CHI SBAGLIA NON PAGA? – IL CSM BOCCIA IL GOVERNO SULLA RESPONSABILITÀ CIVILE DELLE TOGHE: COSÌ SI ATTACCA L’INDIPENDENZA DEI MAGISTRATI – SENZA UN FILTRO, “VIA LIBERA AD AZIONI TEMERARIE O INTIMIDATORIE”

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Liana Milella per “la Repubblica

 

Andrea OrlandoAndrea Orlando

Manca poco più di una settimana alla prima visita del Guardasigilli Orlando al Csm di Giovanni Legnini, ma il biglietto da visita che toghe e laici, tutti assieme, presentano al ministro della Giustizia non è certo dei migliori. Una secca bocciatura della nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici. Testo a cui Andrea Orlando tiene molto, su cui ha lavorato da mesi, e che invece il Csm liquida così: «La trama di fondo sembra orientata a un uso atipico dell’istituto della responsabilità civile per finalità ad esso non proprie».

 

Ancora: «La responsabilità civile non può essere utilizzata per mettere sotto pressione i magistrati al fine di aumentare la diligenza del singolo e la qualità della giurisdizione ». Critiche pesanti alla filosofia stessa del testo che, com’è scritto nella relazione del Guardasigilli, nasce «dall’esigenza del riequilibrio delle posizioni politico-istituzionali e del superamento definitivo di un conflitto ancora in corso». Ovviamente si parla dello scontro tra toghe e politica. Ma secondo il Csm non è attraverso la riscrittura della legge sulla responsabilità civile che si può raggiungere un risultato del genere. Supposto che davvero si debba farlo. Aveva sintetizzato Renzi a palazzo Chigi, «chi sbaglia paghi», ma il Csm replica picche.

 

GIOVANNI LEGNINI 
GIOVANNI LEGNINI

Molti giorni di approfondimento nella sesta commissione del Csm, quella che si occupa di valutare il peso delle riforme legislative. Alla fine un testo di 22 pagine, di cui sono relatori il presidente della Sesta Piergiorgio Morosini e l’ex ministro Renato Balduzzi, su cui tutti gli altri componenti — Giuseppe Fanfani, Rosario Spina, Claudio Maria Galoppi, Luca Palamara — sono d’accordo. Oggi il testo, che Repubblica anticipa, sarà sul tavolo di Napolitano, il presidente del Csm. Il quale autorizzerà il suo vice Legnini a tenere un plenum straordinario. Mercoledì 29. A quel punto il parere rimbalzerà al Senato, dove Orlando già sta sostenendo una battaglia contro il socialista Salvo Buemi e Forza Italia che vogliono un testo ancor più draconiano.

 

Il Csm liquida Buemi in due note, ritenendo inammissibile la proposta di una conseguenza disciplinare per i ricorsi dei cittadini contro i magistrati, e dando un parere negativo sull’ipotesi che i giudici debbano attenersi alle sentenze delle sezioni unite della Cassazione.

giorgio napolitanogiorgio napolitano

 

Bisogna partire dalle prime pagine del parere per comprendere lo spirito di fondo delle critiche del Csm. In ballo, nella faccenda della responsabilità civile, «ci sono interessi di rango costituzionale» che vanno tutelati. Quando si tocca la legge Vassalli dell’88 non si deve mai dimenticare che un ricorso «può costituire un forte elemento di condizionamento del merito delle scelte di una toga che devono essere assunte in assoluta indipendenza, soggette solo alla legge». Il magistrato deve essere e sentirsi libero, non condizionato dalle «inevitabili rivendicazioni di chi non abbia visto le proprie ragioni condivise».

 

Invece, per il Csm, il ddl Orlando apre una porta proprio in questa direzione. Laddove nel testo è scritto che «costituisce colpa grave la violazione manifesta della legge e del diritto dell’Unione Europea ovvero il travisamento del fatto o delle prove». Questo, per il Csm, «mette a repentaglio l’autonomia e l’indipendenza della funzione giurisdizionale, potrebbe determinare un inesauribile contenzioso da parte di chi, attore, convenuto, chiamato in causa, imputato, parte offesa, sia comunque rimasto soccombente nella vicenda processuale ». Insomma, chi perde fa ricorso. In assenza di un adeguato filtro ciò finirebbe per diventare «una fonte di ulteriori rallentamenti della macchina giudiziaria e di possibili ingiustizie».

Consiglio Superiore della MagistraturaConsiglio Superiore della Magistratura

 

Il ddl Orlando butta via proprio il filtro sui ricorsi previsto dalla Vassalli. Già l’Anm era stata critica. Ora il parere di Morosini e Balduzzi sottolinea la gravità del passo. Ricordando che proprio la Consulta, in varie sentenze (2/1968, 26/1987, 468/1990), «ha riconosciuto il rilievo costituzionale di un meccanismo di filtro per escludere azioni temerarie e intimidatorie ». Per il Csm deve restare solo «una valutazione sommaria di ammissibilità» che sgombri il campo da «iniziative sfornite di seria considerazione ». Infine quel lungo termine, ben tre anni rispetto ai 12 mesi di oggi, per ricorrere contro una toga. Il Csm lo interpreta come «un’eccessiva penalizzazione per il magistrato coinvolto» che resta esposto per un periodo così lungo.