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Andrea Scaglia per "Libero"
Un fantasma. Svanito come solo gli spettri alla luce del giorno. Che se non ci fosse quell'immagine carpÃta dalla piccola videocamera sistemata sul chiosco - malferma e sfuocata come certi incubi che non t'abbandonano nemmeno da sveglio - ecco, se non ci fosse, uno potrebbe anche dubitare della sua esistenza.
E invece no, non è uno spirito né un sogno sia pur orribile. Basta girarsi e vedere i fiori che tutta Brindisi è venuta a posare per ricordare la povera Melissa, morta a 16 anni davanti alla sua scuola perché quel maledetto ectoplasma ha deciso che la sua vita valeva nulla.
E compare e ricompare, l'odiosa figura indistinta, ma solo virtualmente. Angelo Rampino, che dell'istituto di Melissa è il preside, svela che anche altre telecamere di zona hanno inquadrato l'infame, quel sabato di mattina presto.
Mentre, dopo aver già sistemato qualche ora prima il cassonetto col suo carico di bombole assassine, s'aggirava come la belva in attesa delle vittime da dilaniare. «Immagini che non ho visto personalmente, ma me ne hanno riferito: gironzolava qui nella zona, prima dell'attentato, era solo e a piedi» - peraltro dalla Procura non confermano.
E invece gli altri fotogrammi li ha potuti vedere, quelli poi pubblicamente diffusi. Mostrati a lui dagli investigatori subito dopo il botto. Speravano in un riconoscimento. Non è arrivato. «Sembrava un signore tranquillo e distinto, mai l'avevo visto prima».
E poi il professore smentisce di accesi contrasti relativi all'attività scolastica - si era parlato di uno scontro con un uomo il 28 aprile scorso, con questo a gridare «ve la farò pagare »: «No, non è successo nulla di tutto questo, ho verificato anche con il personale». Lui non ci crede, a un movente legato alla scuola.
Un'altra testimone dichiara di aver notato, proprio quella notte intorno alle tre, una specie di camioncino da cui due persone hanno scaricato qualcosa, ma non è considerata attendibile. La verità è che nessuno ci sta capendo nulla. Qualcuno lancia la "pista rumena": smentita. Inizialmente c'era chi aveva parlato di un arabo con barba lunga e tunica: sciocchezza. C'è chi ritira fuori la pista anarco-eversiva, visto il reato ipotizzato di "strage con finalità di terrorismo": chissà . La criminalitá? «Non può essere (ma perché?)». Un pazzo maniaco? Magari, ma davvero abile e organizzato.
Un fantasma. Un agente ci dice che «abbiamo fatto un patto fra di noi, un patto fra padri più che fra investigatori: dobbiamo prenderlo». Intorno, Brindisi assiste sgomenta e rabbiosa. E dopo i botti dei primi giorni, con gli interrogatori in questura e i sospetti poi rilasciati e le polemiche sulla gogna mediatica, gli inquirenti restano chiusi a riccio - e non nascondono nemmeno un certo fastidio per le uscite del preside di cui sopra, si racconta di un Cataldo Motta, capo dell'Antimafia di Lecce e titolare del fascicolo, piuttosto irritato.
Una fonte investigativa di primo piano ci spiega comunque di «non credere troppo alla pista della Sacra Corona Unita, un gesto del genere sarebbe stato controproducente per loro, centinaia di agenti per le strade. Ma questa è una convinzione personale, stiamo approfondendo tutte le possibilità ».
E sulla strana circostanza per cui l'uomo, nonostante la meticolosa preparazione, abbia poi azionato il telecomando d'innesco proprio sotto la telecamera: «Mah, non può essere che non l'abbia vista. Più probabile allora che abbia sottovalutato la cosa». E i complici? «Non escludiamo che potesse esserci anche un'altra persona». E le bombole esplose? I frammenti possono fornire qualche indicazione? «Qui esiste un fiorente mercato di bombole vendute in nero. Può essere che ce le avesse già in casa, magari da anni. Comunque i risultati delle analisi sui reperti li avremo fra diversi giorni». Si ferma un attimo, poi riprende: «Tanti elementi sembrano combaciare e tanti invece sembrano contraddirsi. à un'indagine nient'affatto facile».
E mentre Veronica, la compagna di Melissa ferita gravemente, viene trasferita al centro ustioni di Pisa, l'Italia intera guarda a Brindisi. Il premier Monti rimarca che «colpire un bersaglio innocente, una ragazza che stava andando a scuola, è un gesto vile e un segnale di allarme che non può essere e non sarà sottovalutato». Ancora ieri, altri esperti venuti da Roma raccoglievano e fotografavano e misuravano sul luogo del misfatto. Tutta Italia a caccia di un fantasma.
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