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“SE NON HAI CREDIBILITÀ PER POTER ESSERE UN’ALTERNATIVA, IL RISCHIO È CHE L’ATTUALE ESECUTIVO DURI A LUNGO” - GENTILONI SFERZA ELLY SCHLEIN – “NON SIAMO ANCORA PRONTI, COME CENTROSINISTRA, PER ESSERE UNA VERA ALTERNATIVA DI GOVERNO” – L'ANALISI SPIETATA DELL'EX PREMIER ARRIVA NEL GIORNO IN CUI LA MINORANZA SFIDUCIA STEFANO BONACCINI, IL PRESIDENTE DEL PARTITO CONSIDERATO TROPPO SCHIACCIATO SULLA LINEA ELLY: LA PAX NEL PD, E NELLA MINORANZA, E’ FINITA – ELLY CON RICCI NELLE MARCHE: “LA SFIDA SI GIOCA SU UN PUGNO DI VOTI”

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Giovanna Vitale per repubblica.it - Estratti

 

paolo gentiloni elly schlein

Vede il testa a testa, Elly Schlein. Di nuovo in tour nei dintorni di Pesaro, per la segretaria del Pd strappare le Marche alla destra è possibile. «La differenza la potete fare voi se chiamate tutti quelli che conoscete per dire che c’è ancora speranza in una politica diversa», incoraggia i militanti: «Queste regionali si giocano letteralmente su un pugno di voti». In ballo — per lei — non c’è solo la vittoria di Matteo Ricci su Francesco Acquaroli, ma il futuro dell’alleanza progressista che per la prima volta si presenta in formato extralarge ovunque si voti. Pronta a contendere la guida del Paese a Giorgia Meloni.

 

Prospettiva che tuttavia Paolo Gentiloni non scorge, convinto che al momento le opposizioni non siano in grado di rappresentare «una vera alternativa» di governo: «Hanno da fare moltissimi passi in avanti per guadagnare la credibilità necessaria», spiega l’ex premier a Talk, festival del Post. Secondo l’esponente dem, lo sbaglio più grosso è «dare per scontata» l’alternanza a Palazzo Chigi.

 

giorgio gori lorenzo guerini filippo sensi marianna madia pina picierno lia quartapelle

«Se non hai credibilità per poter essere un’alternativa, il rischio è che l’attuale esecutivo duri a lungo», ragiona l’ex commissario Ue. «E non posso pensare a cosa succederebbe in questo paese se durasse per dieci anni. Non sto dicendo che arrivano la dittatura e quelli col fez, sto dicendo che una tendenza invasiva all’occupazione di spazi di potere, che già vediamo, prolungata per dieci anni, l’Italia farebbe bene a evitarla. Non siamo ancora pronti», come centrosinistra, «per essere una vera alternativa di governo».

 

Analisi spietata che irrompe proprio nel giorno in cui la minoranza si riunisce per mettere in stato d’accusa Stefano Bonaccini, il presidente del partito e capo del correntone sconfitto alle primarie, considerato troppo schiacciato sulla linea della segretaria che soffoca le istanze riformiste e snatura il Pd. Una discussione accesa, a tratti drammatica, disertata per protesta da diversi big: Guerini, Delrio, Gori, Sensi, Madia, Picierno. Assenze che di fatto decretano la fine di Energia popolare.

schlein gentiloni

 

Nonostante gli sforzi di Alessandro Alfieri, il coordinatore cooptato in segreteria, che in apertura ammette «gli errori fatti: avrei dovuto difendere di più gli spazi del confronto politico» e invita a non dividersi perché «dobbiamo riuscire a ottenere una vera gestione unitaria che oggi non c’è». Ma c’è poco da fare.

 

Le critiche, feroci, sovrastano gli appelli a restare. «Siamo fuori tempo massimo», attacca Simona Malpezzi: «Qui il tema è politico: stiamo aiutando il Pd ad essere espansivo e plurale? La risposta è no. Galleggiamo intorno al 20%. Quindi la nostra area non ha svolto la sua funzione e ha rinunciato alla discussione. Si è appiattita senza svolgere alcun ruolo di stimolo».

 

LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD

Furiosa la prodiana Sandra Zampa: «Intendo lasciare Energia popolare. Una minoranza non ha il compito di presidiare posti e ruoli, ma fare altro. Non c’è pluralismo in questo partito, con Renzi ce n’era di più. Stare uniti ha senso se non si abdica completamente alla propria identità. Non credo sia vero che gli iscritti e la società attorno a noi ci stiano dicendo che va bene così». 

 

(...)

La conclusione dell’ex governatore emiliano è tutta all’offensiva: «Mi avete chiesto voi di fare il capo dell’area, posso pure farmi da parte. Ma non scordiamo che nel ‘18 e nel ‘22 c’erano due riformisti a guidare il Pd e abbiamo preso batoste.

susanna camusso elly schlein stefano bonaccini foto lapresse

 

Quindi sì, bisogna discutere di più», ammette Bonaccini. Ma farlo ora, «a poche settimane dal voto nelle Marche e in Calabria», sarebbe «sorprendente», aggiunge a sera dalla Festa dell’Unità di Bologna. Con una promessa: «Dopo le regionali chiederò io che si convochi una direzione, se non lo farà la segretaria». Ormai però qualcosa si è rotto. La pax, nella minoranza e nel Pd, è finita.

STEFANO BONACCINI - MICHELE DE PASCALE - ELLY SCHLEIN matteo ricci schleinelly schlein paolo gentiloni