EURO-BADANTI - C’ERANO DUE ‘SGRADITI’ NELLA COMMISSIONE JUNCKER: L’ITALIANA MOGHERINI (TROPPO INADEGUATA) E IL FRANCESE MOSCOVICI (TROPPO ANTI-RIGORE). E JUNCKER LI HA NEUTRALIZZATI AFFIANCANDOGLI NON DUE, MA TRE SUPER-COMMISSARI

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Andrea Bonanni per “La Repubblica

 

jean claude junckerjean claude juncker

Nove donne e diciannove uomini. Quindici tra democristiani e conservatori, otto socialisti e cinque liberali. Sette vicepresidenti con l’incarico di coordinare i commissari dei rispettivi settori. Ma soprattutto un “primo vice-presidente”, il socialista olandese Frans Timmermans, che sarà di fatto il numero due del collegio, vicario del presidente Juncker con accesso a tutti i dossier e a tutte le direzioni generali: un ruolo che finora non esisteva .

 

federica mogherinifederica mogherini

Questa, in pillole, sarà la nuova Commissione, presentata ieri da Jean-Claude Juncker che ha illustrato l’assegnazione dei portafogli a ciascun commissario. Le novità, almeno sulla carta, sono molte. A cominciare proprio dal ruolo inedito del primo vice-presidente che potrebbe potenzialmente togliere spazio politico a Federica Mogherini diventando di fatto l’interlocutore dei socialisti in seno al collegio e relegando la vicepresidente italiana al terzo posto nella gerarchia della Commissione.

 

Non si tratta però di una mossa tesa a colpire volutamente la rappresentante italiana. Fin dai tempi in cui era candidato, Juncker aveva dichiarato che avrebbe fatto il presidente della Commissione solo a condizione di avere un vice operativo, perché non si sentiva fisicamente in grado di sostenere da solo la faticosa macchina della burocrazia comunitaria. Per quel ruolo vicario, in un primo momento, si era anche fatto il nome del suo rivale Martin Schulz, che però la Merkel non ha voluto nominare e che è stato eletto presidente del Parlamento europeo.

 

Pierre Moscovici and Marie Charline Pacquot article A CAFA DC x Pierre Moscovici and Marie Charline Pacquot article A CAFA DC x

La scelta di Timmermans, socialista già ministro degli esteri olandese, appare dunque in larga misura scontata. Ma conferma comunque il ruolo più politico della nuova Commissione, in cui la dialettica tra esponenti dei vari partiti sarà un elemento chiave nel processo decisionale.

 

Da questo punto di vista è significativa l’assegnazione dell’importante portafoglio degli affari economici e finanziari al socialista francese Pierre Moscovici, paladino della crescita e della flessibilità. La nomina è stata a lungo al centro di un braccio di ferro tra “falchi” e “colombe” del rigore finanziario. Alla stessa poltrona ambiva l’ex premier finlandese Jyrki Katainen, un accanito rigorista che ora la occupa avendo sostituito il commissario Olli Rehn. Katainen, che sarà uno dei vice-presidenti, avrà supervisione su “crescita, investimenti e competitività”.

 

E dovrà condividere la supervisione sul portafoglio di Moscovici con un altro vicepresidente, l’ex premier lettone Valdis Dombrovskis, che avrà supervisione su “euro e dialogo sociale”. La sensazione, vista anche la statura politica di Moscovici, che è stato ministro dell’economia di Hollande, è che il francese risponderà delle sue decisioni direttamente a Juncker, che sulle questioni economiche e finanziarie è estremamente ferrato avendo presieduto per anni le riunioni dei ministri dell’economia dell’eurozona.

 

IL PRIMO MINISTRO FINLANDESE JYRKI KATAINEN IL PRIMO MINISTRO FINLANDESE JYRKI KATAINEN

Federica Mogherini, nominata dai capi di governo Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue, sarà un altro dei vice-presidenti e si è vista confermare tutte le responsabilità che già spettano al suo predecessore, Catherine Ashton. Nella lettera di missione inviatale da Juncker le si attribuisce il compito di coordinare «con altri vicepresidenti » il lavoro dei commissari che hanno compiti di relazioni esterne, in particolare il commissario al Commercio, la svedese Malmstrom, che dovrà gestire il delicatissimo negoziato sul trattato di libero scambio con gli Usa.

 

Nella tabella sinottica presentata ieri da Juncker, queste competenze non sono però elencate in dettaglio. Contrariamente alla Ashton, la Mogherini ha deciso di trasferire il proprio quartier generale nel palazzo Berlaymont dove lavorano tutti i commissari. Una scelta dettata dal desiderio di valorizzare il proprio ruolo di vice-presidente della Commissione oltre che di ministro degli esteri della Ue.

olli rehn olli rehn

 

Tra gli altri incarichi di rilievo, oltre alla nomina della Malmstrom al Commercio, c’è da registrare l’assegnazione del potentissimo portafoglio della Concorrenza alla danese Margrethe Vestager, già ministro dell’economia nel proprio Paese.

 

Due nomine infine non mancheranno di suscitare polemiche. La prima è la decisione di Juncker di attribuire il controllo sui servizi finanziari e sul mercato dei capitali al conservatore britannico Jonathan Hill, un euroscettico già leader del suo partito alla camera dei Lord. In realtà la nomina è un ramoscello di ulivo che Juncker tende a Cameron, che aveva lungamente messo il veto sulla sua nomina, anche nella speranza che questo ammorbidisca le posizioni britanniche nell’imminente negoziato per ridefinire i termini della partecipazione di Londra nella Ue.

 

Catherine AshtonCatherine Ashton

Altra nomina che ha fatto inarcare molti sopraccigli è quella dello spagnolo Miguel Arias Canete. Juncker ha deciso di riunire sotto un’unica direzione il portafoglio dell’energia e quello del clima, finora separati, che spesso in passato si erano dati battaglia da posizioni diametralmente opposte. Le organizzazioni ecologiste hanno già denunciato una volontà di “normalizzare” la politica europea dell’ambiente asservendola agli interessi dell’industria.

 

Ora il Parlamento europeo comincerà le audizioni individuali dei singoli commissari. Quello che rischia forse di più è l’ungherese Tibor Navraciscs, commissario a “educazione, cultura, giovani e cittadinanza”. Come ministro degli esteri del governo ultraconservatore di Viktor Orban, Navraciscs ha spesso dovute incrociare i ferri con Bruxelles difendendo le scelte autoritarie e illiberali del suo premier, soprattutto in materia di giustizia e diritti civili. Ora è probabile che il Parlamento lo chiamerà a renderne conto.