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Andrea Bonanni per “la Repubblica”
La Commissione europea ha compiuto il primo passo necessario per arrivare alla bocciatura della legge di Stabilità italiana. La richiesta di chiarimenti inviata al governo fa parte infatti della procedura prevista «in casi eccezionali», quando Bruxelles «identifichi inosservanze particolarmente gravi verso gli obblighi di bilancio definiti nel Patto di stabilità ». Se le delucidazioni offerte dal ministro Padoan non saranno ritenute sufficienti, il commissario Katainen esigerà che «una bozza di bilancio riveduta venga sottoposta al più presto e comunque entro tre settimane dalla richiesta ». E’ questo quanto prevede il regolamento europeo citato nella lettera della Commissione.
La richiesta deve essere «pubblica e motivata». Il governo può anche decidere di non adeguarsi. Ma in questo caso l’apertura di una procedura di infrazione appare praticamente certa. E’ difficile, a questo punto, dire se la risposta di Padoan basterà a soddisfare le critiche di Bruxelles e ad evitare la bocciatura. Quello che è certo è che, nella sua lettera di richiesta di chiarimenti, la Commissione non ci ha fatto nessuno sconto e sollecita il pieno rispetto degli impegni presi dall’Italia per arrivare al pareggio strutturale di bilancio entro il 2015. Uno sforzo economico che va ben al di là dei «due miliardi» citati da Renzi. Queste infatti equivalgono approssimativamente a 12-13 miliardi.
Nel dettaglio la lettera ci contesta due diverse inadempienze rispetto agli obblighi che abbiamo sottoscritto con il programma di stabilità presentato dal governo. La prima riguarda il rinvio di due anni, dal 2015 al 2017, del raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio. La seconda riguarda il rallentamento del processo di riduzione del debito pubblico.
matteo renzi pier carlo padoan
In base alle norme del «fiscal compact», integrate nel Patto di stabilità, tutti i Paesi sono tenuti ad una riduzione annua del deficit strutturale di almeno 0,5 punti percentuali del Pil fino a raggiungere un bilancio in pareggio entro il 2015. Secondo i calcoli della Commissione l’Italia, per raggiungere questo traguardo, dovrebbe tagliare il deficit almeno dello 0,7% del Pil: una cifra che corrisponde appunto a 12-13 miliardi.
Inoltre i Paesi con un debito molto elevato sono tenuti dalle norme del Fiscal compact a ridurlo ad un ritmo accelerato, pari al 5% della quota di debito che supera il 60% del Pil. Per l’Italia, questo obbligo scatta dal 2016, cioè tre anni dopo l’uscita dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo.
matteo renzi pier carlo padoan
Ma anche nel 2015, durante il cosiddetto «periodo di transizione», il nostro Paese è tenuto ad un «assestamento minimo lineare» del debito che la Commissione, in base alle previsioni economiche di primavera, ha fatto coincidere con la riduzione del deficit strutturale dello 0,7%. Ma con le previsioni d’autunno, di imminente pubblicazione, questa cifra sarà ancora più elevata per l’effetto combinato della riduzione del Pil e dell’aumento del nostro debito pubblico.
il pupazzone di matteo renzi protesta a bruxelles durante il g sette
Questi, dunque, sono gli ordini di grandezza della manovra che Bruxelles si aspettava dall’Italia. Il rinvio del pareggio di bilancio al 2017, e una correzione del deficit strutturale pari solo allo 0,1% ri- spetto allo 0,7, sono «scostamenti significativi» che giustificano l’avvio di una procedura che potrebbe portare la Commissione a bocciare la finanziaria chiedendo che venga riscritta.
La durezza dei termini della lettera risulta evidente dal fatto che in realtà l’unico «chiarimento » richiesto al governo italiano consiste nel chiedere «come l’Italia possa assicurare il pieno rispetto dei suoi obblighi di bilancio per il 2015», cioè in pratica un anticipo della richiesta di riscrittura della finanziaria che potrebbe arrivarci ufficialmente nel giro di una settimana.
Significativamente, nella lettera non viene fatto alcun cenno alle «circostanze eccezionali» ricordate ancora ieri da Matteo Renzi. Nella logica di Bruxelles, questo significa che il calcolo del deficit strutturale già prende in considerazione la flessione del Pil rispetto alla crescita potenziale del Paese.
Evidentemente questa non è una spiegazione che possa soddisfare l’Italia. Sarà dunque su questo terreno, su chi valuta e come si valutano le «circostanze eccezionali», che si giocherà lo scontro decisivo tra Roma e Bruxelles. Renzi conta di coinvolgere nella discussione gli altri capi di governo a partire da oggi. Ma la disputa rischia di prolungarsi bel oltre i tempi strettissimi previsti dalla procedura innescata ieri dalla Commissione.
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