A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA…
Federica Angeli e Francesco Viviano per "la Repubblica"
Quando nel 2007 dei finti agenti dei servizi segreti proposero all´attuale sindaco Gianni Alemanno, all´epoca presidente della federazione di Roma di An, un dossier contro la sinistra italiana, lui si mostrò interessato. Invece di sbattere la porta in faccia a chi gli vendeva, per 70-80 milioni di dollari, informazioni che avrebbero gettato fango su Prodi, D´Alema, Fassino, il primo cittadino della Capitale e quella che era stata la sua segretaria quando era ministro dell´Agricoltura, Giovanna Romeo, «portarono avanti una trattativa, per verificare la rilevanza delle notizie e la convenienza dell´affare, anche nella prospettiva di utilizzare la documentazione nei confronti degli avversari politici», si legge nella richiesta di rinvio a giudizio dei truffatori firmata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Luca Tescaroli.
Poi però un giornalista di fiducia al quale Alemanno affidò la gestione della pratica scoprì che quelle 850 pagine che contenevano informazioni scottanti «sul coinvolgimento di alcune personalità politiche dell´allora maggioranza parlamentare e governativa nelle vicende Parmalat, Cirio, Bond-argentini, Unipol, Unicredit, Capitalia e Telecom-Serbia» non esistevano.
Allora Alemanno decise di raccontare tutto alla polizia. Soltanto dopo aver capito che quel dossier era fasullo e che forse gli otto personaggi coi quali era, a vario titolo, venuto in contatto, erano degli impostori, mandò la Romeo dagli agenti della Digos a sporgere denuncia.
Due giorni fa, alla seconda udienza del processo per tentata truffa contro i finti 007, Alemanno avrebbe dovuto presentarsi per testimoniare come parte lesa. Invece il sindaco ha mancato l´appuntamento in procura per un «impegno improrogabile all´Anci». L´audizione è così rimandata al prossimo 28 novembre. Ma la testimonianza del primo cittadino sarà decisiva.
Quando fu ascoltato dal pubblico ministero Luca Tescaroli, il 12 novembre del 2007, Alemanno così raccontò l´episodio. «Ho appreso dalla mia ex collaboratrice Giovanna Romeo che vi erano delle persone in possesso di importanti informazioni su uomini politici. Tali persone mi volevano incontrare. Ho incontrato queste persone nel mio ufficio ubicato in via Lucina e mi sono reso conto che c´era qualcosa che non andava. Per questo ho informato la questura di Roma».
In realtà però Alemanno non avvertì immediatamente, subito dopo il primo incontro, la polizia. Malgrado i suoi dubbi e il sentore che qualcosa non andasse, incaricò il giornalista Gianpaolo Pellizzaro - «redattore della rivista "Area", una persona nei cui confronti ho fiducia», disse Alemanno ai giudici - di «rendersi conto meglio della situazione». E di verificare, come hanno accertato i magistrati romani - «se vi fossero notizie pregiudizievoli anche nei suoi confronti e di appartenenti alla sua coalizione».
L´incontro per fissare i termini dello scambio fu in un bar del quartiere Salario, a Roma. I finti agenti, con tesserini e placche metalliche del Ministero della Difesa e dell´Interno al seguito, il giornalista e l´ex segretaria di Alemanno definirono i termini degli accordi: 70 milioni di euro o dollari in cambio del dossier, costituito da documenti originali provenienti dai servizi segreti stranieri e da istituti bancari. Poi però «in ragione della mancata esibizione della documentazione da acquistare», l´affare saltò. E il giorno dopo la segretaria si presentò in questura.
GIANNI ALEMANNO
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