1. IL GOVERNO ALFETTA FINISCE FUORI STRADA E LA PALUDE ITALIA È PRONTA A CONSEGNARSI ALL’UNICO LEADER CHE SEMBRA AVERE GLI STIVALI ADATTI: RENZI MATTEO, DA FIRENZE 2. TUTTO BENE QUEL CHE FINISCE BENE? ECCO, NON ESATTAMENTE. QUALCUNO HA VOTATO MARIO MONTIMER? QUALCUNO HA VOTATO LETTANIPOTE? QUALCUNO HA VOTATO RENZIE? 3. SE NELLE PROSSIME ORE IL TRISTE ASPENIO SI ARRENDERÀ AL ROTTAM’ATTORE, L’ITALIA AVRÀ IL TRISTE PRIMATO DI TRE GOVERNI CALATI DALL’ALTO IN 28 MESI. E FORSE NON È UN CASO SE IL PRIMO PARTITO È ORMAI QUELLO DELL’ASTENSIONE, ARRIVATA AL 40% 4. QUANTO AL ROTTAM’ATTORE - UNO CHE IL BANANA HA INVANO CERCATO PER ANNI NEL SUO CENTRODESTRA. UN PERFETTO PRODOTTO DA GRANDE DISTRIBUZIONE E LARGO CONSUMO - ECCOLO APPRESTARSI A DIVENTARE VITTIMA DI SE STESSO E DELLE PROPRIE ACCELERAZIONI. COSTRETTO A MUOVERSI COME UN D’ALEMA QUALUNQUE, NELL’ENNESIMA DIMOSTRAZIONE CHE IL “CONTRAPPASSO” DANTESCO RESTA UN’INTUIZIONE INSUPERABILE

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a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - STATO DI ECCEZIONE PERMANENTE
Palude Italia. In mezzo a una marea di impresentabili e riciclati vari, avvolti in un perenne chiacchiericcio politichese del quale non frega nulla a nessuno, spunta a sorpresa un giovanotto svelto e sfrontato. Uno che il Banana ha invano cercato per anni nel suo centrodestra. Un perfetto prodotto da grande distribuzione e largo consumo. Una macchina da slogan praticamente infallibile. I suoi compagni di partito, se tale si può considerare il Pd, naturalmente fanno di tutto per fermarlo. Non sia mai che si vinca.

Ma al secondo tentativo primariesco, l'hooligan con la sciarpa della Fiorentina si prende la baracca, trova un'intesa più che legittima con il Banana sulla riforma elettorale e comincia a martellare il governicchio di Mezze Intese. Parla di cose concrete, propone soluzioni per realizzarle, indica dei tempi certi e sembra fare tutto alla luce del sole. Una mezza rivoluzione per un paese ammalato di lettismo e gestito da Re Giorgio a colpi di moniti, "moral suasion" e convocazioni nelle segrete stanze. Sottoposto a un trattamento del genere, il governo Alfetta finisce fuori strada e la Palude Italia è pronta a consegnarsi all'unico leader che sembra avere gli stivali adatti.

Tutto bene quel che finisce bene? Ecco, non esattamente.
Qualcuno ha votato Mario Montimer? Qualcuno ha votato Lettanipote? Qualcuno ha votato Renzie? Se nelle prossime ore il triste Aspenio si arrenderà per lasciare campo libero al Rottam'attore, l'Italia avrà il triste primato di tre governi calati dall'alto in 28 mesi. E forse non è un caso se il primo partito è ormai quello dell'astensione, arrivata al 40%.
Quanto al Rottam'attore, eccolo apprestarsi a diventare vittima di se stesso e delle proprie accelerazioni. Costretto a muoversi come un D'Alema qualunque, nell'ennesima dimostrazione che il "contrappasso" dantesco resta un'intuizione insuperabile.

2 - SPOSTATI RAGAZZO, CHE MI CI METTO IO
"Letta in bilico, Renzi è pronto", titola in prima il Messaggero. La Stampa la mette così: "Letta-Renzi, lo scontro finale. Il segretario deciso a guidare il governo, ma il premier non intende farsi da parte. Napolitano attende il confronto tra i due: scelga il Pd. Alfano favorevole al cambio".

Lettanipote è in trincea con tanto di elmetto (come da foto della Stampa a pagina 2) e con i suoi usa parole forti: "E' un tradimento, il mio programma convincerà tutti'. Ma il segretario ha ormai la spinta di quasi tutto il Pd. Franceschini tenta di convincere Enrico a fare il passo indietro". (Repubblica, p. 2).

Per la Stampa, "Letta resta solo ma resiste: ‘Dev'essere chiaro, è in corso una manovra di Palazzo. Sia fatto tutto alla luce del sole" (p. 2). Si divertono parecchio al Giornale: "Letta alla frutta vuole imitare Prodi. Il premier presenta oggi il programma per cercare la fiducia al buio in Parlamento come fece il Prof. E fu un fiasco" (p. 2). Mentre Littorio Feltri chiede a Re Giorgio di lasciare il Colle, con un lungo e argomentato editoriale (p. 1).

3 - QUELLI CHE ASPETTANO RENZIE
Ma se si deve parlare di "tradimento", tocca guardare anche sul fronte degli alfanoidi, stranamente rassegnati alla caduta di Lettanipote: "Alfano accetta la staffetta per allontanare le elezioni. ‘Palazzo Chigi dimostra determinazione, ma a tempo scaduto'. Il vicepremier dovrebbe conservare anche l'incarico di ministro dell'Interno" (Stampa, p. 5). Ah ecco, conserva la doppia poltrona. Mentre il Banana finge di essere sorpreso per l'accelerazione di Renzie, preferirebbe tanto il voto, "ma è pronto all'ok sulle riforme" (Giornale, p. 4).

Per Repubblica, "Una maggioranza più ampia punta su Matteo al Senato, ma Sel rischia la scissione. In 30 pronti a sostenere il nuovo governo. A Palazzo Madama attesi oltre una decina di voti in più rispetto a Letta, contando almeno tre o quattro dissidenti M5S. Scontro furioso nel partito di Vendola: una ventina di deputati guidati da Migliore e 4 o 5 senatori decisi al sì" (p. 4). E ovviamente è già tempo anche di totoministri: "All'Economia Boeri o Guerra e per la Cultura spunta Baricco. All'Interno Franceschini o Delrio, Alfano vicepremier" (Repubblica, p. 6).

Già a disposizione il Messaggero: "Renzi verso Palazzo Chigi. ‘Il mio sarà un governo nuovo e più a sinistra'. Matteo promette di fare le riforme e di arrivare al 2018. Via Saccomanni e al suo posto Padoan. Franceschini, Angelino e Delrio restano" (p. 2).

4 - LA STORIA SIAMO NOI (D'ALEMA & FRATTINI REMIX)
Con una simpatica letteronza al Corriere nella quale non manca di ricordarci che lui ormai ha "degli impegni" che lo portano "a occuparsi quasi esclusivamente di questioni europee e internazionali", il Mago Dalemix torna sul luogo del delitto, ovvero l'amara staffetta con Prodi. Racconta che cercò di salvare in tutti i modi il Mortadellone, ricorda che a farlo cadere furono Cossiga e Bertinotti, sostiene che Scalfaro negò le urne anticipate "eravano in stato pre-bellico e si stava negoziando l'entrata nell'euro) e conclude dicendo che Veltroni e Mussi gli chiesero di poter fare il suo nome per Palazzo Chigi.

"Io accettai e fu un errore", scrive oggi Dalemix. Pregevoli le ultime righe della lettera: "C'è una nuova generazione al comando, si prenda le sue responsabilità, lasciando perdere i rancori e le menzogne del passato. Non chiedo altro. Spero che almeno questo lo si possa ottenere" (p. 6).

Tempo di ricordi anche per il Gran Maestro (di sci) Frattino Frattini, impalpabile ministro degli Esteri nell'ultimo governo Berlusconi. Sempre al Corriere, spiega che la caduta del Banana "non fu un complotto". "La maggioranza era sul punto di sfaldarsi. Il Cavaliere compì una scelta giusta e alta, chi la attribuisce ad altri non gli rende onore" (p. 8). Vagamente surreale. Ma l'uomo è così: totalmente levigato. Si muove anche Ciquito Cicchitto, che alla Stampa assicura: "Nel 2011 non ci furono congiure. Monti lo volevamo noi. Tremonti cercava di impedire a Berlusconi di dialogare persino con Draghi" (p. 6).

5 - E QUELLI CHE ASPETTANO LA BAD BANK
Intanto, in attesa del nuovo governo, le banche si preparano a una partita decisiva per il loro futuro in Eurolandia: la bad bank. In un pezzo della Stampa (p. 29) sulle mosse di Unicredit e Intesa Sanpaolo, a un certo punto si può leggere questo virgolettato di Antonio Patuelli, presidente Abi: "L'iniziativa non può venire da noi ma da un soggetto pubblico che, in questi anni, invece di aiutarci fino ad ora ha aumentato le tasse sulle banche".

Ecco, queste poche parole, al di là del fatto che significano la volontà di ottenere una garanzia statale alla montagna di sofferenze bancarie, forse spiegano molte cose della staffetta di governo. Per averne la prova, basterà aspettare pochi mesi.

6 - RIFORMATORE E CORRUTTORE?
Il Banana reloaded è a processo per la caduta del governo Prodi nel 2008 e si preparano colpi di scena. Repubblica: "Berlusconi, spunta la compravendita-bis. Dieci parlamentari nel mirino dei pm. Napoli, i dubbi su chi salvò il Cavaliere nel 2010 e il caso Ruby. Analizzati alcuni conti corrente. L'ex premier dichiarato contumace" (p. 11). E certo che è contumace. E' a fare le riforme.

7 - TANGENTI A SEI ZAMPE?
Il Cetriolo Quotidiano ammolla un discreto cazzotto al gran capo di Eni in scadenza di poltrona: "Tangenti algerine, le accuse a Scaroni nel caso Eni-Saipem. Un ex dirigente racconta a verbale il ruolo dell'amministratore delegato del colosso petrolifero nella presunta corruzione internazionale. L'ipotesi d'accusa è che sia stata pagata una tangente da 198 milioni di euro al ministro algerino dell'Energia Chekib Khelil e al suo entourage per ottenere appalti da 11 miliardi" (p. 12).

8 - PADRONCINI DI GRAN CLASSE
Repubblica sguazza nell'ennesima lite in casa Rcs: "Tra Elkann e Della Valle lite continua su Rcs. ‘Hai un'azienda nana'. La replica: ‘Voi scappate'. Duello dopo l'azione di responsabilità del leader di Tod's contro il cda Rizzoli. Elkann: ‘Da inizio anno Tod's ha perso il 20% in Borsa. Non regge i competitori diretti come Prada'. Della Valle: ‘Fai uno stage. Potrai visitare una azienda, la mia, che fa ottimi prodotti e non ha mai deciso un'ora di cassa integrazione" (p. 23). Al prossimo giro, si affronteranno a colpi di "Ce l'hai piccolo", "Non la pensa così tua sorella".

9 - IL CORAGGIO DI FARINETTO FARINETTI
Confinata nelle brevi di Economia a pagina 31 del Corriere, la prova che il renziano Farinetti non delude mai. Pare che ci siano quattro fondi interessati a investire su Eataly. Si tratta di fondi con base nel Sud Est asiatico, ma la cosa meravigliosa è il nome della società che nascerà: "Fico", che sta per Fabbrica Italiana Contadina. Si è spinto dove Marpionne e suo figlio Kaki Elkann non hanno osato.

10 - ULTIME DA UN POST-PAESE
Qualche dato del ministero del (fu) Welfare per vedere a che punto è la notte: "Dilaga il lavoro nero: il 65% delle imprese usa ‘irregolari'. Nel 2013 controllate 265 mila aziende, recuperati 1,4 miliardi di euro di contributi non versati. La recessione fa calare anche il numero degli addetti senza contratto: scesi del 19% a 239 mila in un anno" (Repubblica, p. 13). A questo punto l'unica cosa da fare, naturalmente, è ridurre questi odiosi controlli.

 

 

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