FERRARA INTRAVAGLIATO - “NON CONTENTO DI AVER MESSO IN FUGA MILIONI DI TELESPETTATORI GIULIANO ESTIQUAATSI TENTA DI DECIMARE LE VENDITE DEL CORRIERE: IN UN’INTERVISTA DI UN’INTERA PAGINA HA PROPOSTO 30 ANNI PER CHI PUBBLICA INTERCETTAZIONI ILLEGALI COME QUELLA CHE PUBBLICÒ LUI IL 20 SETTEMBRE ’97 - OGGI SAREBBE AL GABBIO E TERREBBE LA RUBRICA ‘QUI RADIO REBIBBIA’. DATO L’AFFOLLAMENTO CARCERI, FAREBBE ALMENO UN PO’ DI SHARE”...

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1- FERRARA INTRAVAGLIATO
Marco Travaglio per il "Fatto quotidiano"

Giuliano Ferrara, il più noto sfollagente della televisione italiana, sta per traslocare col suo samizdat Qui Radio Londra all'ora del dopopranzo, quando di solito, sopraffatto dai supplì, riposa. Nell'attesa, non contento di aver messo in fuga milioni di telespettatori di Rai1 e migliaia di lettori del Foglio (1800 copie vendute), tenta di decimare pure le vendite del Corriere, che s'era appena riavuto da una brutta crisi, con un'intervista di un'intera pagina.

Il titolo è in linea con l'ultima metamorfosi del nostro eroe, che parla come un caporale di giornata, una signorina Rottermaier, una signora-Luisa-che-cominciapresto-finisce-presto-e-non-pulisce-mai-il-water. Sempre coi verbi all'imperativo: "Tremonti si sottometta o se ne vada" (intanto sul Foglio intima: "Ai democristiani inquieti: scegliete da che parte stare, stateci e occupatevi di cose serie"). L'effetto degli ordini è ovviamente nullo, visto che non gli dà retta nessuno: un po' come accade al Grande Capo Estiqaatsi. Però lui insiste. "Quel signore che si chiama Berlusconi sta per essere ghigliottinato sulla pubblica piazza", rivela Giuliano l'Aprostata tutto sudato.

E "se tagliano la testa al Cavaliere arriva la Repubblica dei mediocri". C'è persino il rischio di perdere Gasparri, Gelmini, Frattini, Alfano e Giovanardi, per dire. Poi aggiunge che il governo stava facendo mirabilie quando, a tradimento, scattò il "circuito mediatico-giudiziario: si comincia da Casoria". Peccato che la festa per i 18 anni di Noemi con la giustizia c'entri come i cavoli a merenda, visto che nessun pm se n'è mai occupato: è emersa perché B. ci andò, punto. Seguono alcune spassose barzellette.

Il latitante Lavitola è "un lobbista, migliore dei suoi inquisitori". Uahahahahah. "Il vero B. è quello che vuole rompere i monopoli" (tipo Mediaset). Uahahahahah. "L'Italia è solida e può battersi per lo sviluppo. Altro che declino". Uahahahahah (in tutte le lingue). Ultimo foglio d'ordini di Giuliano Estiqaatsi: "Bavaglio? Trent'anni di galera gli darei io a quelli che pubblicano intercettazioni illegali, altroché!". È un vero peccato che nessuno gli dia retta. Perché i 30 anni di galera a chi pubblica intercettazioni illegali, cioè segrete, sono davvero interessanti.

Chissà che ne pensa Belpietro, che nel 2006 pubblicò sul Giornale l'intercettazione segreta Fassino-Consorte (per non parlare dei fratelli B., che la ricevettero in omaggio da uno che l'aveva rubata). Ferrara gli porterà le arance in cella. Anzi, lo raggiungerà nell'ora d'aria. Perché la legge Ferrara porterebbe in galera pure Ferrara. Il 20 settembre ‘97, dopo gli arresti di Necci e Pacini Battaglia a La Spezia, il Foglio rivela che il vero obiettivo dell'indagine è Di Pietro che avrebbe salvato Pacini da Mani pulite.

E riporta un'intercettazione segreta, dunque illegalmente pubblicata, del banchiere che dice: "Io sono uscito da Mani pulite solo perché ho pagato". Segue lunga campagna su un'altra intercettazione segreta, dunque illegalmente pubblicata: quella in cui Pacini dice che Di Pietro e Lucibello "mi hanno sbancato". Pacini dirà di aver detto "sbiancato". Ma soprattutto si scoprirà che, subito dopo aveva aggiunto: "Io a Di Pietro i soldi non glieli ho dati". Ma questo Ferrara non lo scrive (il Gico ha fatto il taglia e cuci).

Anzi allega al Foglio un libretto illegale con le intercettazioni segrete: "Di Pietro e i suoi cari. Come Il Foglio ha sbiancato Tonino". E definisce l'ex pm "scespiriana baldracca", "troia dagli occhi ferrigni", "protettore di biscazzieri", "megalomane golpista". È un vero peccato che la legge Ferrara non fosse già in vigore all'epoca. Perché oggi Ferrara sarebbe in galera e terrebbe una fortunata rubrica sul circuito chiuso del penitenziario, dal titolo "Qui Radio Rebibbia" che, visto il sovraffollamento delle carceri, riscuoterebbe finalmente un po' di share. Il programma, ben più afflittivo dell'isolamento, potrebbe essere adottato come pena accessoria per i delinquenti matricolati.

2- L'INTERVISTA DI FERRARA - "TREMONTI SI SOTTOMETTA O SE NE VADA
PER COLPA SUA SILVIO ORA È UN CATASTROFISTA" - "BERLUSCONI STA PER ESSERE GHIGLIOTTINATO DALLA REPUBBLICA DEI MEDIOCRI"
Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

«Allora, da cosa vogliamo cominciare?».

Tutti parlano del nuovo partito di Berlusconi, Giuliano Ferrara, «Forza gnocca».
«Ma dai... è una stupidaggine perdonabile a un industriale di Milano che fa il presidente del Consiglio... discuterne, mi pare tempo perso. Ci sono cose più interessanti, più grottesche, più gravi...».

Però la voce gira: il Cavaliere sta pensando sì o no alla costruzione di un nuovo partito, sia pure con un nome un po' più serio?
«È un'ipotesi, ne ho sentito parlare. Però, davvero, non perderei tempo con sondaggi, nomi di partiti, robina minore. Quel signore che si chiama Berlusconi sta per essere ghigliottinato sulla pubblica piazza e la restaurazione che seguirebbe rischia di essere un indecoroso pasticcio. Perché guarda che non torna, e magari tornasse! la Repubblica dei partiti: qui, se tagliano la testa al Cavaliere, arriva la Repubblica dei mediocri. Per questo io suggerisco di concentrarci sullo sviluppo economico di questo Paese, tutto il resto è immondizia».

Tu credi che il Paese sia in grado di reagire, di ripartire con il governo attuale?
«Sì, certo. Ma per provare a spiegare come si può ripartire, è necessario fare un breve esercizio di memoria. Ricordando che, quando viene eletto, Berlusconi si presenta alla Camera sostenendo che l'Italia ha due soli problemi: occorre ricomporre un linguaggio unificante, e insomma finirla con le contrapposizioni, e poi bisogna crescere economicamente, svilupparsi, che poi è l'unico modo di rimarginare vecchie piaghe come il debito pubblico, la totale mancanza di libertà economica, il predominio dello Stato, il corporativismo. Bisogna dire che nel primo anno, fino al discorso tenuto innanzi ai terremotati di Onna, in Abruzzo, egli fa effettivamente una serie di cose. Poi però scatta l'accanimento giudiziario e...».

Accanimento giudiziario che...
«No, aspetta, fammi finire il ragionamento. Berlusconi, a quel punto, deve mettersi al sicuro: perché o fa il premier o l'imputato. Il lodo Alfano sarebbe una buona soluzione, lo porrebbe, per capirci, nelle condizioni di Chirac, un giorno l'avrebbero processato, ma intanto sarebbe riuscito a governare. Invece, nel volgere di un anno, la Corte costituzionale, con decisione fatale e improvvida, cassa il lodo, nonostante gli sforzi fatti dal presidente Napolitano, seguendo il percorso giusto della persuasione morale e non quello dell'interferenza. Abbattuto il lodo, il circuito mediatico-giudiziario può quindi procedere con la campagna di demolizione, può sferrare un micidiale attacco al premier che stava dimostrando di essere non solo il leader carismatico che sappiamo, ma anche e soprattutto uomo di Stato. Così si comincia da Casoria, si passa attraverso il caso Ruby...».

Veronica Lario, parlando di suo marito, disse: «Quell'uomo è malato, va curato».
«Sentimi bene: partecipare alla festicciola di una ragazzina non è reato, capito?».

Dicevano che le ragazzine erano minorenni.

«Le ragazzine sono ragazzine. E comunque sì, certo: se pure fossero minorenni? Io domenica vado a un battesimo: sono forse colpevole di qualcosa? E poi nelle feste di Berlusconi non c'erano violenze, non c'erano stupri di cameriere del Sofitel. Nessun teste minorenne ha detto di aver fatto sesso con lui».

Veramente, direttore, direi che un po' di sesso c'era, almeno a sentire cosa diceva il premier in certe telefonate.
«Guarda che c'è una profonda differenza tra un reato e un comportamento privato. Ma trasformare i comportamenti privati in reati è stata la strategia di chi, non riuscendo a battere Berlusconi politicamente, ha cercato e cerca di farlo con un'infame strategia che passa, come sappiamo, attraverso le aule giudiziarie. Ora, comunque, detto che a volte i comportamenti di Berlusconi possono anche essere folli, io a queste tuo genere di domande non rispondo più. Io mi occupo di politica, e non di gossip».

Direttore, sei tu però che hai suggerito al Cavaliere di presentarsi agli italiani, e chiedere scusa per i suoi discutibili comportamenti.
«E certo! Gli ho detto di scusarsi, ma per poi contrattaccare politicamente. E infatti sono ancora profondamente convinto che chiedere scusa sarebbe un gesto forte, eroico. Di certo darebbe il segnale che vuole ancora guidare questo Paese. E, nella sostanza, lo renderebbe più credibile. Del resto, occorre riconoscere che nel rispondere all'aggressione mediatico-giudiziaria, Berlusconi qualche comportamento l'ha sbagliato».

A quali comportamenti stai pensando?
«Ha avuto atteggiamenti disinvolti, ha allacciato rapporti con lobbisti tipo Lavitola, comunque migliore dei suoi inquisitori, c'è stata qualche telefonata in questura...».

A proposito: anche tu, come tutti i deputati della maggioranza, sei convinto che Berlusconi credesse che Ruby Rubacuori era la nipote di Hosni Mubarak?
«Ma per chi mi prendi, eh? Quella telefonata dimostra solo che Berlusconi è un gentiluomo. Gli altri uomini politici hanno nei loro staff almeno quaranta persone pronte a fare un certo tipo di telefonate nelle questure... In ogni caso, premesso che in quella telefonata non c'era niente di concussivo, e lo dico con certezza perché mi sono letto bene le carte, la verità è che Berlusconi non ha mai studiato da premier, lui è fondamentalmente rimasto un imprenditore milanese al quale, per altro, va riconosciuto di non aver mai nascosto di essere fatto in un certo modo. Non ha mai ingannato gli italiani. Ha detto: vengo io e non rubo. Sono l'uomo della libertà».

È diventato l'uomo del bunga bunga.
«Ti ho già detto che non rispondo a questo tipo di domande. Ti ho detto come la penso. Punto».

E il Berlusconi che sostiene di essere il più grande statista degli ultimi 150 anni?
«Ah ah ah!... Ma lì c'è tutta l'iperbole del "bauscia"... No, il vero Berlusconi è l'altro, quello che vuole rompere i monopoli, l'inventore straordinario della tivù, quello che davanti alle camere dice che il Paese deve crescere economicamente. Purtroppo non l'hanno messo nelle condizioni di fare il suo mestiere.

Ora, premesso che condivide con i suoi persecutori al 50% la responsabilità di aver fatto part time, come ha lui stesso spiritosamente detto a una sua amica, il presidente del Consiglio, e premesso pure che una torma di democristiani risorti e un esercito folto di arci italiani nel senso peggiore del termine, coltivano l'ambizione di buttarlo giù e di mettere poi in piedi qualche pasticcio al posto del governo eletto alle ultime elezioni, la mia speranza, flebile ma viva, è che lui ce la faccia a organizzare una significativa e, per quanto possibile, ordinata e utile per il Paese transizione al dopo Berlusconi».

Stai suggerendogli di fare un passo indietro?
«Senti, ti confesso una cosa: formule come "fare un passo indietro", "abbassare i toni" e "aprire un tavolo" mi fanno vomitare, anche se, naturalmente, sono le più usate nel lessico della politica italiana... Ma lasciamo stare. Io dico: esiste una credibile alternativa di governo in questo Parlamento? No. Esistono solo pasticci variamente farciti e confezionati. Sulla possibilità di una crisi che porti a nuove elezioni, c'è poi un'aspra divisione sia a destra che a sinistra... Insomma io penso che tocchi a Berlusconi lavorare per arrivare al 2013 e allestire un'uscita ordinata, riformatrice e bipolarista, dal berlusconismo».

Come?
«Facendo delle cose. Se no, sarà una lunga agonia. Vedi, la vera responsabilità di Tremonti, il vero imbroglio, nel senso politico, di Tremonti, in cui Berlusconi è caduto con tutte le scarpe, è questo: tutti loro, da Berlusconi a Tremonti fino a Cicchitto, tutti hanno preso il modo di vedere dei catastrofisti, dei declinisti e di tutti coloro che hanno fatto leva sulle turbolenze finanziarie mondiali, che insomma descrivono una situazione del tutto surreale, e l'hanno fatto proprio».

Continua.
«In questo modo Berlusconi ha smentito se stesso e, in particolare, ha smentito la lettera che scrisse al direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli, ancora una volta un documento di impulso a una storica frustata in favore della crescita, che il suo ministro dell'Economia irrise platealmente, capricciosamente e villanamente, bloccando la possibilità di fare una cosa buona per il Paese, una cosa buona per il governo e una cosa che gli avrebbe consentito non dico di vincere, ma almeno di gareggiare a Milano e Napoli, dove hanno poi perso rovinosamente contro i capi di due minoranze, de Magistris e Pisapia».

Parli come se avessi in tasca la ricetta di un rilancio politico del premier.
«Guarda, Berlusconi può farcela solo se ragiona come segue. Allora, punto primo: il debito pubblico italiano è alto, non ci sono dubbi. Domanda: è patrimonialmente garantito? Sì, e questo lo può confermare chiunque. Secondo: gli interessi sul debito sono alti; noi siamo in grado di pagarli?

Sì. Abbiamo un avanzo primario, cioè una differenza positiva tra entrate e uscite dello Stato, al netto degli interessi che dobbiamo pagare, da primi della classe. Terzo: abbiamo un deficit, anche per merito di Tremonti, che è di gran lunga inferiore a quello francese, e che può, ragionevolmente, anche annullarsi... soluzione che a me sembra dubbia, ma che ormai abbiamo adottato, perché autorevolmente suggerita dalle autorità finanziarie europee. Conclusione: l'Italia è solida e può battersi per lo sviluppo, basta che lo voglia. Altro che declino!».

Sei ottimista.
«Sì. In Italia abbiamo due grandi riserve. Perché intanto c'è il Sud, senza la cui depressione il Pil crescerebbe del 3%, considerato che al Centro-Nord siamo già più ricchi della Baviera. E poi abbiamo da un quarto a un terzo dell'economia italiana che è in nero, il che significa che siamo molto più ricchi di quanto dicono i catastrofisti e i declinisti, e paghiamo, sempre in modo patologico, meno tasse. In conclusione se rimuoviamo queste due patologie, non con i carabinieri, ma riducendo le tasse e rendendo convenienti gli investimenti, noi diventiamo in 5 anni la tigre d'Europa».

E Tremonti?
«Queste cose deve farle il premier. Tremonti o si sottomette, o se ne va».

Intanto al Senato si discute sulla caccia e alla Camera sulle intercettazioni.
«Sì, però non è tempo perso battersi contro la Repubblica dei ficcanaso...».

A molti giornalisti l'idea di avere il bavaglio non piace.
«Bavaglio? Trent'anni di galera gli darei io a quelli che pubblicano intercettazioni illegali, altroché!».

 

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