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“L’EUROPA NON CONQUISTA TERRITORI MA ATTRAE COSCIENZE” – ETTORE SEQUI: “L’UE RESTA FRAGILE E FRAMMENTATA. CULTURE STRATEGICHE DIVERGENTI E POLARIZZAZIONE POLITICA IMPEDISCONO UNA VISIONE COMUNE. L'UNANIMITÀ NELLE DECISIONI CRUCIALI LA PARALIZZA E LA RIDUCE A SPETTATRICE. MA SE È COSÌ ESITANTE E DIVISA, PERCHÉ LA RUSSIA LA COLPISCE CON UNA GUERRA IBRIDA COSTANTE? RAPPRESENTA PER PUTIN UNA MINACCIA PER LA FORZA DEL SUO MODELLO. STATO DI DIRITTO, LIBERTÀ DI ESPRESSIONE, LOTTA ALLA CORRUZIONE. È CIÒ CHE SPAVENTA IL CREMLINO: SE L'UCRAINA RESTASSE ANCORATA A QUESTO MODELLO, IL VIRUS DEMOCRATICO EUROPEO SOPRAVVIVEREBBE ALLE BOMBE…”
Estratto dell’articolo di Ettore Sequi per “La Stampa”
[…] La prima dimensione del vuoto europeo è finanziaria. Si discute se usare i beni sovrani russi congelati - circa 140 miliardi di euro, in gran parte presso Euroclear a Bruxelles - come garanzia per un prestito all'Ucraina. I fondi diventerebbero collaterale di un'emissione europea a favore di Kiev, compensando la fine del sostegno americano.
Si tratterebbe di rompere il tabù dell'immunità sovrana, ricorrendo alla dottrina delle contromisure collettive contro una violazione grave dell'ordine internazionale. Alcuni Stati membri si oppongono, temendo ritorsioni, contenziosi, effetti sull'euro, ma l'alternativa è la paralisi, mentre Washington si ritira e Putin trasforma la guerra in leva negoziale.
La seconda dimensione è la sicurezza. Mentre avanza nel Donbass, Mosca conduce una guerra parallela contro l'Europa e le opinioni pubbliche europee. Droni sugli aeroporti, sconfinamenti aerei, allarmi falsi, cyberattacchi, propaganda energetica e minacce nucleari mirano a corrodere la fiducia collettiva.
È una guerra di logoramento psicologico: spaventare per dividere, dividere per indebolire. L'Europa risponde con dichiarazioni, piani di resilienza, ma senza un meccanismo unitario. Serve una catena decisionale che, entro poche ore da un'azione ibrida, assuma decisioni politiche: sanzioni, fondo di compensazione, comunicazione comune. Finché non esisterà questa architettura, Mosca colpirà dove siamo disallineati.
vladimir putin e donald trump - meme by 50 sfumature di cattiveria
La terza dimensione è la deterrenza. Gli Stati Uniti spostano il baricentro strategico verso il Pacifico. In Europa saranno presenti, non supplenti.
L'Europa deve quindi passare dalla dipendenza alla responsabilità, creando un sistema di garanzie di sicurezza per l'Ucraina sostenuto possibilmente da una copertura americana.
Non si tratta di replicare la Nato ma di rafforzare la credibilità strategica dell'Unione: bilanci pluriennali, cooperazione industriale, pianificazione congiunta. La sicurezza europea si separa progressivamente da quella americana. La protezione incondizionata è finita, serve un'architettura autonoma e complementare.
Su questo sfondo, la dialettica nucleare si riaccende. Alla minaccia di forniture missilistiche occidentali a lungo raggio per Kiev, Mosca ha risposto testando i vettori a propulsione nucleare Burevestnik e il drone marino Poseidon. Trump ha evocato la ripresa dei test atomici e il Cremlino ha reagito in modo simmetrico.
È anche un modo per ricordare all'Europa la sua impotenza militare e la sua dipendenza strategica. Ma è forse il preludio a un nuovo scambio globale, che nel "pacchetto Ucraina" includa la revisione del trattato New Start, ultimo accordo bilaterale Usa-Russia, in scadenza nel febbraio 2026.
ettore francesco sequi foto di bacco
Di fronte a queste sfide, l'Europa resta fragile e frammentata. Culture strategiche divergenti e polarizzazione politica impediscono una visione comune. L'unanimità nelle decisioni cruciali la paralizza e la riduce a spettatrice.
Per superare l'unanimità serve una nuova logica, la formula "27–X+Y", che disegna cerchi concentrici di volontà e capacità.
I ventisette restano la base politica; "X" indica chi si chiama fuori, "Y" i partner esterni - Regno Unito, Norvegia, Canada - che scelgono di aderire. È un modello pragmatico: chi vuole agire, agisce; chi non può o non vuole, non blocca gli altri. È l'approccio dei "Volenterosi", che ha già prodotto euro e Schengen.
ursula von der leyen volodymyr zelensky
Ma se l'Europa è così esitante e divisa, perché la Russia la colpisce con una guerra ibrida costante e un'aspra retorica d'odio? Perché, nella sua apparente debolezza militare, rappresenta per Putin una minaccia: non per la forza d'urto, ma per la forza del suo modello.
L'Europa, fondata sui criteri di Copenaghen, Stato di diritto, libertà di espressione, lotta alla corruzione, è l'antitesi della autocrazia russa. Non conquista territori ma attrae coscienze. È ciò che spaventa il Cremlino: se l'Ucraina restasse ancorata a questo modello, il virus democratico europeo sopravviverebbe alle bombe.
Anche Trump diffida dell'Europa , e probabilmente la disprezza, e tende a dividerla. Sostenendo Kiev, l'Unione diventa ostacolo a un accordo punitivo e modello valoriale scomodo. La Russia ci attacca per ciò che possiamo diventare militarmente e per ciò che rappresentiamo politicamente. Ogni offensiva, ogni disinformazione, ogni minaccia è il riflesso di questa paura. La risposta deve essere lucida: affermare con i fatti il diritto di essere ai tavoli dove si decide. O l'Europa diventa potenza politica, o resterà un mercato circondato da imperi.
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