“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Estratto dell’articolo di Alessandro De Angelis per “la Stampa”
«Ci sono dei momenti in cui la storia accelera. Valeva allora, con buona pace di chi diceva, dopo l'89, che la storia era finita. Vale oggi. Fiuggi è semplicemente un'altra epoca», ci dice Gianfranco Fini, ex leader dei An, in questo 27 gennaio, che è tante cose, tra memoria e presente: il trentennale della "svolta di Fiuggi" […]
Fini, quando decise che era giunto il momento di "uscire dalla casa del padre"?
«La convinzione maturò in ragione degli eventi, che aprivano scenari imprevedibili: il crollo del Muro metteva fine a un ordine mondiale bipolare Usa-Urss, in Italia il riflesso fu l'accelerazione della crisi della Prima Repubblica, che poi esplode su Tangentopoli. Andava colta l'occasione».
Chi ha sdoganato la destra? Gli elettori, Berlusconi, lei o un insieme di fattori?
«[…] non c'è dubbio che decisiva fu l'elezione diretta dei sindaci alle amministrative del '93. Era evidente che il voto a destra non era più in frigorifero, ma nessuno doveva pensare di vedersi quei voti restituiti».
GIANFRANCO FINI E LA SVOLTA DI FIUGGI
Oggi si direbbe: il popolo ci vota, perché compiere una revisione politica e culturale?
«E questo è il punto. An nasce dalla consapevolezza che era finito il lungo Dopoguerra. E che per andare in mare aperto occorreva costruire una destra con cultura di governo. Non bastava l'orgogliosa dimostrazione di essere quelli "dalle mani pulite" ed estranei a un sistema morente».
Cioè lei avverte la necessità, nel momento in cui va al governo, di aderire al sistema di valori della Repubblica.
«Esattamente. Fiuggi è questo: la necessità di fare i conti con la storia, da parte di chi non aveva fatto parte dell'Assemblea costituente ed era stato escluso dal famoso arco costituzionale. Riconciliare la destra con i valori e i principi della prima parte della Costituzione».
ALLEANZA NAZIONALE - LA SVOLTA DI FIUGGI
Qualcuno le diceva "a che serve, tanto ci votano?"
«Sì, molti dicevano: "Ma come, proprio ora che vinciamo, rischiamo di dare ragione ai nostri avversari e qualcuno viene con noi?". La necessità culturale invece era proprio allargare agli altri, non come figurine da annettere nell'album di famiglia, ma per costruire assieme una alleanza repubblicana, una alleanza nazionale. Pinuccio Tatarella e Domenico Fisichella furono impareggiabili in tal senso».
In quanti hanno vissuto Fiuggi come l'abito buono per stare al governo e in quanti come una profonda convinzione?
«Credo che all'inizio prevalse l'idea di cavalcare un'onda, e forse c'era anche l'elemento psicologico di un dolore, per la fuoriuscita dalla casa del padre, lenito dal potere. Poi però è apparso evidente che era impensabile tornare indietro».
Riconciliare destra e Costituzione e allargare. Non è l'opposto della destra di oggi?
«Distinguerei i piani. Un conto è la grande differenza tra il mondo e la destra di allora e il mondo e la destra di oggi. Altro è negare l'attualità di quei valori costituzionali che fanno di una destra che vince le elezioni una destra con cultura di governo. Di Giorgia Meloni si può dire quel che si vuole, ma non che l'azione di FdI sia lesiva di quei valori».
E l'antifascismo? Cosa resta di Fiuggi?
«Una realtà da cui non si torna indietro. Vedo un elemento di continuità nella tutela dell'interesse nazionale nell'abito dei valori costituzionali. Evitiamo di fare del fascismo e dell'antifascismo una caricatura».
ALLEANZA NAZIONALE - LA SVOLTA DI FIUGGI
A proposito, lo ha visto il film su Mussolini?
«I libri di Scurati li ho apprezzati, nel film vedo un aspetto macchiettistico che nulla ha a che vedere con la gravitas di una storia peraltro molto complessa».
Lei fa Fiuggi, guardando a Bush, Khol, Chirac, Aznar. Oggi non c'è un tema per conciliare sovranismo e democrazia, nel mondo di Trump?
«Bisogna capire cosa è populismo, perché spesso è il termine magico con cui la sinistra etichetta gli avversari quando il popolo sovrano non la riconosce. […] la democrazia è diventata un po' "populista" per tutti: disintermediazione, crisi dei partiti tradizionali, eccetera. […] nell'attuale fase storica, segnata dalla crisi e dall'insicurezza, la destra ha capito che il tema centrale è l'identità. Se non sai chi sei, hai paura di tutto».
ALLEANZA NAZIONALE - LA SVOLTA DI FIUGGI
Paura è una parola chiave. Identità è anche trasformare la paura in odio, parafrasando M di Scurati, come fa Trump.
«Trump affida a quella foto il compito di dimostrare che lui fa quel che promette. Il guaio è che quella foto dei "prigionieri in catene" può davvero alimentare l'odio. I clandestini vanno giustamente espulsi perché hanno violato la legge, non perché in quanto immigrati sono "nemici degli americani" da deportare».
La sua An è quella dello ius scholae e dei diritti. Non vede passi indietro proprio sul tema della cultura del nemico, anche in Italia?
«Vedo, semplicemente, un'altra epoca. Io la penso come allora. Controllare le frontiere è sacrosanto, ma è altrettanto doveroso che chi entra in modo legale sia davvero integrato. E lo ius scholae è tutt'altro che un incentivo ad "invaderci" ma un modo per favorire un'integrazione fondata sul riconoscimento dei diritti e dei doveri».
ALLEANZA NAZIONALE - LA SVOLTA DI FIUGGI
Scusi Fini, la sua An avrebbe appoggiato l'ipotesi di cancellare il genere X?
«In natura esistono il genere maschile e femminile. Il rischio della volontà di Trump consiste nel far seguire alla cancellazione del genere X la cancellazione della parità di diritti tra gli esseri umani in ragione del loro orientamento sessuale. E di conseguenza favorire la discriminazione degli omosessuali e dei transgender».
Cosa è per lei, che andò a Gerusalemme a denunciare il fascismo come male assoluto, il giorno della Memoria?
ALLEANZA NAZIONALE - LA SVOLTA DI FIUGGI
«La necessità di guardare gli orrori della storia come se fossero accaduti ieri, a maggior ragione ora che vanno scomparendo i sopravvissuti. Il valore della memoria è essenziale per sconfiggere la pseudocultura dell'effimero e per evitare che l'attuale presentismo sia il vuoto assoluto».
Destra e antisemitismo, problema risolto da allora?
«In Italia direi di sì. […]». […]
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