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Giovanna Vitale per “la Repubblica - Roma”
C’è un incubo che in queste ore agita i sonni del candidato sindaco del Pd. Alimentato dagli ultimi sondaggi che vorrebbero Roberto Giachetti più basso delle sue liste, ha un nome e contorni precisi: voto disgiunto.
In sostanza, un pezzo dell’elettorato di centrosinistra, sull’onda del fuoco amico ingaggiato dai “nemici” interni della sinistra dem, sarebbe pronto nel segreto dell’urna a tradire — fors’anche per antipatia nei confronti del premier che l’ha designato — il renzianissimo aspirante al soglio capitolino.
Come da linea tracciata già un mese fa da Massimo D’Alema: «Normalmente sono disciplinato e voto per i candidati del mio partito», disse l’ex capo del governo in tv, «ma in questo caso mi prenderò un ulteriore momento di riflessione, perché non vedo un leader della caratura adatta ai problemi della città».
Posizione che, da allora, non è mai cambiata. Al punto da ingrossare le voci di un suo sostegno, naturalmente non pubblico, allo sfidante (ex) civico convertito al berlusconismo Alfio Marchini. Il quale si smarca: Non lo sento da tempo».
Ma talmente insistenti da costringere Giachetti a una reazione piuttosto piccata: «So che D’Alema ha detto che non mi voterebbe perché non sono una persona adeguata », ha sbuffato ieri il vicepresidente della Camera. «So di rappresentare una rottura con il passato, per cui c’è un pezzo di Pd che non vuol cambiare e mi è contro. Pazienza». Evitando comunque di aggiungere, come invece fece la volta precedente: «Tanto dove c’è lui si perde».
Parola d’ordine: non inasprire i toni, anche per cercare di scongiurare la fuga degli elettori di sinistra, gran parte dei quali ancora indecisi. Scansando ogni polemica di carattere nazionale, che farebbero solo il gioco degli avversari. Tant’è che quando la leader di FdI, a proposito del nuovo endorsement di Renzi, ha attaccato a brutto muso («Penso che tradisca la debolezza del candidato; il fatto che il premier abbia bisogno di scendere pesantemente nella campagna elettorale vuol dire che nei sondaggi le cose non vanno benissimo»), Giachetti taglia corto: «Meloni lo vedrà il 5 giugno se sono un candidato debole.
Stiamo avanzando con iniziative mirate a questioni concrete: siamo in condizioni di arrivare primi al ballottaggio. In ogni caso, si sta facendo la campagna per votare Giachetti, non Renzi. Se Renzi vuole venire a fare la chiusura io non posso che essere felice».
Schermaglie a colpi di «governi ombra » che Marchini annuncia «insedieremo presto» e stilettate fra ex alleati: «Avete abbandonato il popolo di sinistra per subalternità ai poteri forti della città», tuona Fassina contro lo sfidante dem. Antipasto di uno scontro che entrerà nel vivo la prossima settimana, quando tutte le liste saranno presentate: il segnale che la corsa è cominciata. E indietro non si torna.
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