DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA…
GLI INCROCI PERICOLOSI SULLA GIUSTIZIA – C’È GRANDE IMBARAZZO NEL PD IN VISTA DEL REFERENDUM. A SINISTRA NON SONO POCHI I FAVOREVOLI ALLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, RIFORMA PRESENTE NELLA MOZIONE MARTINA DEL CONGRESSO DEM DEL 2019: DA GOFFREDO BETTINI A CLAUDIO PETRUCCIOLI, DA VINCENZO DE LUCA A STEFANO CECCANTI – SUL FRONTE DEL “NO” SI SCHIERA IL MITILOGICO AVVOCATO FRANCO COPPI, STORICO DIFENSORE DI SILVIO BERLUSCONI: “NON È CHE SEPARANDO LE CARRIERE SI RISOLVONO I PROCESSI LENTI O LE LUNGAGGINI BUROCRATICHE”. LA POSIZIONE DI COPPI FA INCAZZARE FORZA ITALIA PERCHÉ RITENUTA “UN DANNO” PER LA NARRAZIONE…
1. DA BETTINI A PETRUCCIOLI QUEI SÌ «INASPETTATI» CHE AGITANO IL NAZARENO
Estratto dell’articolo di Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera”
I sì che non ti aspetti alla riforma della giustizia ci sono. E sono anche diversi. A sinistra, ad esempio, da tempo si dibatte sulla separazione della carriere e non a caso c’è chi, come Claudio Petruccioli, storico dirigente del Pci e del Pds, ricorda che all’epoca della Bicamerale di Massimo D’Alema del 1997-1998 lui assieme ad altri senatori firmò una serie di emendamentiche prevedevano proprio la separazione delle carriere e la divisione in due sezioni del Consiglio superiore della magistratura.
goffredo bettini foto mezzelani gmt017
Ecco la ragione per cui una parte del gruppo dirigente che risiede al Nazareno si trova spiazzato e quasi in imbarazzo davanti a una riforma che era presente nella mozione Martina del congresso Pd del 2019.
Petruccioli ha fatto sapere che in caso di referendum voterà sì. E lo stesso faranno Goffredo Bettini, Vincenzo De Luca, Enrico Morandi, Claudia Mancini, Giorgio Tonini e Stefano Ceccanti che così spiega la sua decisione: «Perché sono 25 anni con l’associazione Libertà Eguale che spieghiamo come il nuovo codice varato su ispirazione di Giuliano Vassalli comporti, come diceva lo stesso Vassalli, la separazione tra chi accusa e chi giudica. Dunque nel nostro caso non è un sì che non ti aspetti».
ELLY SCHLEIN E VINCENZO DE LUCA
[...] il sì più clamoroso che davvero non ti aspetti è stato quello di Antonio Di Pietro, l’ex pm di Mani Pulite la cui posizione agita il mondo delle toghe. Di Pietro è stato fin troppo chiaro: «Voterò sì. Io sono sempre stato favorevole, fin dal 1989 con la riforma del sistema inquisitorio e del sistema accusatorio. Non c’era ancora Berlusconi e non ci aveva messo il cappello».
E ancora, critica gli ex colleghi che sono sulle barricate: «La vera ragione per cui l’Associazione nazionale magistrati si oppone è una: la riforma prevede la costituzione dell’Alta Corte di Giustizia e il sorteggio».
2. IL NO DEL LEGALE DI SILVIO FA ARRABBIARE FORZA ITALIA CARBONE SPIAZZA AL CENTRO
Estratto dell’articolo di G. A. F. per il “Corriere della Sera”
Poco più di un anno fa il primo a uscire allo scoperto contro la separazione delle carriere e a stupire la maggior parte degli avvocati italiani e a seguire i parlamentari di Forza Italia è stato l’avvocato Franco Coppi.
Principe dei penalisti italiani e soprattutto legale di Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi — che della separazione delle carriere ha fatto una bandiera di Forza Italia — Coppi è stato quasi definitivo: «Non ho mai avuto l’impressione che un giudice abbia pronunciato una sentenza solo perché intendeva rispettare il collega dell’accusa e solo perché appartenenti al medesimo ordine.
Il problema vero è che un magistrato sia intellettualmente onesto. Se è tale, può passare dall’una all’altra funzione interpretandola correttamente». Bocciatura totale, insomma, cui segue un altro concetto: «Non è che separando le carriere si risolvono i processi lenti o le lungaggini burocratiche». In estrema sintesi Coppi parla di «riforma ideologica che non risolve nulla».
Un’uscita che non viene apprezzata dalle parti di Forza Italia e dell’intero centrodestra perché ritenuta «un danno» per la narrazione della coalizione di governo. E che di certo non è stata gradita da Pierantonio Zanettin, avvocato anche lui, senatore vicentino di Forza Italia, e soprattutto genero del noto penalista e tra i sostenitori della proposta di legge [...]
Nel mazzo dei no che non ti aspetti c’è anche Ernesto Carbone, avvocato, oggi membro laico del Consiglio superiore della magistratura, in passato parlamentare di fede renziana, non certo appartenente al partito delle toghe: «È sempre stata la mia posizione. Sono contro perché parto dai dati degli ultimi 5 anni, dove sono transitati soltanto 28 magistrati da una funzione all’altra.
Parliamo dello 0,3%. Quindi la separazione delle carriere nei fatti c’è già. Inoltre, se fai il doppio Csm e il Csm scelto con sorteggio è il passo immediatamente precedente per portare il pubblico ministero sotto il controllo dell’esecutivo».
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