IL DESTINO DELL'UCRAINA SI DECIDE TRA WASHINGTON E MOSCA: LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È…
Tommaso Labate per "Pubblico"
C'è un foglietto di carta che, tra qualche giorno, potrebbe attrarre su di sé l'attenzione di tutta la politica italiana. Un foglietto che, finora, hanno visto in pochissimi. Un foglietto in cui, tra le altre cose, c'è scritto che in questo momento di emergenza per il Paese «l'unico punto di equilibrio è rappresentato dalla Presidenza della Repubblica».
E soprattutto che «l'elezione del nuovo presidente della Repubblica non potrà essere oggetto di trattative oblique e improprie». Un foglio di carta in cui è impresso nero su bianco che l'attuale inquilino del Quirinale, Giorgio Napolitano, s'è contraddistinto per la sua «personalità », per la sua «prudenza», per il suo «coraggio».
L'unica cosa che non c'è scritta, in questo foglietto, rimanda alle possibili intenzioni di chi lo sta già promuovendo. E a quello che potrebbe essere l'obiettivo degli esponenti del mondo politico e della cultura che, su quello stesso foglietto, hanno già avviato una raccolta di firme. E cioè l'inizio di un dibattito sull'ipotesi del «Napolitano bis».
Premessa. Il capo dello Stato l'ha manifestata più volte, soprattutto in privato ma anche in pubblico, la sua indisponibilità a inserirsi in qualsiasi discussione possa alimentare le voci di una sua permanenza al Quirinale dopo la fine del settennato. E l'intenzione di concludere la sua esperienza al Colle con l'avvento della primavera del 2013 sono sincere.
Tra l'altro sono stati proprio i suoi uomini, nelle ultime settimane, a far trapelare la ferma volontà di Napolitano di sciogliere le Camere - nel pieno rispetto della Costituzione - non prima della fine di febbraio. In modo che le elezioni politiche si svolgano non prima dell'inizio di aprile, ovviamente. E che sia il suo successore, e non lui stesso, a nominare il prossimo presidente del Consiglio.
Eppure quel foglietto di carta è venuto fuori lo stesso. Ed è stato partorito all'interno di un'area politico-culturale popolata da personalità che Napolitano lo conoscono benissimo. Da sempre. L'appello a preservare «l'elezione del prossimo presidente della Repubblica» da «trattative obblique e improprie» sarà lanciato tra qualche giorno da due delle riviste principali del panorama culturale della sinistra italiana. E cioè da «Mondoperaio», direttore Luigi Covatta. E da «Reset», fondato e a tutt'oggi diretto da Giancarlo Bosetti.
«In questo momento non posso dire nulla», conferma Covatta rispondendo a «Pubblico». «Soprattutto perché, come immagina, si tratta di una questione molto delicata», aggiunge il direttore di «Mondoperaio». Che, prima di chiudere la conversazione, aggiunge soltanto un dettaglio: «Le posso soltanto dire che quest'appello lo stiamo sottoponendo ad alcuni politici e intellettuali che stanno soprattutto nel centrosinistra. Ma anche, in qualche caso, nel centrodestra».
Impossibile sapere di più. Ma, stando a quando risulta a «Pubblico», il testo dell'appello - prima di arrivare all'ultima e decisiva versione - è stato oggetto di una grande opera di mediazione. Che va avanti da almeno una settimana. Al documento hanno lavorato, tra gli altri, i senatori del Pd Enrico Morando e Giorgio Tonini, due dei più strenui difensori dell'«agenda Monti».
E alla stesura del testo hanno dato un loro contributo anche gli esponenti del «gruppo dei quindici» democrat che a luglio, dalle colonne del «Corriere della Sera», chiesero al Pd di continuare il lavoro avviato dai Professori «nella prossima legislatura»: da Claudia Mancina a Magda Negri, passando per il giuslavorista Pietro Ichino.
Rino Formica fu il primo, un anno e mezzo fa , a scriverlo senza giri di parole sul «Riformista» diretto da Emanuele Macaluso. «Se in questo biennio non si ritrova una soluzione di pacificazione istituzionale», annotò l'ex ministro socialista, «occorre prevedere sin da oggi la rielezione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano».
Difficile stabilire se l'avvento del governo Monti, voluto dal Quirinale, abbia certificato oltre ragionevole dubbio l'esistenza della «pacificazione istituzionale». Ovviamente, tra un «sì» e un «no», è forse più la seconda che la prima. «Certo», dice Formica a «Pubblico», «da allora a oggi sembra passata una vita.
E l'operazione di Napolitano che ha portato al governo Monti è ancora sub judice. Certo, un dibattito sulla rielezione dell'attuale capo dello Stato, che a mio avviso rimane l'uomo migliore per quel ruolo, non può essere fatto senza il suo assenso». Ma la raccolta delle firme, quella sì. Partirà lo stesso.
GIORGIO NAPOLITANO Giorgio Napolitano da giovaneGIORGIO NAPOLITANOGIANCARLO BOSETTI EMMA BONINO - COPYRIGHT PIZZIQUIRINALE jpeg luigi covattaENRICO MORANDO
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