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Tommaso Labate per Il “Corriere della Sera”
silvio berlusconi licia ronzulli
«Le scelte sulla Rai sono figlie di una logica spartitoria che non si addice al pluralismo dell' informazione pubblica. Se mi chiedete come la penso adesso, sabato pomeriggio, la mia risposta è che dobbiamo votare no». Alle 15 di ieri, Silvio Berlusconi si mette in contatto con chi tutti quelli che, all' interno di Forza Italia, hanno in mano il dossier Rai.
Al vicepresidente del partito Antonio Tajani, al portavoce e capogruppo in Vigilanza Giorgio Mulè, al presidente della Commissione stessa Alberto Barachini, a tutti, insomma, l' ex premier lascia intendere che i sette voti di Forza Italia «per adesso non sono nella disponibilità di Marcello Foa», il consigliere Rai indicato dal Tesoro che la maggioranza M5S-Lega vuol candidare alla presidenza di viale Mazzini. Sono voti decisivi.
silvio berlusconi licia ronzulli francesca pascale
Senza quelli, addio al quorum dei due terzi, addio alla soglia dei 27 voti necessari, addio presidenza. L' infilata di «no» forzisti alla presidenza Foa, ex giornalista del Giornale della famiglia Berlusconi, viene anticipata dal fuoco di fila con cui gli azzurri rispondono «presente» all' appello lanciato dalle altre opposizioni. Inizia Mulè, continua Mariastella Gelmini, si accodano gli altri.
Dalla Grecia, dove sta trascorrendo le vacanze, Foa rivive lo spettro di un nuovo caso Savona, in nome del ministro spostato in extremis dall' Economia alle Politiche comunitarie. O, ancora più precisamente, il remake del film che vide protagonista, nel lontano 2005, l' inventore dell' Auditel Giulio Malgara, designato dall' allora maggioranza berlusconiana alla presidenza della tv pubblica e poi silurato per la mancanza dei voti del centrosinistra.
licia ronzulli in senato con renzi
Che poi, sfumata la presidenza, decise di abbandonare il cda, dov' era stato indicato dal ministero dell' Economia. Raccontano nelle ultime ore di un Berlusconi tra l' incredulo e il furibondo. Incredulo perché mai si sarebbe aspettata la sgrammaticatura istituzionale di Lega e M5S, «che hanno dato le opposizioni per scontate».
Furibondo perché nessuno dei suoi era stato avvisato delle nomine in corso. Eccezion fatta, si fa per dire, per la senatrice Licia Ronzulli, sua assistente, che venerdì pomeriggio - pochi minuti prima che i nomi dei vertici Rai uscissero sulle agenzie - aveva ricevuto una telefonata di Salvini: «Guarda che per la presidenza abbiamo scelto Foa, vi piacerà, è stato per anni al Giornale». Niente da fare. Meno di ventiquattr' ore dopo, la rabbia forzista si era andata a unire a quella del Pd e di Leu.
«Io davvero non mi capacito di come abbiano potuto agire così, senza rispettare il pluralismo», incalza Mulè. «Il quorum dei due terzi è fatto perché qualcuno alzi il telefono e chiami l' opposizione. E alzatelo 'sto telefono, no?», lamenta Maurizio Gasparri.
Nessuno ne parla apertamente ma è evidente, anche a una lettura superficiale delle sue posizioni su Twitter, che l' indicazione sia piaciuta ancora meno ai parlamentari (del Pd e non solo) più sensibili alle onde radio del Quirinale.
Qualcuno, tra i più maliziosi, azzarda che Salvini abbia voluto tentare un' opa ostile sui forzisti, puntando sul voto segreto in Vigilanza. «Fantasie», dice Mulè. «Ma li avete visti i nostri in Vigilanza? Io sono quello più "buono", e ho detto tutto». Altri pensano che Foa farà un passo indietro qualsiasi prima di mercoledì, magari rettificando le sue posizioni votate al sovranismo e lanciando un appello alle opposizioni. Altri ancora, e qua siamo ai piani altissimi di Palazzo Chigi, sono convinti che «alla fine l' operazione andrà in porto anche con i voti di Forza Italia, vedrete».
Fantapolitica? Fino a un certo punto. Prima di domani, infatti, lo stesso Berlusconi insisterà pubblicamente sul tasto che «martedì riuniremo i gruppi e decideremo, anche valutando i curriculum». Segno che la strada, l'unica e strettissima strada per può ancora condurre Foa alla presidenza Rai, passa attraverso un «dialogo» tra Salvini ed Arcore o tra Giancarlo Giorgetti e Gianni Letta.
Ai maligni, che già si prefigurano la riapertura del risiko tra direzioni e vicedirezioni di tg e reti, l' ex premier può opporre una sola carta. Quella di «scambiare» i suoi voti della Vigilanza con la garanzia che ci sarà «un' oasi Rai» protetta dalle nomine in quota M5S o Lega. «Ma ve l' immaginate», dice uno dei suoi, «Berlusconi che "salva" RaiTre? Sarebbe il massimo».
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