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Il discorso di insediamento del Governo alle Camere del nuovo presidente del Consiglio, "Davide" Letta in Napolitano, è un piccolo grande capolavoro che lui solo poteva elaborare. C'è tutta la formazione e la cultura della migliore democrazia cristiana nel suo dire, nel bene e nel male, c'è la profonda ispirazione europea di degasperiana memoria c'è l'ansia riformista morotea, c'è il pragmatismo andreottiano in politica estera e in politica interna, c'è il rigore la rettitudine e la cocciutaggine di Francesco Cossiga legato al giovane Letta da un affetto e una stima profondi.
Un Governo con un orizzonte preciso: 18 mesi. Se entro quella data avrà trovato il passo giusto per fare uscire il Paese dai marosi e avviato a soluzione almeno una parte dei problemi che oggi affliggono l'Italia e portata a conclusione una profonda revisione costituzionale, il giovane Letta avrà reso un grande servizio al Paese e per lui si apriranno le porte di un futuro da vero statista. Oggi, e sottolineiamo oggi, le premesse ci sono tutte.
Se viceversa gli egoismi di parte, le furbizie, i malpancisti, i falchi prenderanno via via il sopravvento esaltando, anziché lo spirito costruttivo di una missione impossibile, differenze e indisponibilità a ricercare ciò che unisce ed allontanando ciò che divide, tutto risulterà vano ed insieme alle dimissioni del Presidente del Consiglio Letta (già annunciate "trarrei immediatamente le conclusioni senza indugi"), ci sarebbero quelle di re Giorgio II con tutte le conseguenze che due gesti così clamorosi si porterebbero dietro.
Letta è la faccia pulita del democristiano coraggioso e riformatore che crede fermamente nelle istituzioni repubblicane e si propone in autentico spirito di servizio di fare qualcosa di utile e di positivo per tutti gli italiani. Ci crede "Davide" Letta. Ci crede davvero e c'è da giurare che ce la metterà tutta. Certo nella situazione data dovrà rinunciare a tante cose rispetto alle sue abitudini quotidiane ed una più delle altre conoscendolo crediamo gli peserà oltre misura: non potrà più andare in giro con il suo Vespino anni â90 che ama tanto... restrizioni e precauzioni si impongono anche per lui, anzi soprattutto per lui.
Ma sono tanti gli amici di antica data che in modo palese o occulto sono pronti a sostenerne lo sforzo e a fargli sentire il proprio affetto ed il proprio incitamento. Basta andare a spulciare negli annali del movimento giovanile della Democrazia Cristiana a cavallo tra gli anni 80 e 90 per individuare facilmente una rete di amici ormai radicati e presenti non solo nel Governo ed in Parlamento ma in tutte le articolazioni dello Stato pronti a fare come Muzio Scevola, pur di difenderlo. Insieme ai trasversali, magari un po' fai ghetti, amici di Vedrò. Anche loro sono piazzati bene, in giro per aziende, società e giornali.
P.S.: C'e' uno spicchio di Sardegna nella storia del nuovo premier incaricato. Enrico Letta, infatti, ha radici a Sassari, dove e' nata la madre, Anna Banchi. La nonna Elsa, invece, era vicina di casa della sorella di Francesco Cossiga. Dal '66 quando e' nato, fino all'80 -come lo stesso Letta raccontò in un'intervista- trascorreva l'estate tra Porto Torres e lo Stazzu Capruleddu di San Francesco D'Aglientu, non lontano dal mare.
Su quelle origini sarde era solito scherzare anche il Presidente emerito, Francesco Cossiga, che, da sassarese scherzava con il giovane Letta di cui apprezzava le doti politiche: "Un bravo ragazzo, anche se e' un sussincu d'ischogliu". La simpatia del senatore a vita per Enrico Letta si manifestò anche alle primarie del Pd, nell'agosto 2007. ''Voterò' per Enrico Letta'', confessò Cossiga, dando la sua preferenza all'allora sottosegretario a Palazzo Chigi.
Cossiga motivò quella scelta anche per le sue origini sarde, ''perche' la mamma e la nonna sono di Porto Torres''. E il 14 ottobre 2007, votando nel gazebo allestito a piazza Cola di Rienzo, a Roma, Cossiga spiegò che lo faceva ''solo perché Enrico Letta e' riuscito a fare affermare che il voto per le primarie non determina l'automatica adesione al Pd''. ''Ho votato Enrico Letta -concluse il Presidente emerito- perché lo stimo e perché e' un vecchio-giovane democristiano''.
PARENTI DI LETTA ALLA CAMERA ASCOLTANO E DORMONO LETTA ALFANO BONINO BERSANI SPERANZA DE MICHELI ALLA CAMERA DURANTE IL DISCORSO DI LETTA DEMOCRATICI ALLA CAMERA DURANTE IL DISCORSO
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