabili di simili disastri si dimettessero».Questo è quello che diceva nel 2010. Ieri sera no. Ieri sera non ha parlato dei «necessari provvedimenti di cui si parla da anni» e neppure di «disfatta della giunta ».
Ieri sera non hadetto che è «intollerabile », «inaccettabile», etc e soprattutto non ha dato le dimissioni, anche se la pioggia è durata molto meno di una giornata e mezzo. Sono bastate poche ore per mandare Milano in tilt. E allora come mai, compagno Pisapia, non ritiene più necessarie le dimissioni? Ha all’improvviso cambiato idea? Oppure sta affondando, oltre che nell’acqua e nella vergogna, pure un po’ nell’amnesia?
Il compagno Marino sta invece affondando nell’immondizia. Lui con l’acqua ha già dato. Ricordate? Bastarono un paio di acquazzoni per far diventare Roma un surrogato di Venezia, con le vie trasformate in canali e la Laguna attorno al Colosseo. Il sindaco della Capitale si guadagnò allora il nome indimenticabile di Sotto-Marino, su cui si scatenò l’ironia del web.Ora le precipitazioni meteo sembrano voler risparmiare la città, e allora lui pensa bene di farla sommergere di rifiuti.
Non male per quella che doveva diventare (così promise in campagna elettorale) la «guida morale dell’Italia».D’altra parte il povero Ignazio è diventato una specie di Paolino Paperino, sfortunato personaggio dei fumetti: non ne azzecca una nemmeno per sbaglio.Buchi in bilancio, buche nelle strade, assessori che si dimettono, gaffe sugli stipendi, gaffe sui gay, gaffe sul calcio, l’hanno trasformato in un pupazzetto ottimo per il tiro al bersaglio.
Soprattutto da parte dei suoi amici del Pd che hanno già fatto partire la gara per chi dovrà sostituirlo (Bianca Berlinguer?) e dunque non vedono l’ora di vederlo definitivamente affondare. Il compagno Errani, invece, il Pd non vorrebbe vederlo affondare. Il governatore dell’Emilia è stato condannato a un anno per falso ideologico nell’inchiesta giudiziaria sui soldi alle coop, in particolare sui finanziamenti finiti alla cooperativa del fratello. Lui si è dimesso,ma è subito partita una corsa al«ripensaci» che potrebbe perfino sembrare commovente se non fosse sospetta.
La segreteria del Pd ha emesso una nota ufficiale per invitarlo a riconsiderare la posizione, il presidente dell’assemblea del PdMatteoOrfini è andato a ruota, Renzi gli ha telefonato per esprimergli vicinanza, e dietro tutti gli altri a dire che Errani è bravo, Errani è onesto, Errani si dimostrerà innocente, siamo solidali con lui, e poi in fondo che sarà mai il falso ideologico? «Il falso ideologico non è un reato infamante »,proclama per esempio il governatore della Toscana, il Pd Rossi. Ancora un po’ e, pur di giustificare il compagno condannato, arrivano a dire che il falso ideologico è roba da premio bontà, unamateria da insegnare alle scuole medie insieme all’educazione civica. Ma perché tanta premura?
Soprattutto: perché il sindaco di Venezia Orsoni per un finanziamento illecito lo scaricano subito,mentre il governatore dell’Emilia Errani per un falsoideologico lo proteggono tutti? Non diceva Renzi: chi sbaglia paga? E allora perché Orsoni se sbaglia paga davvero e si dimette, e Errani invece non dovrebbe pagare con le dimissioni?PerchéaOrsoni subito un calcio nel sedere e a Erranisubito la solidarietà?
Non sarà perché Orsoni, poveretto, era estraneo al potere vero del Pd,mentre Errani ci sta proprio nel cuore, fra Emilia e coop? Del resto, si sa: la sinistra è fatta così: anche nei giorni peggiori, cerca di salvare i valori che contano davvero. La buona amministrazione? Il buon governo? Macché: i valorieconomici.Perché, un affondamento dopo l’altro, i compagni possono anche toccare il fondo.Ma guai a toccargli i fondi.
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