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A GIORGIA MELONI LE REGIONALI RISCHIANO DI ANDARLE DI TRAVERSO! LA SITUAZIONE PEGGIORE È IN PUGLIA CONTRO DECARO – ARIANNA MELONI GIA’ SI E’ ARRESA: “BENE CHE VADA, PERDIAMO 70 A 30”. LA DESTRA PUGLIESE NON C'È. E NON DA OGGI (TE CREDO: SE L'È IMBARCATA TUTTA MICHELE EMILIANO) E NON SI TROVANO PIÙ I CANDIDATI. IL CANDIDATO DA MANDARE AL MACELLO SARÀ MAURO D'ATTIS, DI FORZA ITALIA. SCONFITTA SICURA E FAIDA IN CASA IN FDI TRA IL SOTTOSEGRETARIO GEMMATO E RAFFAELE FITTO - E LA LEGA PENSA DI SCHIERARE COME CAPOLISTA VANNACCI (ANNAMO BENE)
Articolo di Alessandro De Angelis per “La Stampa” - Estratti
GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Succede che, andando verso Sud, ti imbatti in una notizia, quando arrivi in Puglia.
L'indizio arriva proprio dal buen retiro estivo che tanto piace a Giorgia Meloni, la masseria del Beneficio: posto sobrio nelle campagne di Ceglie Messapica (...)
Chissà se c'entra la recente telefonata che ha avuto con i suoi dirigenti pugliesi Arianna, la sorella della Sorella d'Italia: «Con Decaro, bene che vada, perdiamo 70 a 30». Silenzio. Sgomento.
Di lì il dubbio, perché suona male: ad agosto le vacanze, e la processione dei "fratelli" di mezza Puglia alla ricerca di una benedizione elettorale, poi una sberla del genere poco tempo dopo. Anche se stupisce lo stupore. Lì, come noto, la destra praticamente non c'è. E non da oggi. Se l'è imbarcata tutta Michele Emiliano.
Ha iniziato, due lustri fa, nominando all'Acquedotto Pugliese, carrozzone per macinare voti, Simeone Di Cagno Abbrescia, ex sindaco di centrodestra di Bari. Ha terminato dando la sanità all'ex capogruppo alla Camera di Forza Italia Rocco Palese, poi cacciato. In mezzo un sistema trasformistico scientifico, perfetto, oliato: incarichi pubblici, in cambio di cambi casacca.
ARIANNA MELONI - FOTO LAPRESSE
Non bastano due pagine di giornale a raccontarlo tutto.
Poi, però, c'è il partito di Giorgia Meloni, e ci risiamo col tema della classe dirigente che non c'è. Se possibile, la situazione è peggiore che in Campania, altra terra di un sistema di clientele «come cristo comanda» (cit De Luca).
Anche da quelle parti è la cronaca di una sconfitta annunciata, ma almeno lì sono stati commissionati sondaggi su qualche candidato presidente: il sempreverde Antonio D'Amato, che si è già sfilato, Mara Carfagna, l'ex rettore della Federico II Guido Trombetti, il presidente della Zes Gioy Romano ed Edmondo Cirielli. Si immolerà, solo se il «sacrificio glielo chiede Giorgia». Sacrificio, appunto. Perché il partito tira solo nella sua Salerno, altrove è pieno di vecchi arnesi. A Napoli, dove una volta eleggevano Almirante, è fermo al 12 per cento. Per tirare la lista, gira l'ipotesi di Gennaro Sangiuliano, che dal virus della politica non è guarito.
arianna meloni - piazza italia - foto lapresse
Dicevamo, la Puglia. Dove non si trova neanche uno sfidante competitivo. Qui, il "sacrificato" sarà Mauro D'Attis, di Forza Italia. Sentite quest'ultimo pasticcio, fresco fresco, a proposito di classe dirigente. Il protagonista è Marcello Gemmato: farmacista barese, padre almirantiano, uno che scommette su Giorgia Meloni sin dai tempi della ridotta di Colle Oppio.
Per farsi notare, da giovane, si fece riprendere dalle telecamere di Striscia la notizia in mutande - proprio così: in mutande – nel corso di una manifestazione per denunciare le spese dell'Università di Bari.
Appena nominato sottosegretario alla Salute, si presentò con una dichiarazione da no vax al bar dello Sport: «Senza vaccini sarebbe andata peggio? Non c'è prova». Si scatenò un finimondo.
Ecco, ne ha combinata un'altra proprio qualche giorno fa. Si è messo a raccattare tutto il possibile per qualche voto in più.
MARCELLO GEMMATO GIORGIA MELONI
E come fiore all'occhiello ha deciso di riportare a casa Pippi Mellone, sindaco di Nardò, Salento profondo, 30mila abitanti. Altro personaggio che merita due righe: fascista – tecnicamente perché viene da Casa Pound – e, udite udite, amico di Michele Emiliano. Presentiamolo: una volta gli partì un bel saluto romano alla commemorazione di Sergio Ramelli. Un'altra volta chiese addirittura la chiusura dell'Anpi. Tipo sanguigno, durante una seduta del consiglio comunale, si scagliò malamente contro un consigliere di opposizione.
Processo e condanna per risarcimento danni. Alle scorse elezioni mise i suoi nelle liste di Emiliano che lo riempì di complimenti («Quel sindaco mi ha aperto la mente») e pure di investimenti sulla rete fognaria. Inciso: l'avversario era Raffaele Fitto.
RAFFAELE FITTO AL FORUM IN MASSERIA
Stavolta è pronto ad accasarsi nel partito della premier, che ha in mano l'Italia e potrebbe cercare il meglio.
Vertigine: dalla copertina del Time a Nardò. L'operazione è portata avanti da Gemmato, con la benedizione di Giovanni Donzelli. Tutto pronto, si sono incontrati a Roma, poi è scoppiata la rivolta a Lecce. Riunioni saltate. Veleni. A Raffaele Fitto sono venuti i capelli viola. È vero, ormai si dedica all'Europa, però non ha mai lasciato la Puglia. Lui vorrebbe fare un'operazione di rinnovamento, gli altri hanno il problema di far vedere che comandano più di lui. Olè. Sconfitta sicura e faida in casa.
La storia, in definitiva, è tutta qui. Non essendoci contesa la partita è tutta interna: chi prende più posti tra i banchi dell'opposizione. E quindi ogni partito prova a raccattare quello che è disponibile.
Forza Italia, che aveva quattro consiglieri, è arrivata a quota sette, prendendosi tre giramondo eletti nelle civiche di Emiliano. E poi sentite questa. Ve la ricordate Anita Maurodioia, che dopo aver girato sette chiese, è diventata assessora di Emiliano, poi dimessasi a seguito di un'inchiesta per voti comprati? È corteggiata dalla Lega. Lega che, per superare lo sbarramento, allieterà i pugliesi col suo pezzo pregiato: il generale Roberto Vannacci, nato a La Spezia ed eletto in Europa, probabile candidato in tre circoscrizioni come capolista. Benvenuti al Sud.
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