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C' è un filo che lega gli affari del «quartierino» invischiato nel petrolio lucano a Palazzo Chigi. Un filo rosso - non certo giudiziario, ma politico-imprenditoriale - che va dalla Maire Tecnimont a Matteo Renzi. La Tecnimont è la società che lavora a Tempa Rossa come contractor per Total. Quella dalla quale, si legge nelle carte dell' inchiesta di Potenza, il compagno dell' ex ministro Federica Guidi, Gianluca Gemelli, ottiene subappalti a società a lui riferibili per almeno 2,5 milioni di euro.
Della società nelle intercettazioni ci è finito - non indagato, ma perché chiacchierava con Gemelli - soprattutto il capo ufficio appalti, Franco Broggi. Ma in una telefonata tra la Guidi e il compagno, l' ex ministro fa un riferimento anche al presidente, il romano Fabrizio Di Amato, che voleva incontrarla per chiederle di «tutelare la Tecnimont quale società italiana» in un contenzioso sulla tempistica dei lavori con la Total. Sono le intercettazioni nelle quali Gemelli, che subodorava l' esistenza di un' inchiesta, temendo di essere intercettato manifesta insofferenza quando la compagna «affrontava l' argomento Tecnimont». Tanto da interromperla, in una successiva telefonata, dicendole «a me mi brucia l' orecchio col telefono».
Il presidente Tecnimont non era ovviamente uno sconosciuto per la Guidi. Che, in quanto ministro allo Sviluppo economico, aveva presenziato un anno fa alla firma di un accordo in Azerbaijan alla presenza di Di Amato, per poi - a novembre scorso - benedire la partecipazione della Maire Tecnimont a un progetto per la produzione di polimeri durante un incontro con il ministro dell' Industria omanita a Mascate. Ma Di Amato non è uno sconosciuto nemmeno per Matteo Renzi.
FABRIZIO DI AMATO ALLA LEOPOLDA
Il numero uno di Tecnimont, infatti, il 26 ottobre del 2014 era tra i relatori alla Leopolda (il video del suo intervento è sul canale Youtube del presidente del Consiglio). E cinque giorni prima della kermesse renziana, sempre Di Amato era tra gli imprenditori presenti a Villa Madama per la colazione offerta dal premier allo sceicco Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi. Tra i commensali, quel giorno, anche le ministre Guidi e Roberta Pinotti.
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