DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - UNA GUERRA NATA DALLE TROPPE BUGIE
Estratto dell’articolo di Barbara Spinelli per il “Fatto quotidiano”
[…] L'aggressione russa e l'assedio di Kiev: le motivazioni dell'aggressore, anche se smisurate, sono non solo ben ricostruibili ma da tempo potevano esser previste e anche sventate. […] Il disastro poteva forse essere evitato, se Stati Uniti e Unione europea non avessero dato costantemente prova di cecità, sordità, e di una immensa incapacità di autocritica e di memoria. È dall'11 febbraio 2007 che oltre i confini sempre più agguerriti dell'Est Europa l'incendio era annunciato.
AMBASCIATA RUSSA IN ITALIA RILANCIA L ARTICOLO DI BARBARA SPINELLI
Quel giorno Putin intervenne alla conferenza sulla sicurezza di Monaco e invitò gli occidentali a costruire un ordine mondiale più equo, sostituendo quello vigente ai tempi dell'Urss, del Patto di Varsavia e della Guerra fredda. L'allargamento a Est della Nato era divenuto il punto dolente per il Cremlino e lo era tanto più dopo la guerra in Jugoslavia: "Penso sia chiaro - così Putin - che l'espansione della Nato non ha alcuna relazione con la modernizzazione dell'Alleanza o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello della reciproca fiducia. E noi abbiamo diritto di chiedere: contro chi è intesa quest' espansione?
putin berlusconi bush pratica di mare
E cos' è successo alle assicurazioni dei nostri partner occidentali fatte dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno nemmeno le ricorda. Ma io voglio permettermi di ricordare a questo pubblico quello che fu detto. Gradirei citare il discorso del Segretario generale Nato, signor Wörner, a Bruxelles il 17 maggio 1990. Allora lui diceva: 'Il fatto che noi siamo pronti a non schierare un esercito della Nato fuori dal territorio tedesco offre all'Urss una stabile garanzia di sicurezza'. Dove sono queste garanzie?".
L ARTICOLO DI BARBARA SPINELLI SULLE RAGIONI RUSSE NELL INVASIONE DELL UCRAINA
Per capire meglio la sciagura ucraina, proviamo dunque a elencare alcuni punti difficilmente oppugnabili.
Primo: né Washington né la Nato né l'Europa sono minimamente intenzionate a rispondere alla guerra di Mosca con una guerra simmetrica. […]
Secondo punto: l'Occidente aveva i mezzi per capire in tempo che le promesse fatte dopo la riunificazione tedesca - nessun allargamento Nato a Est - erano vitali per Mosca. Nel '91 Bush sr. era addirittura contrario all'indipendenza ucraina.
L'impegno occidentale non fu scritto, ma i documenti desecretati nel 2017 (sito del National Security Archive) confermano che i leader occidentali - da Bush padre a Kohl, da Mitterrand alla Thatcher a Manfred Wörner Segretario generale Nato - furono espliciti con Gorbaciov, nel 1990: l'Alleanza non si sarebbe estesa a Est "nemmeno di un pollice" (assicurò il Segretario di Stato Baker). Nel '93 Clinton promise a Eltsin una "Partnership per la Pace" al posto dell'espansione Nato: altra parola data e non mantenuta.
Terzo punto: la promessa finì in un cassetto, e senza batter ciglio Clinton e Obama avviarono gli allargamenti. In pochi anni, tra il 2004 e il 2020, la Nato passò da 16 a 30 Paesi membri, schierando armamenti offensivi in Polonia, Romania e nei Paesi Baltici ai confini con la Russia (a quel tempo la Russia era in ginocchio economicamente e militarmente, ma possedeva pur sempre l'atomica). Nel vertice Nato del 2008 a Bucarest, gli Alleati dichiararono che Georgia e Ucraina sarebbero in futuro entrate nella Nato.
Non stupiamoci troppo se Putin, mescolando aggressività, risentimento e calcolo dei rischi, parla di "impero della menzogna". Se ricorda che le amministrazioni Usa non hanno mai accettato missili di Paesi potenzialmente avversi nel proprio vicinato (Cuba).
Quarto punto: sia gli Usa che gli europei sono stati del tutto incapaci di costruire un ordine internazionale diverso dal precedente, specie da quando alle superpotenze s' è aggiunta la Cina e si è acutizzata la questione Taiwan. Preconizzavano politiche multilaterali, ma disdegnavano l'essenziale, cioè un nuovo ordine multipolare. Il dopo Guerra fredda fu vissuto come una vittoria Usa e non come una comune vittoria dell'Ovest e dell'Est. La Storia era finita, il mondo era diventato capitalista, l'ordine era unipolare e gli Usa l'egemone unico. La hybris occidentale, la sua smoderatezza, è qui.
Il quinto punto concerne l'obbligo di rispetto dei confini internazionali, fondamentale nel secondo dopoguerra. Ma Putin non è stato il primo a violarlo. L'intervento Nato in favore degli albanesi del Kosovo lo violò per primo nel '99 (chi scrive approvò con poca lungimiranza l'intervento). Il ritiro dall'Afghanistan ha messo fine alla hybris e la nemesi era presagibile. Eravamo noi a dover neutralizzare l'Ucraina, e ancora potremmo farlo.
Noi a dover mettere in guardia contro la presenza di neonazisti nella rivoluzione arancione del 2014 (l'Ucraina è l'unico Paese europeo a includere una formazione neonazista nel proprio esercito regolare). Noi a dover vietare alla Lettonia - Paese membro dell'Ue - il maltrattamento delle minoranze russe.
Non abbiamo difeso e non difendiamo i diritti, come pretendiamo? Nel 2014, facilitando un putsch anti-russo e pro-Usa a Kiev, abbiamo fantasticato una rivoluzione solo per metà democratica. Riarmando il fronte Est dell'Ue foraggiamo le industrie degli armamenti ed evitiamo alla Nato la morte celebrale che alcuni hanno giustamente diagnosticato. Ammettere i nostri errori sarebbe un contributo non irrilevante alla pace che diciamo di volere.
2 - SPINELLI & C.: I TALEBANI LIBERALI LINCIANO CHI CRITICA USA E NATO
Estratto dell’articolo di Lorenzo Giarelli per il “Fatto quotidiano”
LE CRITICHE ALL ARTICOLO DI BARBARA SPINELLI SU RUSSIA E NATO
[…] Guai a formulare un'analisi sull'invasione russa che inviti a riflettere su come si è arrivati al conflitto, interpretando in maniera critica la gestione dei rapporti internazionali degli Stati Uniti e della Nato negli ultimi 30 anni (senza che questo, come capirebbe anche un bambino, significhi giustificare le bombe russe). Non si può, pena il processo per direttissima per il reato di sovranismo celebrato via social e giornali dai campioni liberali. Ne sa qualcosa la nostra Barbara Spinelli, che anche solo per storia personale mai nessuno si sarebbe sognato di accostare a simpatie putiniane. Fino a questo fine settimana.
[…] L'articolo elencava una serie di errori degli americani e dei loro alleati in politica estera, situazioni che hanno portato a isolare Putin senza intuire che un giorno il premier russo avrebbe potuto scegliere la via militare per una prova di forza.
Nulla che inneggi ai carri armati su Kiev. nulla che simpatizzi con gli attacchi al popolo ucraino. Eppure da due giorni i maître à penser del progressismo italiano insultano Spinelli e il Fatto, approfittando anche del pretesto che su Twitter l'Ambasciata russa abbia rilanciato l'analisi della Spinelli. Carlo Calenda, col consueto aplomb, provoca: "Si chiude il cerchio. Il Fatto - la sinistra massimalista - Salvini. Populisti e sovranisti. Sempre dalla parte sbagliata". Il renziano Marco Di Maio accusa noi e Barbara di "giustificare la guerra di Putin", Gianni Riotta - non si sa bene a che titolo - asserisce che "suo padre non sarebbe d'accordo", pretendendo di dare lezioni di coerenza alla nostra firma.
Dalla Rai, Giancarlo Loquenzi ironizza ("tutto torna, anche il retweet dell'ambasciata russa"), mentre Claudio Cerasa (Foglio) ci sbeffeggia e Emiliano Fittipaldi (Domani) critica le nostre prime pagine e sghignazza: "Ecco cosa ha rilanciato per la sua propaganda l'ambasciata russa". Il tutto, va da sé, senza che alcuno abbia risposto sul merito dell'articolo (che prima di tutto richiederebbe lo sforzo di essere letto).
Così come nessuno si sogna di rispondere a Sergio Romano, stimatissimo diplomatico e storica firma del Corriere, che da giorni ripete concetti simili a quelli scritti da Spinelli […] da Italia Viva se la sono presa pure con l'Anpi, rea di aver scritto - in un comunicato precedente all'invasione russa - che "l'allargamento della Nato a Est è stato vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia". […]
Marc Innaro ha parlato a Che Tempo che Fa: "Invidio molto le certezze granitiche di chi mi ha preceduto quando afferma di sapere che Putin vuole sradicare l'Ucraina dalla cartina del mondo, attaccare i Paesi Baltici e ricostituire l'Unione Sovietica. Io umilmente faccio un passo indietro e mi limito a dire che quando un giorno dovremo scrivere la storia di questi momenti drammatici, forse capiremo che avremmo potuto e dovuto fare di più e non trattare la Russia senza rispetto, considerandola un nemico.
Forse bisognava ragionare su una nuova architettura europea che inglobasse la Russia. Da quando è crollata l'Unione Sovietica, la Nato si è allargata di altri 14 Paesi, la Russia l'ha percepito come una minaccia. Cosa c'è di malvagio nell'immaginare per l'Ucraina uno status di neutralità?". Parole che hanno provocato il panico in studio, dove Fazio forse si è ricordato di quel che era successo la sera prima al Tg2 Post. […]
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