DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1. L’AMACA
Michele Serra per la Repubblica
Gino Strada che dà dello "sbirro" a Marco Minniti è la certificazione - ce ne fosse ancora bisogno - della morte della sinistra italiana. Scissa in due parti mai più unificabili: una virtuosa ma spocchiosa, l' altra realista ma compromessa. A segnare l' irreparabilità della situazione l' uso della parola "sbirro", che è del gergo malavitoso e curvaiolo, carica di un disprezzo (umano, politico) senza appello.
Non esiste più luogo di dibattito, tanto meno di riconciliazione, tra questi due stati d' animo. Nel Partito comunista convivevano gli stalinisti e i movimentisti alla Ingrao, gli statalisti e gli autonomisti (nella Democrazia cristiana Dossetti e Scelba, nella Chiesa i giovannei e i lefebvriani). Oggi è guerra per bande, odio libero di sprigionarsi, nessun contenitore è in grado di assorbire questi gas tossici.
Come quelli che conservano in casa certi semi perduti, e certe memorie consumate, mi rendo conto di vivere, e forse di sopravvivere, da ossimoro. Verso da secoli il mio otto per mille a Emergency ma non vorrei Gino Strada come ministro degli Interni (né Minniti a ricucire gli sbudellati di guerra). Sono sicuramente incoerente, ma nel mio cortile, forse solo nel mio cortile, la sinistra esiste ancora.
2. “MINNITI SBIRRO” L' ESTREMISMO (E L' AUTOGOL) DI GINO STRADA
Marco Imarisio per il Corriere della Sera
Sbirro è un termine dispregiativo che indica i poliziotti. Gino Strada è una persona che fa un lavoro encomiabile. Al netto delle dispute ideologiche, questi due enunciati sono, o sarebbero, difficili da contestare. Due verità. Anche per questo è un vero peccato che il fondatore di Emergency abbia usato quel termine riferendosi alla formazione culturale del ministro dell' Interno Marco Minniti, per altro al termine della presentazione dell' ennesima buona iniziativa della sua associazione.
Non è la sua prima scivolata nell' estremismo verbale, caratteristica che in passato gli ha alienato la simpatia dovuta alla sua attività encomiabile. Questa volta è peggio, non solo perché dietro il ricorso a quell' aggettivo si intravedono tracce di una cultura dell' antagonismo radicale che ha fatto non pochi danni in epoche lontane e si spera irripetibili.
Ognuno nel suo privato può coltivare ed esercitare il pregiudizio su chi la pensa diversamente da lui, sono problemi personali. Gino Strada dovrebbe però sapere, meglio di ogni altro perché anche Emergency è stata spesso al centro di attacchi violenti e ingiustificati, che le parole pesano ancora di più in un' epoca come questa, dove il disprezzo esibito, l' insulto becero da social sembra diventato ormai linguaggio corrente, approdo linguistico di certa politica e certi media.
Tanto più quando si parla di migranti, del loro dramma epocale diventato ormai materiale da curva Sud, da ultras di opposte fazioni. Non sono più solo parole. La forma è diventata sostanza, purtroppo. E bisogna farci attenzione, o almeno dovrebbe chi ricopre un ruolo pubblico, chi ha voce per manifestare il proprio dissenso.
Non è un caso che quello «sbirri» abbia inghiottito e oscurato il resto del discorso di Strada, che comprendeva dure critiche all' operato del ministro dell' Interno. È ormai un effetto collaterale che va messo in conto, quando si scivola nell' estremismo dialettico. Non è certo questione di tutela della reputazione del ministro Minniti, che per altro di questi tempi può contare su legioni di elogiatori e sostenitori. Ma anche quello «sbirri» contribuisce a impedire una discussione decente e civile sulla questione più importante del nostro tempo. E invece ce ne sarebbe un gran bisogno.
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