"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Antonello Guerrera per “la Repubblica”
«I terroristi vogliono far vincere Marine Le Pen. Ma né i terroristi né Le Pen alla fine vinceranno». Marek Halter è uno dei massimi intellettuali francesi viventi e risponde in tarda serata al telefono con lucido ottimismo, nonostante l' ennesimo attacco terroristico dello Stato Islamico contro la Francia e lo shock di un Paese ancora una volta colpito al cuore dopo la strage del Bataclan.
Tre giorni fa, Halter, filosofo ebreo e spesso organizzatore di iniziative a favore del dialogo con l' Islam, è stato intervistato dalla tv francese Europe 1 e, in diretta, si era detto certo di un attacco terroristico a ridosso delle imminenti elezioni francesi.
MARINE LE PEN A CASA SANTANCHE
Perché ne era così sicuro, signor Halter?
«Hannah Arendt diceva: "Per capire il tuo nemico, devi capire prima di tutto te stesso".
Questa frase mi ha dato la chiave per comprendere quello che stava succedendo: i terroristi vogliono far vincere Marine Le Pen, è evidente. La leader del Front National è idealmente il loro cavallo di troia per infiltrare nella società francese l'odio, l' intolleranza, il razzismo, per far insorgere l'estrema destra e gli estremismi in generale e così fare sempre più proseliti.
Domani (oggi, ndr), Le Pen dirà "ve l' avevo detto io", dirà "vedete che ero e resto l' unica a dire che i sospetti terroristi (quelli con l' etichetta " fiche S" dell' intelligence) devono essere immediatamente espulsi", così come tutti i musulmani in cuor suo. Gli estremismi hanno le stesse radici e si alimentano a vicenda».
E quindi adesso Le Pen vincerà le elezioni, secondo lei?
«No. Le Pen vincerà sicuramente il primo turno, come presupponevano i sondaggi, ma al ballottaggio cadrà. Perché le nuove generazioni non lo permetteranno, come voi italiani siamo vaccinati contro il fascismo e soprattutto la Francia non è ancora diventata così razzista per permettere questo. Ma attenzione, potrebbe diventarlo se non agiamo in fretta e di conseguenza, se non predichiamo tolleranza, se noi cristiani, ebrei, musulmani non resteremo uniti. Il pericolo è alle porte. Ed è per questo che io, a 81 anni, ho deciso di organizzare una grande marcia per la coesistenza e la tolleranza».
Di cosa si tratta?
«Cominceremo a Berlino ai primi di luglio per attraversare Molenbeek (Bruxelles), Tolosa, Nizza fino a Parigi, il 14 luglio. Saremo io, un centinaio di imam musulmani e altre autorità religiose attraverseremo l'Europa, ripercorrendo i luoghi insanguinati dagli attacchi terroristici per far capire a tutti che i musulmani non sono terroristi e che, allo stesso tempo, la nostra società occidentale deve farli sentire al sicuro. Altrimenti sempre più giovani potranno cadere nelle mani dell' Isis e dei terroristi. I nostri nemici non sono stupidi. Noi dobbiamo essere più furbi di loro, combatterli capendo la loro psicologia e strategia».
Perché lo Stato Islamico odia la Francia?
«Siamo uno dei principali nemici dell' Isis, se non il peggior nemico, perché siamo un paese laico e tollerante, perché siamo gli unici ad avere il secolarismo come legge, perché abbiamo chiuso le moschee estremiste e poi perché ovviamente siamo in guerra con loro in Iraq e Siria, per non parlare delle truppe francesi contro i terroristi in Mali. L' Isis è il nuovo nazismo, che vuole sacrificare i giovani alla morte. Ma non ce la farà».
Quindi lei concorda con il famoso studioso di Islam, Olivier Roy. È in atto una islamizzazione della radicalizzazione, non una radicalizzazione dell' Islam.
«Sì. L' Islam non è una religione estremista, ma la propaganda dell' Isis è molto intelligente e abile a estremizzare le situazioni di disagio personale o sociale ed è in questo campo che dobbiamo sconfiggere i terroristi».
Sembra che almeno un killer sia arrivato dal Belgio, come per i tragici attentati del 13 novembre 2015.
«E Anis Amri dopo l' attentato al mercatino di Natale a Berlino ha attraversato quattro paesi... lo so, e difatti Le Pen adesso vorrà anche chiudere tutti i confini. Eppure la mia generazione adorava le frontiere aperte, eravamo tutti fratelli, come la sinfonia di Beethoven. Ora non è più certamente così. Ma chiudere i confini adesso, dopo un attentato, non sarebbe una soluzione. Perché non c' è una soluzione».
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