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Liana Milella per “La Repubblica”
Sulla giustizia Renzi e Orlando vanno avanti, ma tra gli alfaniani del Nuovo centrodestra cresce un forte mal di pancia, che potrebbe manifestarsi già oggi, durante la riunione di maggioranza che si terrà a via Arenula, nello studio togliattiano del Guardasigilli.
L’ultima notizia che, nelle ultime ore, ha fortemente contribuito ad alimentare il malessere del gruppo che, giusto nella squadra di governo, conta sulla poltrona di vice ministro della Giustizia con l’ex Pdl Enrico Costa, è quella del rinvio delle intercettazioni. Proprio questo provvedimento — una stretta decisa non solo sulla pubblicabilità delle telefonate registrate, ma anche sul loro uso ampio e integrale nei provvedimenti dei magistrati — non sarà tra i 12 punti che verranno approvati quel giorno. Un rinvio strategico, ma anche obbligato, perché non solo manca un’intesa nella maggioranza, ma soprattutto Renzi e Orlando vogliono procedere senza scatenare una reazione avversa dei media. Quindi vogliono organizzare prima una tavola rotonda con i direttori.
bruno vespa si fa un selfie con alfano
Ma la faccenda del rinvio insospettisce Ncd. “Simul stabunt vel simul cadent” dicono i suoi esponenti di punta, o tutti i 12 punti o niente, e rivanno indietro con la memoria alle promesse, poi mancate, dell’ex Guardasigilli Paola Severino, che alla fine del governo Monti ha lasciato da parte proprio la questione delle intercettazioni, mentre sono andati avanti i ddl sull’anti-corruzione e sulla responsabilità civile dei giudici. Oggi, nel summit sulla giustizia, saranno il vice ministro Costa e il capogruppo di Ncd al Senato Nico D’Ascola a sollevare la questione, facendone un sorta di “punto di onore”.
La stretta sugli ascolti non è che l’ultimo boccone indigesto per Alfano. Il ministro dell’Interno è pronto a sostenere la riforma di Orlando, ma non può cedere del tutto rispetto a quello che è scritto nel suo programma. Le intercettazioni, ma soprattutto il processo breve e la famosa separazione delle carriere dei giudici e dei pm. Ncd è pronta a puntare i piedi e rilanciare il suo intero pacchetto se i 12 punti diventeranno 11 e pigliano una deriva che viene definita come “l’opposto del garantismo”.
EMILIANO CARLI ROMANZO VIMINALE CON ALFANO
Sono ormai giorni che Costa morde il freno: «Io, come sottosegretario, dovrò portare questi provvedimenti in Parlamento e lì dovrò difendere nelle commissioni, quindi devo condividerli integralmente. Sulla giustizia non sono ammessi colpi di mano». Altrimenti — è il ragionamento di Ncd — il gruppo insisterà per cambiare rotta su intercettazioni, processo breve, responsabilità civile dei giudici, sistema disciplinare al Csm, e pure sulla geografia giudiziaria, su cui proprio Costa, a quanto riferisce “radio Arenula”, avrebbe avuto più di un contrasto con gli uffici. A irritarlo sarebbe stata l’affermazione che il tanto vantato taglio dei tribunalini avrebbe comportato un risparmio consistente di spesa, mentre lui è convinto che non sia affatto così.
Nodo delle intercettazioni a parte, già oggi Ncd potrebbe mettersi di traverso sulla prescrizione, che il gruppo ritiene inaccettabile se non sarà seguita da una scansione a tappe forzate del processo che ricorda tanto il famoso “processo breve” di berlusconiana memoria. Alla fine c’è sempre lo spauracchio della separazione delle carriere che Ncd è pronto a mettere in tavola se non ottiene le contropartite che chiede.
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