DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
1- FINMECCANICA, MAZZETTE GRAZIE A CONTRATTI: «UNA PARTE ANCHE A SCAJOLA»
Sara Menafra per Il Messaggero
Appalti Finmeccanica che passano per mani di ex ministri o parlamentari. E in qualche caso lasciano come traccia il pagamento di una tangente milionaria, promessa o effettivamente portata all'incasso. Sono due affari non andati in porto al centro del nuovo capitolo di inchiesta da parte della procura di Napoli: il primo per la fornitura di navi da guerra alla Marina brasiliana, mediato anche dall'ex ministro Claudio Scajola. L'altro, per la fornitura di elicotteri militari a Panama, che vede come mediatori il faccendiere Valter Lavitola e il dirigente di Finmeccanica, ed ex responsabile commerciale, Paolo Pozzessere.
SOLDI PER L'EX MINISTRO
A incastrare Scajola è un nuovo verbale dell'ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni. L'ex ministro, legatissimo al ministro della difesa brasiliano, secondo Borgogni, si sarebbe proposto per mediare una commissione col Brasile relativa a fregate militari. Per ottenere l'appalto doveva essere pagata una tangente pari «all'11% del contratto», complessivamente 2,5 miliardi di euro.
Spiega Borgogni: «Tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010, G. (...) mi disse che il 'canale' privilegiato tra Fincantieri e il governo brasiliano era rappresentato dall'onorevole Claudio Scajola e dal parlamentare napoletano, della corrente di Scajola, Nicolucci, e ciò perché Scajola era molto legato al ministro della Difesa brasiliano Jobin; Ancora successivamente Pozzessere mi disse di aver appreso da Fincantieri, che in cambio delle agevolazioni era stato pattuito un ritorno che avrebbe dovuto pagare la stessa Fincantieri quale contratto di agenzia dell'ammontare dell'11 per cento dell'affare complessivo, pari quest'ultimo, per la sola parte di Fincantieri, a 2,5 miliardi di euro. Tale cifra di ritorno percentuale, secondo quanto riferitomi da Pozzessere, doveva essere parzialmente destinata tra Scajola e Nicolucci da una parte e Jobin dall'altra».
VALTER LAVITOLA A FIUMICINO jpeg
LA RICHIESTA DI CASELLI
L'ex direttore commerciale di Finmeccanica Pozzessere, è finito ieri in carcere perché avrebbe promesso alla società gestita dall'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola e al presidente della Repubblica di Panama Ricardo Martinelli una tangente di 18 milioni di euro. Un affare di cui si sarebbe parlato a Villa Certosa nell'estate del 2011, quando Lavitola era di casa e quando Martinelli chiese di visitare la tenuta estiva di Silvio Berlusconi.
Lo stesso Pozzessere però, a verbale, ha raccontato di aver subito richieste dal parlamentare Pdl eletto all'estero Esteban Caselli, raccomandatogli direttamente dall'ex premier. La telefonata con l'ex presidente del consiglio è agli atti, del 7 giugno 2011. Pozzessere: «Presidente buongiorno come sta?» Berlusconi: «Senti una cosa io sono qui con il nostro senatore, Esteban Caselli che mi porta una lettera del signor James Sesliki che è il chairman della Iached Limited, una società che dice di avere la possibilità di mediare una vendita di aerei da trasporto fabbricati da voi all'aeronautica indonesiana. Quindi lì è cosi... io ti ci metterei in contatto»; Pozzessere: «Volentieri, tra l'altro Presidente io la volevo venire a trovare se era possibile...col ministro Frattini...ho due o tre cose urgenti di cui parlare». Berlusconi: «Il senatore Caselli può telefonarti e fissare l'appuntamento?»; Pozzessere: «Assolutamente».
I RAPPORTI CON ORSI
Dopo la telefonata, è Lavitola a spiegare a Pozzessere che la linea è cambiata. Lavitola: «Ho fatto una litigata furiosa micidiale». Pozzessere: «Ma con chi hai litigato, con tua moglie?» Lavitola: «Non con Berlusconi, perché non capisce, mannaggia la morte. Lui è convinto dice vabè io che ho da nascondere, possono dire che scopo, ma insomma io non lo so... Dice Esteban Caselli... per l'amor di Dio attenzione è...è uno pericolosissimo, state alla larga». Pozzessere: «Lui te l'ha detto?» Lavitola: «Ma dico... lei gliel'ha presentato e gliel'ha passato a telefono. Mi ha detto ma sei sicuro? Vabè ma sai sono di quelle cose che si fanno quindi uno fa una conversazione, ma quello è uno pericoloso statevene alla larga».
Pozzessere: «Ma spiegami una cosa...perché lui frequenta uno del genere?» Lavitola: «Letta, Letta, Letta (Gianni Letta, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio ndr). Questo è un gentiluomo del Papa, è un amico di qualche Cardinale dei miei cogl... Però a sto punto bisogna parlare con Orsi, e dirgli che se lui vuole togliere dai coglioni questa qui di Guarguaglini ci deve dare una mano e deve fare un'attività pressoria in qualche modo avendo come sponda il Presidente del consiglio, ma lo deve fare mo'». Pozzessere conferma il racconto a verbale, in un'audizione del novembre del 2011, raccontando un nuovo episodio: «Caselli mi propose la vendita di un elicottero al ministero dell'Interno, mi chiese quale sarebbe stata la sua provvigione. E io gli risposi freddamente che lui era un senatore della Repubblica».
POZZESSERE IN SQUADRA
Il dirigente di Finmeccanica viene trattato da Lavitola come uno del gruppo. Lavitola: «A sto punto mi sto convincendo che io sono un genio sovrannaturale... oppure voi siete una banda di teste di c...che fanno spavento». Sempre a proposito di Caselli, i due preparano anche una lettera al premier. Pozzessere: «Non c'ho messo i fronzoli perché ho pensato che ce li mettevi tu». Lavitola: «L'unica cosa, la parte iniziale, tagliala. Metti carissimo presidente, perché tu sei un amico». Lavitola: «Sul fatto di sti cambiamenti di contratti, sarebbe importante che me fai guadagnà na cosa de soldi pure a me». Pozzessere: «Ho capito, son mica del tutto pollo».
2- FINMECCANICA, L'ACCUSA DEL DIRIGENTE : «IL MINISTRO CHIEDEVA L'11% DI 5 MILIARDI»
Fiorenza Sarzanini per Corriere della Sera
Una percentuale di «ritorno» pari all'11 per cento dell'appalto che in realtà nasconde il pagamento di tangenti a politici e faccendieri. Affari conclusi o avviati in quattro Stati grazie ai buoni rapporti dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dei suoi uomini più fidati come l'ex ministro e coordinatore del Pdl Claudio Scajola.
Sono i verbali di Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle Relazioni istituzionali di Finmeccanica, a svelare ai pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock i retroscena delle commesse internazionali trattate in India, a Panama, in Indonesia e in Russia. Ma non solo. Perché l'ordinanza di arresto per il manager Paolo Pozzessere svela la presenza di altri testimoni preziosi, come il direttore generale di Fincantieri Giuseppe Bono e come lo stesso ex presidente e amministratore delegato della holding specializzata in sistemi di Difesa Pierfrancesco Guarguaglini, ascoltato dai magistrati come testimone.
BERLUSCONI E RICARDO MARTINELLI
«Vogliono l'11 per cento»
È il 10 novembre quando Borgogni viene interrogato sulla trattativa avviata da Fincantieri e Finmeccanica per la fornitura di 11 fregate militari al governo brasiliano che si era improvvisamente arenata. «Il canale tra l'Italia e il Brasile era rappresentato dall'onorevole Claudio Scajola e dal parlamentare napoletano Massimo Nicolucci e ciò perché Scajola era molto legato al ministro della Difesa brasiliano Jobin. Preciso che, anche se all'epoca Scajola era ministro dello Sviluppo economico il suo dicastero non aveva nulla a che fare con l'affare della fornitura delle fregate. Paolo Pozzessere, che curò i rapporti tra Fincantieri e Finmeccanica, mi disse di aver appreso dal dottor Giuseppe Bono (direttore generale di Fincantieri) che in cambio delle illustrate agevolazioni era stato pattuito un "ritorno" - che avrebbe dovuto pagare la stessa Fincantieri quale contratto di agenzia - dell'ammontare dell'11 per cento dell'affare complessivo pari per la sola Fincantieri a 2,5 miliardi di euro. Tale cifra di "ritorno" percentuale - secondo quanto riferitomi da Pozzessere - doveva essere parzialmente destinata tra Scajola e Nicolucci da una parte e Jobin dall'altra».
Il manager svela anche il coinvolgimento dei vertici di Finmeccanica: «In una fase immediatamente successiva appresi sia da Pozzessere sia dall'allora amministratore delegato Pierfrancesco Guarguaglini - evidentemente messo a parte da Pozzessere - che era stata chiesta anche a noi di Finmeccanica la stessa percentuale di "ritorno" dell'11 per cento della nostra parte in affari (pari anch'essa a 2,5 miliardi di euro). Al riguardo Guarguaglini mi disse di aver detto a Pozzessere che la percentuale massima di "ritorno" che lui era disposto a pagare era quella del 3 per cento. Come ho detto tale percentuale doveva essere pagata sia da Fincantieri, sia da Finmeccanica tramite la stipula di un contratto di agenzia in Brasile in capo a un agente evidentemente indicato dal ministro Jobin. Non so se Finmeccanica ha già stipulato tale contratto. Credo che Fincantieri l'abbia sicuramente stipulato. Almeno così mi è stato detto».
Berlusconi e l'Indonesia
Il 7 luglio 2011 Pozzessere, che non sa di avere il telefono sotto controllo, viene chiamato da Silvio Berlusconi.
Berlusconi: Senti sono qui con il nostro professore, il senatore Esteban Caselli che mi porta una lettera del signor James Sesliki che è il chairman della "Iached Limited", una società che dice di avere la possibilità di una vendita di aerei da trasporto fabbricati da voi per seicento milioni di dollari all'aeronautica militare indonesiana.
Pozzessere: Sì, esiste questa possibilità. È vero. È una cosa complessa...
Berlusconi: Ecco questo signore dice che può organizzare una riunione a Giakarta con il nuovo capo dell'aeronautica indonesiana e un emissario italiano di alto livello... Dice che è veramente fondamentale che questa vendita non contempli alcun elemento di agenti locali perché nel caso contrario è inevitabile che in Indonesia possano nascere degli scandali che pregiudicherebbero il contratto... io sono in grado di garantire la vendita libera da interferenze». Berlusconi fissa dunque l'appuntamento.
L'11 novembre Pozzessere viene interrogato come testimone per chiarire che cosa avvenne dopo questa telefonata. E dichiara: «Dopo qualche giorno mi chiamò il senatore Caselli (è uno dei senatori eletti all'estero, ndr ) mi disse che mi avrebbe presentato tale Tsatsiky, che era l'uomo che poteva aiutarci nella trattativa. Caselli fissò quindi un appuntamento con Tsatsiky nel mio ufficio e io convocai anche Giordo, amministratore delegato di Alenia. Caselli però mi richiamò e dette disdetta dicendo che Tsatsiky non gli aveva fornito sufficienti credenziali. Dopo un po' di tempo un mio collega responsabile di Finmeccanica a Londra, Alberto De Benedictis, mi disse di aver incontrato Tsatsiky il quale gli aveva detto che il senatore Caselli gli aveva chiesto dei soldi per farlo incontrare con me e per avere un mandato di agenzia da Finmeccanica, o meglio da Alenia. La cosa mi lasciò molto perplesso ma non avevo voglia di avvertire dell'accaduto Berlusconi e quindi dissi al "suo uomo" Valter Lavitola di raccontarglielo, dicendogli che ero molto seccato».
Anche Giuseppe Bono assegna al faccendiere questo ruolo quando racconta di essere andato a palazzo Grazioli per l'affare delle fregate dopo che Lavitola gli aveva chiesto «un compenso per l'attività svolta nella firma degli accordi e Berlusconi mi disse che lui era il suo fiduciario per il Brasile».
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