DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Gian Maria De Francesco per "il Giornale"
Un calo di affluenza dell'80% rispetto a dodici mesi fa. È questa la fotografia delle primarie del centrosinistra per l'individuazione del candidato presidente della Regione Veneto. Come era nelle attese ha vinto l'eurodeputata Alessandra Moretti, che ha stracciato gli altri sfidanti (l'onorevole Simonetta Rubinato e Antonino Pipitone di Idv) con il 66,44%. Quasi 40mila persone si sono presentate ai seggi allestiti in tutta la Regione. Ma l'anno scorso, quando si trattò di individuare il segretario tra Renzi e Cuperlo, erano stati in 165mila a votare e così pure nel 2012 per la premiership di Pier Luigi Bersani.
In Veneto sono apparentemente contenti perché in Emilia Romagna qualche mese fa la partecipazione era stata ancor minore (domenica scorsa per le Regionali l'affluenza del 37% ha solo confermato la progressiva disaffezione dello zoccolo duro per il partito renziano).
Ma sicuramente il più contento è il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, che probabilmente dovrà faticare un po' meno per mobilitare la propria base se le premesse sono quelle attuali. Di sicuro il Nord Est è una delle zone più colpite dalla gragnuola di tasse dell'ultima legge di Stabilità firmata dal premier fiorentino, una circostanza che probabilmente contribuirà ad attenuare le tendenze centrifughe dal centrodestra.
Ma non si può non sottolineare come l'individuazione della leadership per le Regionali all'interno del Pd non sia stata particolarmente innovativa. Alessandra Moretti, infatti, negli ultimi due anni non ha rappresentato certo un esempio di coerenza. Portavoce del comitato per la candidatura di Bersani a premier, dopo la débâcle delle Politiche si è avvicinata sempre più al mondo renziano. Il neopremier, infatti, la indicò capolista nel Nord-Est per le Europee.
Nel giro di sei mesi è scattata una nuova designazione: quella a candidato «sponsorizzato» per la corsa al governo veneto. In soli 24 mesi Moretti rischia per la seconda volta di non terminare il mandato per cui era stata eletta: deputata prima ed europarlamentare poi. Non a caso, una delle prime mosse è stata quella di rassicurare l'elettorato dichiarando: «Se perderò, resterò a fare il capo dell'opposizione in consiglio regionale e a costruire il partito, unitario e forte».
Meno preoccupante il dato dell'affluenza in Puglia, regione nella quale Pd e alleati cercano il nome per il «dopo-Vendola». Alle 17 avevano votato in 77mila e, secondo i primi dati alla chiusura delle urne, sarebbero 100mila i votanti totali: un dato in linea con quello dell'anno scorso, anche se quasi sicuramente si perderà un 40% circa rispetto allo scontro Bersani-Vendola-Renzi del 2012.
La presenza di un «big» locale come Michele Emiliano, dato per vincente secondo le prime proiezioni, e la promessa del premier di ri-statalizzare l'Ilva di Taranto hanno indubitabilmente giocato un ruolo decisivo. Dieci anni di governo hanno allargato la base clientelare del centrosinistra che parte avvantaggiato, a dispetto delle faide interne.
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