DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Bei per "la Repubblica"
Partiamo dalla fine. Quando Giuliano Ferrara ci congeda dal suo ufficio perché sono le sette e deve iniziare a scrivere il fondo di giornata. S'intitolerà "lo strappo".
Strappo da cosa?
«Ma dico, si rende conto di quanto sta accadendo? C'è stato il passo indietro di D'Alema e Veltroni, c'è il ciclone Renzi, il cambiamento è totale. Adesso siamo arrivati al punto che anche nel Pdl serve uno strappo, purtroppo c'è bisogno di un po' di dolore. Qui o si scioglie il partito, come vuole la Santanchè, o qualcuno si deve muovere».
Strappo da Berlusconi?
«Il punto è proprio questo. O Berlusconi dice: muovetevi in autonomia, fate politica e riservatemi semmai un seggio al Senato come espressione di una storia e di una memoria. Oppure lo strappo stavolta lo deve fare Alfano ».
Ce lo vede?
«à lui che ci si deve vedere. Berlusconi, quando perde Milano, capisce che è tutto finito e lancia un successore quarantenne. Il problema è che poi gli tiene il suo zampone addosso e lo mette in uno stato di inferiorità continua. Oltretutto asseconda una natura di Alfano, uno che stava nella segreteria del capo, messo a guidare un partito abituato alla leadership carismatica. Insomma, alla fine non si muove niente».
E Alfano resta a metà del guado, sbeffeggiato all'esterno come un maggiordomo...
«Questo lo dice lei. Ma certo nel momento in cui sei segretario devi essere percepito come una speranza, come un vero leader. Pensiamo al caso Renzi: si è conquistato una sua base, porta avanti con vigore delle idee ereticali rispetto a quelle del filone vecchio Pci poi travasato fino al Pd».
Quindi cosa dovrebbe fare Alfano?
«Lo strappo lo deve fare lui se non lo fa Berlusconi. Il 2 dicembre deve indire le primarie e candidarsi, senza più aspettare il Cavaliere. E deve essere felice se si candida la Santanchè contro di lui. Deve dire: Berlusconi è la nostra memoria, il nostro passato, è il glorioso fondatore, ma non avrà più un ruolo attivo. Alfano deve tagliare il cordone ombelicale. E poi deve raggruppare quel che resta del Pdl intorno a un progetto».
Su quale linea?
«Basterebbe intanto dare un segno di vita. Perché altrimenti così tanto vale dichiarare la morte cerebrale. Poi - magari solleverò un terremoto - ma secondo me Alfano deve rivendicare di aver contribuito a salvare l'Italia con il governo Monti. Invece di stare zitti e muti, votando le leggi di Monti, dovrebbero avere il coraggio di proporre loro stessi come classe dirigente, con le loro idee, fare tesoro di Monti ma andando oltre. Davanti a una sinistra che ha due linee antitetiche come quelle di Vendola e Renzi non dovrebbe essere troppo difficile».
Il Cavaliere finirà dunque al Senato?
«Possibile. Intendiamoci, potrebbe anche non candidarsi proprio. Ma non penso che si esporrà al rischio di essere arrestato, sa ci sono almeno una dozzina di pm che lo vorrebbero mettere in galera. Non sto facendo l'elogio del malandrino, dico solo che c'è in Italia, da prima di Berlusconi, un corto circuito tra politica e magistratura».
C'è una qualche possibilità che possa tornare in prima linea?
«In questo momento Berlusconi è l'uomo più indeciso del mondo. Soppesa ovviamente tutto: chi sarà lo sfidante a sinistra, come andranno le elezioni in Sicilia, ma soprattutto come finirà il processo Ruby».
E se fosse assolto?
«Beh... beh. Se lo assolvono è un fuoco d'artificio pazzesco. Non incide sui processi politici di fondo, ma certo avrebbe uno straordinario effetto sull'umore. A quel punto l'uomo è imprevedibile».
E le cosiddette "amazzoni" del Cavaliere? Quelle che vorrebbero rifare Forza Italia?
«C'è sempre un'effervescenza femminile intorno a Berlusconi che produce la qualunque. Ci siamo già divertiti abbastanza con l'ipotesi della Brambilla premier».
ANGELINO ALFANO GIULIANO FERRARA ANGELINO ALFANO SEGRETARIO DEL PDL BERLU E ALFANO BERLUSCONI E ALFANO RENZI-VENDOLA
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