DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Alessandro Rico per “La Verità”
Il professor Giovanni Orsina, direttore della Luiss school of government di Roma, preferisce rimanere prudente sulle prospettive della fusione tra Lega e Forza Italia: «È un' operazione potenzialmente interessante, ma per ora le do il 15% di possibilità di riuscita».
Ma tra i due partner, chi ne beneficerebbe di più?
«Forza Italia è un partito più piccolo, e direi che non gode di gran salute. Da questo punto di vista ci guadagnerebbe. Ma anche la Lega ne otterrebbe qualche vantaggio».
Quale?
«Si sposterebbe verso il centro, crescendo in forza istituzionale e legittimazione. In questa prospettiva, però, bisogna capire soprattutto quali sarebbero gli effetti dell' operazione in Europa».
silvio berlusconi con matteo salvini
Sullo sfondo, c' è la proposta di Matteo Salvini di creare il maxi gruppo del centrodestra al Parlamento Ue. Ma la contropartita più probabile sarebbe l' ingresso del Carroccio nel Ppe.
«Una fusione come quella ipotizzata da Maurizio Belpietro, inoltre, con Berlusconi presidente e Salvini segretario del partito, segnerebbe una sorta di "benedizione" del Cavaliere al Capitano come suo successore. E quella parte piccola ormai, ma non irrilevante, di elettorato che guarda a Silvio Berlusconi, sarebbe una bella dote. Attenzione, però».
BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE
A cosa?
«In Italia, le fusioni tra partiti hanno sempre portato meno voti di quelli della somma dei partiti iniziali».
Molto dipende dalla futura legge elettorale?
«Come sempre. Se vai verso il proporzionale, questa cosa ha poco senso. La grande partita, però, è quella cui accennava lei prima».
L' entrata della Lega nel Ppe?
«Esatto. Il partito supererebbe qualsiasi ghettizzazione, anche se poi dovrebbe ripensare la propria identità».
In che termini?
«Spostandosi al centro non tanto rispetto al leghismo in sé, quanto al salvinismo. Ma attenzione pure alla questione dei referendum radicali sulla giustizia sostenuti da Matteo Salvini: un' iniziativa che non mi pare irrilevante».
Si andrebbe avanti sulla strada della «giorgettizzazione» del Carroccio?
«Per quanto il Cav non sia più quello di dieci anni fa, resta comunque una presenza ingombrante. Con lui, sarebbe inevitabile ricollocarsi entro un formato politico più moderato, ossia quello che da sempre incarna Giancarlo Giorgetti. Ma c' è un altro aspetto che va sottolineato».
GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI
Quale?
«Il rafforzamento dell' identità produttivistico-nordista, tipica della Lega ma molto meno di Salvini, che ha cercato di evadere da quella caratterizzazione geografica. Si tornerebbe al partito dei produttori, delle partite Iva, del mercato, della libertà economica. Tutti elementi di un' identità liberal-produttivista che guarda al Nord».
Alla coalizione conviene focalizzare un partitone sul Nord e Fratelli d' Italia sul Meridione?
«Be', è una sorta di divisione del lavoro. Che contribuisce a risolvere il problema vero dei rapporti tra Salvini e Giorgia Meloni».
In che senso?
«Il punto è che, per molti aspetti, i loro due partiti sono estremamente difficili da distinguere. Quindi, una divisione tra versante liberal-nordista e statalista-sudista stempererebbe questa tensione, riportandoci un po' al 1994: ricorda? Il Polo delle libertà e il Polo del buon governo».
L' unica vera formula vincente del centrodestra.
«Esattamente. Ma, stavolta, con le due tradizioni della destra emerse da Tangentopoli, cioè quella leghista e quella postfascista, che prendono il sopravvento dopo 25 anni di dominio berlusconiano».
Questo progetto, però, è nato anche per isolare, se non ghettizzare la Meloni, no?
MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI
«Se ragioniamo in termini maggioritari, a destra Meloni non può essere isolata né tanto meno ghettizzata. Se l' operazione Lega-Fi avesse questo scopo, sarebbe sconsiderata.
Se è mirata a tenere la Meloni in una posizione di partner minore, invece, ha una sua logica».
Partner minore?
«Lega più Fi al 30%, Meloni attestata al 20. Partner pienamente degno, ma dieci punti dietro, per cui comandano gli altri».
E se Mario Draghi si politicizzasse? Il partito unico potrebbe servire proprio a trascinare la Meloni fuori dall' arco costituzionale?
«Un' idea del tipo: facciamo il partitone di Draghi, magari insieme a Matteo Renzi e chissà chi altro?».
Troppa fantasia?
«Bah... La politica italiana oggi è talmente fluida e illeggibile che nei disegni di tutti può esserci di tutto. Lo vediamo anche nelle ambiguità di Salvini sull' Europa. Noi ora stiamo ipotizzando che la Lega voglia entrare nel Ppe, giusto?».
È uno degli scenari.
«Ma se fra un anno, alle presidenziali francesi, vincesse Marine Le Pen, il discorso cambierebbe completamente».
In che modo?
«I sovranisti all' Eliseo non potrebbero più essere ghettizzati. In quel caso Salvini non avrebbe più nessun bisogno di entrare nel Ppe. Lo dico solo per segnalare che le variabili, nazionali ed europee, sono troppe perché si possano disegnare scenari di lungo periodo minimamente credibili».
salvini balla con marine le pen
La fusione come cambierebbe gli equilibri interni al governo Draghi? E potrebbe sparigliare le carte per il Quirinale?
«Nel Palazzo, la fusione sarebbe una bomba».
Sì?
«Il partitone sarebbe la più grande novità politica degli ultimi anni; diventerebbe la forza politica preponderante della maggioranza; di conseguenza, metterebbe in difficoltà ancora maggiore il Pd; Draghi sarebbe strattonato verso destra; anche Meloni dovrebbe prendere contromisure. Da un punto di vista puramente politicista, sarebbe un' operazione dalla enormi potenzialità».
Qual è il rovescio della medaglia?
«Il rovescio è che bisogna fare i conti con l' elettorato. Come detto: nelle fusioni, le somme tornano di rado».
Quindi?
«Oggi, separati, i due partiti totalizzano circa il 30%. Se messi insieme arrivano - che so - al 25%, già ci sarebbe un problema. Se poi i cinque punti che perdono andassero a Meloni, si ritroverebbero a pari merito con Fdi. Un bel guadagno...».
VIGNETTA VAURO - SALVINI E LA CRESCITA DI GIORGIA MELONIGIORGIA MELONI E MATTEO SALVINImeloni salvini
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