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LA DESTRA ITALIANA SBERTUCCIATA DALLE VIGNETTE DI ALTAN – NEL NUOVO LIBRO DEL DISEGNATORE SATIRICO, "FIANCO-DEST", IN COPERTINA C'È UNA GIORGIA MELONI INFAGOTTATA AL MASCHILE CHE STRINGE LA MANO A PIGNA ED ESCLAMA: “AÔ!” - CECCARELLI: “SGHEMBA, AMBIGUA E SGANGHERATA APPARE AD ALTAN LA SVOLTA A DESTRA. E IL FASCISMO È BEN RICONOSCIBILE NELLA SUA TORVA INNOCENZA E CIALTRONESCA FEROCIA. SALVINI SEMBRA UN ORCO UN PO' SCEMO, E LA MELONI SI ESPRIME SEMPRE IN ODIOSO ROMANESCO…”

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Filippo Ceccarelli per “la Repubblica” - Estratti

 

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Sghemba, ambigua e sgangherata appare ad Altan la svolta a destra, ma anche e soprattutto gli sembra così desolatamente rarefatta da potersi inscrivere nel canone del già visto e del già vissuto; niente di inedito ha trasformato l'Italia rispetto al recente passato, tutto il peggio rientra piuttosto nell'ordinario, nell'abituale, nell'abitudinario: per la delizia, al solito, della frusta beffarda e dell'amara risata. 

 

Fianco-dest! s'intitola la nuova raccolta (Gallucci): in copertina c'è una Giorgia Meloni infagottata al maschile che stringe la mano a pigna ed esclama: «Aô!».

 

Ancora una volta osservate tutte insieme, una pagina dopo l'altra, le tavole di questo grande disegnatore di aforismi ispirano a chi deve scriverne impensabili e mutevoli occasioni e interpretazioni.

 

La penultima, azzardatissima, proponeva una sorta di lettura esistenziale, se non addirittura teologico-spirituale del lavoro di Altan. Qui, forse anche per la scelta più politica delle vignette uscite negli ultimi anni su la Repubblica, l'Espresso, il Venerdì ed Emme, pare di cogliere un inusitato senso dei cicli della storia, a loro volta inesorabilmente segnati dai limiti del possibile e ancor più dalle umane magagne. 

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Del tutto facoltativo è ovviamente adattarsi a tale arbitraria esegesi di altanologia applicata.

 

Nel merito il fascismo, detto così senza perifrasi né tentativi di edulcorazione, è tornato perché in Italia c'era già, anzi c'è sempre stato, ben riconoscibile nella sua torva innocenza e cialtronesca ferocia.

 

Ma non si può dire che lo incarnino più che tanto Salvini, che sembra un orco un po' scemo, e la suddetta Meloni che, per nulla affatto "femminuccia" o "donnicciuola", si esprime sempre in odioso romanesco e solo una volta indossa fez e orbace.

 

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Di tutti gli altri gerarchi, che pure (vedi Lollobrigida, Valditara, Giuli) qualche spunto offrirebbero alla satira su un piattone d'argento, non v'è traccia; forse in un caso è parso di riconoscere una specie di Vannacci, quale emblema di ottuso e antigienico militarismo.

 

Il punto è che dalle nostre parti il fascismo è sopravvissuto galleggiando tra amnesia e anestesia e perciò Altan lo descrive, immagini e testi, come un sublime carnefice della retorica, dei luoghi comuni, delle frasi fatte, degli slogan politici e commerciali. Grosso modo, pare che lo acchiappi per interiorizzarlo di slancio, quindi se ne lascia ispirare e infine lo rovescia con bagliori d'oltraggio e una scintilla di nonsense. E se nessuno si è mai potuto permettere di collocare l'indubbio disprezzo di Altan per la destra nei ranghi dei radical chic, è perché ad alimentare quell'obbrobrio tutto italiano sono stati in gran parte quelli dell'altra parte, la sinistra, a sua volta colpevole di spiccata lontananza dalla realtà e superbo auto-ottundimento. 

 

(…) Per cui vale giusto la pena di rassicurare gli appassionati che anche in quest'ultimo assortimento si ritrova il tipico paesaggio altaniano: nasi enormi, storti, accartocciati e maialeschi, occhioni a palla, vecchi operai a un tornio ormai definitivamente archeologico, fatidici ombrelli e ombrelloni, artigli minacciosi, poltrone paralizzanti, vecchi televisori, coppie di anziani in fase di vani bilanci, donne di esotica, discinta e annoiata sensualità nauseate dall'attualità;

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e ancora, bambole e pupazzi, berretti e ciuffi irsuti come spunzoni, bambini petulanti, pentole sul fuoco, banane, alberi di Natale, letti d'ospedale e – dato anche l'argomento – picconi, martelli, clave, tortori, bastoni e manganelli in gran quantità.

 

Con Altan vai sicuro e l'essenzialità è una freccia che quasi sempre va a bersaglio. Così al dunque l'Italia fa schifo e fa ridere, il lavoro rende infelici, la natura e l'ambiente vanno a rotoli, il tessuto collettivo se n'è andato a ramengo ed ecco che in questo quadretto s'inserisce la svolta a destra, il ritorno dei fascisti al governo, le fiammelle tricolori si riportano sulle cravatte degli ennesimi perenni potenti, e il loro stile, i loro pensieri, i loro progetti, per quanto raffazzonati, aggiungono una ragione in più al gran disastro di ogni giorno. 

 

Tanto vale farci attenzione. Tanto vale riconoscere ancora una volta che le tavole di Altan sono perlomeno un balsamo per chi sta a guardare e la sua chiaroveggenza del male non solo un bene disponibile, ma pure un soffio di intelligenza che consola. 

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