DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1- DAGOREPORT
E' il primo, grosso crepaccio che deve subire il governo "sobrio e rigoroso" di Mortimer Monti. Il triangolare del "vaffa" tra la laica azionista Fornero, il cattolico Opus Dei e Letta-Letta Passera e il pidiellino tendenza Cicchitto, il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo, non ha precedenti e svela, al suo mejo, la natura "correntizia" dell'esecutivo.
Se tra Fornero e Polillo, è ovvio che ci sia un fossato politico (ma questo non giustifica il tono sarcastico del cicchettiano: "l'icona della fontana che piange"), tra la Fornarina e Corradino l'astio (eufemismo) ha origine antiche. Fornero, da "militante della piemontesità ", non ha mai metabolizzato come De Benedetti ha fatto strame della mitologica Olivetti di Ivrea, fino al '96 guidata da Passera - l'azienda fondata da Adriano Olivetti fu acquisita da Carletto dopo che Gianni Agnelli lo cacciò dopo appena 100 giorni passati alla guida della Fiat.
Aggiungere, last but not least, che la piagnona - che fu chiamata nel consiglio di gestione di Banca Intesa SanPaolo - da brava piemontese non ha mai digerito come i lombardi Bazoli & Passera alla guida di Intesa hanno intortato (eufemismo) la banca più liquida d'Italia, l'Istituto San Paolo di Torino. Una ferita che i piemontesi non hanno mai cicatrizzato, come si evince dallo scambio per nulla "sobrio" tra i due ministri sul tema dell'Art. 18.
PS - Curioso che il Corriere dei Monti, house organ del premier, non abbia la pesante indiscrezione (fonte Moavero?) che "Repubblica" mette in bocca a Monti: "Passera può dire quello che vuole, ma decido io. Il dossier riforma del lavoro lo ha in mano la Fornero, che va avanti secondo le mie indicazioni".
2- IL MINISTRO FORNERO E I COLLEGHI DIFFIDENTI - POLILLO: «UNA FONTANA CHE PIANGE»
Monica Guerzoni per il Corriere della Sera
«Un politico con un pizzico di esperienza non avrebbe mai fatto l'icona della fontana che piange...». L'immaginifico giudizio è piovuto sul ministro Elsa Fornero nella notte di giovedì, dagli schermi di Rai3. Ospite di «Linea notte», il programma condotto in tandem da Bianca Berlinguer e Maurizio Mannoni, il sottosegretario Gianfranco Polillo ha rivelato d'un fiato ciò che pensa dell'autorevole collega. Un breve ma corposo sfogo, che autorizza a chiedersi se la professoressa torinese non sia accerchiata da incomprensioni e gelosie che rischiano di isolarla all'interno del governo.
Ma cosa ha detto, Polillo? Il sottosegretario all'Economia - un tempo comunista con simpatie miglioriste, poi socialista e infine vicino a Fabrizio Cicchitto, del quale è stato consigliere - ha dissertato in rapida successione dell'inesperienza politica, dell'emotività e dell'ingenuità del ministro del Lavoro. «Persona molto addentro ai problemi teorici», riconosce il sottosegretario, che poi però ricorda quando Fornero scoppiò a piangere presentando alla stampa la sua riforma delle pensioni, rivelando di essere «molto emotiva» e diventando «l'icona della fontana che piange».
I due non si amano, è chiaro. E Polillo in diretta tv non lo nasconde: «Ci discuto molto, anche a me dà ordini tassativi. Io le dico "guardi ministro che il Parlamento è una cosa complicata", bisogna fare gli emendamenti... à una persona che non avendo mai fatto politica bisogna accettarla per quella che è, anche con certe ingenuità ». à chiaro che al ministro del Lavoro l'idea di essere «accettata per quella che è», nemmeno fosse un caso politico o umano, non è piaciuta per nulla. Ma i collaboratori giurano che il ministro abbia incassato i complimenti con la più assoluta indifferenza: «Il solito Polillo... Le sue parole si commentano da sole».
A freddo, due notti e due giorni dopo il programma, il sottosegretario spiega che le sue parole in tv «sono state equivocate» e che la sua intenzione era schierarsi in difesa del ministro: «Siccome l'attaccavano io volevo difenderla, spiegare in modo protettivo che una persona che ha insegnato tutta la vita forse non ha dimestichezza con il Parlamento. La politica è un mestiere, se io vado a insegnare faccio disastri molto peggiori... Volevo metterci una pezza, ma forse non ci sono riuscito».
Non ci è riuscito, no. E più di un esponente del governo lo ha chiamato per chiedergli cosa gli sia saltato in mente. Eppure non è un mistero che il temperamento di Fornero - guai far precedere il suo cognome dal «la» - ha fatto più volte saltare i nervi ai politici e discutere (riservatamente) i tecnici. L'ultima querelle è scoppiata quando il decreto «milleproroghe» è stato rispedito in Commissione per la ferma opposizione del ministro del Lavoro, che non voleva tassare i lavoratori autonomi.
In tanti alla Camera hanno orecchiato i mugugni dei tecnici di Piero Giarda, responsabile dei Rapporti con il Parlamento. Ma il ministro, che conosce le insidie dei regolamenti e lo stress delle sedute d'Aula, non si è mai lasciato andare a considerazioni meno che lusinghiere nei confronti della collega: «Il ministro Fornero ha finora risolto un problema molto importante che le era stato affidato, la riforma delle pensioni. Il resto, carattere o atteggiamenti, conta poco o nulla nella vita collettiva. Riuscissimo tutti a fare risultati come lei...».
Se è vero che la stima di Monti nei suoi confronti è intatta e che «un caso Fornero non esiste», come assicura il sottosegretario Giampaolo D'Andrea, è vero anche che il ministro non fa molto per farsi nuovi amici nell'esecutivo. I colleghi soffrono la sua eccessiva loquacità e qualcosa, da ieri, ne sa anche il ministro dello Sviluppo. «Corrado Passera ha la tendenza a gettare il cuore oltre l'ostacolo - ha scherzato Fornero parlando di crescita - Gli dirò di essere meno ottimista». Una punzecchiatura? Macché, ha subito chiarito la responsabile del Welfare, era solo un «messaggio affettuoso».
3- "PASSERA PUÃ DIRE QUELLO CHE VUOLE, MA DECIDO IO"
Carmelo Lopapa per La Repubblica
Più flessibilità deve voler dire più occupazione. à la linea guida che il premier Monti detta in vista della trattativa forse più complessa, quella sul mercato del lavoro. Ora che il pacchetto rigore, quello sulla crescita e infine sulle semplificazioni possono considerarsi acquisiti, sebbene gli ultimi due debbano ancora affrontare l'esame del Parlamento (come non perdono occasione di far notare dal Pdl).
Con questo carniere il presidente del Consiglio si presenterà domani al Consiglio europeo di Bruxelles, in una carpetta a parte la riforma del lavoro, ancora tutta da discutere con le parti sociali. Ma nella quale più di un ministro tende a dire la sua. Soprattutto Corrado Passera.
à anche il motivo per il quale ieri il ministro del Lavoro Elsa Fornero, intervenendo a un convegno, non ha risparmiato una stoccata al collega e alle sue ultime esternazioni: «Dirò a Passera di essere un po' meno ottimista, un po' meno cuore oltre l'ostacolo». Un richiamo al realismo definito da lei stessa un «messaggio affettuoso», condito da complimenti per il fiocco azzurro di poche ore prima, ma tant'è. «à molto difficile trovare bacchette magiche - ha insistito la Fornero - noi lavoriamo per il medio termine».
Tra i due non c'è grande feeling e fanno poco per nasconderlo.
Monti non vuole «sentir parlare di concertazione - come fa presente in queste ore, in privato, ai più stretti collaboratori - Passera può dire quello che vuole, ma decido io. Il dossier riforma del lavoro lo ha in mano la Fornero, che va avanti secondo le mie indicazioni».....
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