NON LAVORI? E MO’ SONO CAZZI TUOI! - CAMERON DICHIARA GUERRA AI DISOCCUPATI “MANTENUTI” DALLO STATO: “SE NON ANDATE AI SERVIZI SOCIALI, NIENTE PIÙ SUSSIDIO”

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Fabio Cavalera per il "Corriere della Sera"

Il severo custode dei conti pubblici, George Osborne, condisce il nuovo giro di vite sul welfare come un gesto di «amore estremo», di «tough love», per i disoccupati. In parole povere: se usiamo la mannaia è perché vi vogliamo bene e pensiamo al vostro futuro, campare sui sussidi di Stato è mortificante e allora vi aiutiamo a trovare un'occupazione a patto che osserviate alla lettera le regole, altrimenti vi scordate i benefit coi quali campate.

E alla Bbc, prima ancora che ai delegati del congresso del conservatori a Manchester, per essere ancora più chiaro il Cancelliere dello Scacchiere va a illustrare la sua semplice filosofia: «Non si dà niente per niente», se ti dai da fare per un impiego bene, se invece credi di mungere lo Stato, confidando sull'assistenzialismo che distribuisce assegni alla cieca, allora la musica dal prossimo aprile cambierà.

La ricetta di George Osborne, battezzata dal premier David Cameron, va sotto il nome di «Help to Work», un aiuto per il lavoro, e ha per destinatari i 200 mila disoccupati di lungo termine, coloro che da anni non si riqualificano, non si presentano ai «job centre» per cercare una nuova attività o che la rifiutano, in pratica che sfuggono a tutte le finestre proposte dal mercato quando e se si presentano. Le idee sono piuttosto chiare nella testa e nelle intenzioni di colui che dal momento in cui è arrivato al governo mette a stecchetto rigido le spese dei ministeri.

Costi quel che costi il bilancio va asciugato dalle uscite non produttive e allora anche per quella platea di britannici che affida la propria vita al welfare è arrivato il momento di andare a sbattere contro i tre pilastri innalzati da George Osborne.

Se vuoi avere diritto all'assegno di disoccupazione devi scegliere una di queste opzioni:
1) renderti disponibile a lavori utili alla comunità;
2) frequentare un intensivo programma a tempo pieno per indagare le ragioni della tua prolungata inattività;
3) presentarti ogni sacro giorno al «job centre» e vedere che cosa ti viene offerto. Non valgono scuse, al bando i furbi che pensano di starsene a casa perché l'aiutino di Stato vale più di una retribuzione per un lavoro non gradito.

È un pallino da tre anni, per George Osborne e per David Cameron, quello di ribaltare il sistema dei sussidi previsti per chi non ha un'occupazione da almeno un biennio. Nel 2011 fu introdotto uno schema che rendeva la disciplina già più ferrea.

Ma era un «invito» ad accettare la prospettiva di una riqualificazione, non ancora un sentiero senza alternative. Il passaggio che ora viene proposto va oltre, in quanto se prima non era ancora obbligatorio adeguarsi alla norma, lo sarà invece dalla primavera del 2014. Non c'è scampo. Lo Stato impegna 300 milioni di sterline per avviare il piano «Help to Work» ma confida di risparmiarne il quadruplo in ogni sessione futura di bilancio, chiudendo i rubinetti delle elargizioni prive di riscontri. «Niente per niente». O si sta ai precetti di Osborne o il portafoglio resta vuoto.

I laburisti, al loro congresso, la settimana scorsa hanno agitato la bandiera, popolare e populista, del congelamento delle bollette energetiche per due anni a partire dal 2015 se vinceranno le elezioni. E hanno piazzato un colpo ad effetto. I tory rispondono a modo loro rispolverando un tema che è nelle corde della maggioranza dei britannici, di destra, di centro e di sinistra. L'assalto alla diligenza e l'assistenzialismo privo di antidoti non piacciano.

E, tanto per comprendere come i conservatori stiano mettendo il dito nella piaga, ci sono i sondaggi che spiegano bene gli umori: se si chiamano sei britannici e gli si chiede se è ora di smetterla con la distribuzione degli assegni ai disoccupati di lungo corso che evitano i «job centre» e che confidano sul contributo di Stato perché tanto è meglio, allora cinque risponderanno che la ricetta Osborne non è da buttare via. Anzi.

«La ripresa e gli incentivi allo sviluppo passano da un'economia risanata e da una spesa pubblica in ordine», rivendica il Cancelliere dello Scacchiere. Non è il momento di archiviare l'austerità. Un richiamo per tutti, per gli avversari storici (ma pure i laburisti lo sanno e lo dicono) e per quegli amici di partito che non digeriscono i tagli ai loro ministeri. Il ministro del Lavoro Iain Duncan Smith, pure lui conservatore, era perplesso. George Osborne gli ha dato dell'«ottuso» ed è andato a spiegare come rivoluzionerà il welfare per «amore estremo». Si voterà nel 2015 ma la campagna elettorale è partita.

 

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