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Giovanna Vitale per "la Repubblica"
Ormai non parla d'altro: «à la cosa che vorrei fare di più al mondo». E non più solo a cena tra amici. Per Luigi Abete, presidente Bnl in scadenza di mandato, conquistare la poltrona più alta del Campidoglio è il sogno di una vita che si può finalmente realizzare. Grazie alla perdita di credibilità dei partiti tradizionali e all'avanzare del modello Monti-Passera, di cui si ritiene in scala ridotta un emulo. In fondo «anch'io sono un banchiere, un tecnico» ripete spesso nei vari consessi pubblici e privati dove è solito testare la sua candidatura per vedere l'effetto che fa.
Con chi e per chi non è ancora chiaro: l'obbiettivo è convincere un Casini piuttosto recalcitrante a puntare su di lui, gli altri verranno, se la destra o la sinistra si vedrà più avanti, un dettaglio comunque secondario per l'uomo che a quarant'anni guidava Confindustria.
Per intanto bisogna lavorare e sudare, incontrare gente e creare la suggestione. Perciò, oltre alle frequenti apparizioni a Ballarò, da qualche tempo è stato ingaggiato uno che di comunicazione politica se ne intende: Claudio Velardi. à all'ex Lothar di D'Alema con spiccate simpatie a destra che Abete ha appena affidato l'attività di lobbying per preparare il terreno.
Dipanata per adesso in riunioni ristrette e telefonate a una nutrita mailing list: personaggi della politica, come la governatrice Polverini, signore dei salotti buoni, professionisti con solide conoscenze, che agli imprenditori ci pensa il candidato in persona. Il quale proprio con Aurelio Regina, il capo degli industriali romani, ha fatto cordata per far eleggere Squinzi dopo la Marcegaglia.
D'altra parte alle amministrative manca un anno intero e tutto può ancora accadere. Il quadro nazionale, dal quale le sorti del Campidoglio molto dipendono, è in continua evoluzione: disegnare strategie in questo momento rischia di rivelarsi un esercizio inutile. L'unica cosa davvero importante, ora, è muoversi, vedere gente, sondare gli umori; fare la spola tra i poli per ascoltarli, blandirli, invogliarli.
E così il presidente di Bnl ha prima confessato la sua voglia di correre al sindaco in carica, Gianni Alemanno, al quale ha evitato una figuraccia guidando l'assalto decisivo al Festival del Cinema: «A me piacerebbe, ma solo se non scendi in campo tu». Poi, nei giorni scorsi, ha incontrato lo sfidante in pectore Nicola Zingaretti e in pratica gli ha ripetuto la stessa cosa: «A me piacerebbe, ma solo se non scendi in campo tu».
Convinto com'è, il prode Luigi, che i due "ragazzi" siano più attratti dalla ribalta nazionale che da quella locale. Mentre lui, all'alba dei 65 anni, non vorrebbe «far altro che questo: il sindaco di Roma». In fondo gli spetta: «Cinque anni fa Rutelli e Veltroni me l'avevano promesso, dovevo essere io il candidato, allora». Tuttavia, paradossalmente, la nave centrista che dovrebbe condurlo in Campidoglio potrebbe presto trasformarsi in uno scoglio.
Pierferdinando Casini non sarebbe infatti persuaso che Abete sia la persona giusta per vincere. I sondaggi fra i colleghi del Terzo Polo pare non siano stati esaltanti. E a pesare sarebbero pure i dubbi del suocero Francesco Gaetano Caltagirone. Da qui la voce insistente che il sogno del leader Udc sia piuttosto Luca di Montezemolo, che però non ci pensa nemmeno. Un nome però buono a far capire a Luigi l'aria che tira.
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