"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"
Non doveva essere poi così magico, questo cerchio, se per rompersi basta un pacchettino di assegni versati «per sostenere i costi della famiglia Bossi». Pranzi, cene, viaggi, alberghi, ristrutturazioni di ville, lungo l´asse gloriosa che unisce Montecarlo ai Castelli romani e i futuristi a Luigi Lusi passando per Scajola. «Difendiamo, proteggiamo e promuoviamo la famiglia» sparò a tutta pagina la Padania nel dicembre scorso.
Il quotidiano invitava i leghisti a inviare «le foto più belle dei vostri figli e del nucleo famigliare in cui vivete». In foto si vedeva un giovane Bossi in bicicletta con un Trota piccolissimo, riccioluto e un po´ sgomento sul seggiolino davanti. Pochissime foto arrivarono in realtà al giornale, tanto che presto la trepida campagna fu sospesa: segno che già allora la famiglia del Capo era vista con qualche sospetto.
Pure comprensibile: la stentata maturità , l´elezione facile, e magari la successione del Trota, che «ha il nostro progetto di libertà nel sangue» l´aveva presentato il suo amico e capogruppo Reguzzoni, tra l´altro genero dell´intramontabile Speroni, che a suo tempo aveva assunto l´altro figlio di Bossi a Strasburgo.
Il maggiore: Riccardone, celebrato corridore di rally sul quotidiano padano, comparso in foto con le modelle alle Maldive nei giorni degli sbarchi a Lampedusa, che a un certo punto s´era messo in testa di andare all´Isola dei famosi. E infine - che però non è la fine, dovendosi qui ricordare che anche un fratello di Bossi, grande appassionato di ciclismo, ebbe sia pure per poco il beneficio di un posto d´assistente a Strasburgo... E comunque per ora ci sarebbe ancora un altro figlio, Roberto Libertà , quello della candeggina, pure lui in odore di politica.
E allora viene in testa quella fatale noticina sul diario di Leo Longanesi (Parliamo dell´Elefante, Longanesi, 1983), in data 26 novembre 1945: «La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia». Sì, certo, vale anche per il drappo con la ruota solare o sole delle Alpi che dir si voglia. E pensare che quando Umberto e la Manuela vollero finalmente regolarizzare la loro unione davanti al sindaco di Milano Formentini, la cerimonia fu messa in vendita su videocassetta per la gioia dei militanti.
Che di lì a poco, in un congresso videro dei bambini giocare sul palco, ed erano sempre Renzo e Roberto: incarnazioni profetiche di un familismo che innestatosi sul ceppo pseudo-etnico e carismatico della Lega non poteva che degenerare in logiche tribali e ora, come si scopre, anche pidocchiose e patrimoniali. «Figli certi! Certi!» ringhiava il Senatùr nel 2001 contro i candidati del centrosinistra che avevano figli adottivi. Ah, la sacra famiglia!
Famiglia allargata, oltretutto, fino a comprendere nella sua cerchia figure come Rosi Mauro, sindacalista brindisina e lungochiomata, detta «la badante» per l´occhiuta passione con cui accudisce il leader malato - indimenticabile l´espressione atterrita dinanzi al rigatone che la Polverini gli infilava in bocca - e si è addirittura trasferita a vivere a Gemonio. Più altri intermittenti privilegiati: oltre al suddetto Reguzzoni, davvero molto rigido nel pensiero e nella parola, va menzionato il senatore Bricolo, molto attento ai Valori cristiani; e poi anche questo Belsito, che francamente lo risulta un po´ meno. Fino ad arrivare all´assessore lombarda Monica Rizzi, «Monica della Valcamonica», che ha ceduto il posto al Trota e gli ha fatto largo con sistemi non proprio ortodossi nella giungla leghista di Brescia e della bassa.
Questa bionda Monica, di cui sono stati messi in forse gli studi in psicologia, reca se non altro il merito di riportare a una qualche forma di magia un cerchio invero risultato piuttosto materialistico. à infatti legata a una vera maga, a sua volta in rapporti con gli extraterrestri, il che non le ha impedito di aprire un´agenzia investigativa intitolata al conte Cagliostro. E anche questi particolari sono forse da intendersi come la conferma che quando i poteri stanno per crollare, ecco che occultismi, spiritismi e altre diavolerie si prenotano un posto in prima fila.
Su di un piano più razionale il cerchio magico (l´espressione è di Bossi, 1995, però l´attribui al «mago» allora malefico Berlusconi) si spiega forse con il pessimismo, prima di tutto della Manuela, sul futuro della Lega e la salute del suo fondatore. In altre parole: il meglio è passato, occorre pensare al domani.
Ieri il senatore Torri ha detto, e anche giustamente dal suo punto di vista, che Bossi «ha dato la vita in senso fisico, materiale e morale per la libertà del Nord». Ciò che sta accadendo da qualche tempo ha tutta l´aria di una specie di risarcimento, o auto-risarcimento. Come sempre succede in questi casi, il confine tra le due entità è sfuggente, ma decisivo. E ancora di più quando a stabilirlo sono i carabinieri, la Guardia di Finanza e la magistratura.
UMBERTO BOSSI SUONA LA TROMBA jpegUMBERTO BOSSI MANUELA MARRONE E I FIGLI jpegUMBERTO BOSSI GIOCA CON I SUOI FIGLI jpegBOSSI E MARONI GIOCANO A DAMA jpegUMBERTO BOSSI CON MANUELA MARRONE jpegMARONI E UN GIOVANE RENZO BOSSI jpegMARONI E UN GIOVANE RENZO BOSSI jpeg
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