DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
M. Gu. per “Il Corriere della Sera”
Francesco Rutelli, dietro alle scelte di Renzi?
«Assolutamente no, non è il governo Rutelli. Io sono amico di tutti loro, ministri e sottosegretari, ma queste decisioni le prende chi guida, non chi ha realizzato la scuola di formazione. E dico scuola in senso non ideologico».
Franceschini, Pistelli, Bocci, Giacomelli, Reggi, Gozi, Baretta, Bobba... Gentiloni è solo l’ultimo petalo della ex Margherita che va al governo.
«Sono contentissimo per Paolo, se lo merita. È colto, competente, capace. Ha equilibrio e sarà un ministro politico. Quando era con me in Campidoglio teneva i rapporti con gli Usa e col mondo, assieme a Filippo Sensi».
Il portavoce di Renzi, il celebre Nomfup di Twitter.
«Filippo, che allora era più nel backstage, ha capito tra i primi l’importanza del web».
E Luca Lotti?
«Ragazzo sveglio, ha l’età di mio figlio. A Firenze era sempre con noi. Ma non mi faccia fare la parte del fanatico».
Non è un talent scout?
«La considerazione di fondo non è che Rutelli è una brava chioccia o un buon addestratore, è che viene fuori un metodo. Tra i politici della seconda Repubblica sono quello che non ha selezionato i suoi collaboratori in base alla loro appartenenza ideologica, ma in base alle cose che bisognava fare».
Non contano le cordate?
«La politica che ho portato avanti non si faceva per ideologia o consorteria, ma per campagne. Anche chi a Roma non mi ha votato, riconosce che abbiamo fatto le cose. Io non vengo da una filiera comunista o democristiana, ma dai radicali e non ho mai avuto paura di essere in minoranza. Sono andato via dal Partito democratico ben sapendo che era una scelta scomoda, ma non me ne pento affatto».
È l’unico rutelliano che non è al governo...
«Non mi pento di aver lasciato il Pd per il terzo polo. Non mi piacciono i partiti personali, mi convince il Renzi politico, non l’approccio solitario. Sono orgoglioso di aver unito gruppi molto plurali e di aver scelto persone che hanno dimostrato di saper stare al servizio del Paese».
Persone come Delrio?
«Graziano era della scuola reggiana. Parlo di un gruppo di persone molto ampio, che non si ferma al Pd. Marcello Fiori, ora in Forza Italia, era il mio vice capo di gabinetto».
E Renzi?
«Ho scommesso su di lui. Nel 2007 a Washington gli presentai Hillary Clinton e, a Delhi, Sonia Gandhi».
Cosa unisce gli ex rutelliani diventati renziani?
«La capacità di realizzare, servire l’interesse pubblico e fare gioco di squadra. Con questi criteri, da sindaco misi l’ambientalista Chicco Testa all’Acea e poi, da ministro, scelsi Giorgio Ferrara per salvare il Festival di Spoleto e Paolo Baratta per la Biennale».
Perché Renzi ha scelto Gentiloni e non Pistelli?
«Un fatto di chimica, ma girerei la domanda a Renzi».
PAOLO GENTILONI MICHELE BALDI E FRANCESCO RUTELLI - COPYRIGHT PIZZI
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