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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
A FORZA DI ANDARE DIETRO A TRUMP, GIORGIA MELONI È SEMPRE PIÙ ISOLATA! VON DER LEYEN (CON IL SOSTEGNO DI PARIGI, BERLINO E LONDRA) SI SCHIERA CONTRO LE SANZIONI AMERICANE ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE - LA PREMIER MUSK-ERATA TRADISCE L’EUROPA, APPOGGIA TRUMP (“NOI GIOCHIAMO QUESTA PARTITA AL FIANCO DELLA CASA BIANCA”) E PENSA DI VEDERE MUSK, GARANTE DEL SUO PATTO COL PRESIDENTE USA, AL VERTICE SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE A PARIGI – I SOSPETTI DELLA MELONI SU FRANCIA E GERMANIA CHE AVREBBERO ORDITO LA TRAPPOLA CHE HA FATTO SCATTARE L'INCHIESTA DELLA PROCURA DI ROMA SUL CASO ALMASRI - COSA HA DETTO URSULA, A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE ALLA PREMIER SU TRUMP E SULLA DIFFERENZA TRA FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – DAGOREPORT
DAGOREPORT
Tommaso Ciriaco e Giuliano Foschini per repubblica.it - Estratti
Nel conflitto, la neutralità è debolezza. Ecco perché tra Washington e Bruxelles, Giorgia Meloni non cerca mediazioni e dà ordine di schierarsi con Donald Trump. E contro l’Europa. «È il nostro campo di gioco», è il senso del messaggio che la premier recapita alla diplomazia prima della “conta” alle Nazioni Unite.
La presidente del Consiglio sente Antonio Tajani per pianificare la strategia, quindi dà forma alle tesi antifrancesi e antitedesche di Giovanbattista Fazzolari, consegnando alla nuova amministrazione americana uno scalpo significativo: Roma, la capitale che ha ospitato il battesimo della Corte penale internazionale, “tradisce” le principali cancellerie europee. E apre una breccia pesante nel cuore del continente.
Sia chiaro: la campagna contro la Cpi non ha nulla di programmato. Senza il caso Almasri, l’Italia non avrebbe mai potuto sfilarsi dal documento proposto dagli europei all’Onu.
GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN
Il pesantissimo scontro attorno all’arresto del torturatore libico, però, consente a Palazzo Chigi di accodarsi a Trump e sfruttare l’occasione per differenziarsi da Parigi e Berlino, sospettati di aver ordito la trappola perfetta che ha provocato l’inchiesta della Procura di Roma.
E quindi, ancora: «Noi giochiamo questa partita al fianco della Casa Bianca — è l’indicazione di Meloni, riferita dal cerchio magico — anche perché la nuova amministrazione vuole andare fino in fondo contro l’Aia». E non basta: la premier è tentata dall’opportunità di rivendicare di persona questa scelta di campo all’amico Elon Musk. Il fondatore di Tesla (assieme al vicepresidente Usa J.D. Vance) è infatti tra i possibili ospiti del vertice sull’intelligenza artificiale che si terrà a Parigi l’11 febbraio. La leader non ha dato conferma della sua presenza e deciderà soltanto all’ultimo minuto, ma potrebbe volare oltralpe proprio per incrociare il multimiliardario garante del suo patto con il presidente degli Stati Uniti.
LO SPIONAGGIO SUI GIORNALISTI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
È uno scontro destinato a lasciare scorie, quello appena consumato all’Onu. A generare tensioni attorno alla Commissione europea. Secondo alcune fonti, Meloni avrebbe anticipato a Ursula von der Leyen dello strappo imminente. Certo è che la leader abbandona almeno per un giorno la “terra di mezzo” tra Usa ed Ue — è la teoria di Roma come ponte tra le due sponde dell’Atlantico — per conquistare la benevolenza di Trump. E d’altra parte, è cosa nota che l’altro nemico dell’Aia è il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il principale alleato del tycoon, oggetto di un mandato di cattura della Corte penale internazionale. Un mandato che l’Italia, tra i pochi in Europa, ha assicurato di non voler in ogni caso eseguire.
ursula von der leyen giorgia meloni romano prodi meme by edoardo baraldi
Sono giorni di battaglie pubbliche, ma soprattutto di duelli sotterranei. Di tensioni e dossier. Meloni si mostra poco o nulla, anche per evitare di sbilanciarsi.
Meglio non trovarsi a dover rispondere a domande sul caso Almasri, o su altri dossier sensibili: il caso Paragon, la battaglia tra la Procura di Roma e l’intelligence, le dichiarazioni di Carlo Nordio. La premier partecipa solo ad un rapidissimo consiglio dei ministri. Dura venti minuti, viene disertato da mezzo governo: non ci sono Tajani e Salvini, impegnati all’estero. Il leghista però parla, altroché se parla, indicando lo scandalo Paragon come il sintomo di una guerra nei servizi. Poco dopo, rettifica. In mezzo, accade di tutto.
giorgia meloni in versione ducetta
(…) Ma a disturbare di più la presidente del Consiglio è il fatto che un “traditore” abbia bucato il suo partito su WhatsApp. Ecco perché ieri ha convocato nella sede dell’esecutivo alcuni avvocati, per capire i margini legali. Ed ecco perché lo stato maggiore del melonismo ha provato a incrociare i presenti nelle varie chat per individuare il minimo comun denominatore: sono pochissimi dirigenti, meno delle dita di una mano. Tra loro, la stessa premier e il cognato Francesco Lollobrigida. Bisogna cercare altrove. Il mistero continua.
DICHIARAZIONE DI 79 PAESI CONTRO LE SANZIONI DI WASHINGTON
Claudio Tito per repubblica.it - Estratti
Donald Trump attacca la Corte penale internazionale, l’Onu e l’Ue la difendono. Ma l’Italia si mette al fianco del presidente americano. Aprendo così un secondo capitolo dello scontro con i giudici dell’Aia dopo il caso Almasri.
Tutto prende il via con l’ordine esecutivo della Casa Bianca che impedisce ai funzionari della Corte di entrare negli States per «aver intrapreso azioni illegali e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato Israele». Da quel momento è il putiferio. Ben 79 Paesi contestano in una dichiarazione la scelta di Washington che «compromette gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta, poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo», oltre ad «aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale».
(...) Secondo il presidente del consiglio europeo, Antonio Costa, che giovedì aveva incontrato proprio la presidente del Tribunale dell’Aia, la giapponese Tomoko Akane, «sanzionare la Corte penale internazionale ne minaccia l’indipendenza e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso».
Il governo italiano ha invece evitato dichiarazioni ufficiali mostrando plasticamente di essersi messo al fianco del fronte “trumpiano” d’Europa. «È tempo — ha così avvertito il premier di Budapest — che l’Ungheria riveda cosa stiamo facendo in un’organizzazione internazionale che è sottoposta a sanzioni statunitensi». Esattamente il contrario di quel che pensa il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz: «È sbagliato imporre delle sanzioni alla Corte penale internazionale. Mettono in pericolo un’istituzione che dovrebbe fare in modo che i dittatori di questo mondo non perseguitino la gente e facciano scoppiare delle guerre».
GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN
Un conflitto che ha costretto la presidente della Cpi Akane a prendere «atto con profondo rammarico dell’emissione da parte degli Stati Uniti di un ordine esecutivo che cerca di imporre sanzioni ai funzionari della Cpi, di danneggiare l’indipendenza e l’imparzialità della Corte. L’ordine esecutivo è solo l’ultimo di una serie di attacchi senza precedenti che mirano a minare la capacità della Corte di amministrare la giustizia in tutte le situazioni. Tali minacce e misure coercitive costituiscono gravi attacchi contro gli Stati parte della Corte, l’ordine internazionale basato sullo Stato di diritto e milioni di vittime». Anche l’Onu si mette in difesa della Corte chiedendo a Trump di revocare la sanzione. Mentre il premier israeliano ringrazia il tycoon definendo «coraggiosa» la decisione della Casa Bianca.
Ma l’ennesimo exploit di Trump ha di fatto creato una nuova frattura tra i paesi occidentali. E in particolare con l’Unione europea. Questo conflitto, infatti, si inserisce nel continuo braccio di ferro con il vecchio continente dal momento del suo insediamento. La minacciata battaglia sui dazi sembra allora un prologo di quel che potrebbe accadere nelle prossime settimane. Esattamente come la possibile trattativa solitaria con Mosca per una tregua in Ucraina.
E forse non è un caso che tra i tanti incontri programmati dal presidente Usa, per ora non figura quello con i rappresentanti Ue, von der Leyen e Costa. E chi sa se il “Commander in Chief” considererà solo una coincidenza la convocazione proprio all’Aia tra quattro mesi del prossimo vertice Nato.
ursula von der leyen giorgia meloni - foto lapresse
DONALD TRUMP ACCOGLIE GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK
meloni ellekappa
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7
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