LA FACCIAMO FINITA? - IL BANANA S’ASPETTA L’ASSOLUZIONE NELL’APPELLO DEL RUBYGATE - DOPO VENT’ANNI DI GUERRA ANCHE LE TOGHE MILANESI POTREBBERO BUTTARE LA PALLA IN CORNER E CHIUDERE LA FAIDA

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Ugo Magri per “la Stampa

 

Berlusconi in tribunaleBerlusconi in tribunale

Due fatti stanno a indicare che la condizione di Berlusconi è «grave ma non seria», avrebbe detto Flaiano. Il primo: alla vigilia della sentenza di appello su Ruby, attesa per stasera, la fidanzata Francesca ha festeggiato in bella e allegra compagnia il suo compleanno numero 29, tra le musiche di un ritrovato Apicella e le premure di amici accorsi appositamente da Napoli. A pensar bene, com’è giusto, se ne deduce che la Pascale nutre un cauto ottimismo.


Il secondo segnale di serenità arriva proprio dall’ex Cavaliere. Anziché vivere con angoscia l’attesa del verdetto, che potrebbe confermare la pena di 7 anni incassata in primo grado, Berlusconi ha speso l’intera giornata alla caccia dei suoi dissidenti. Alcuni li ha attirati a Palazzo Grazioli (dove verso l’ora di pranzo è stato visto addentrarsi con fare circospetto Minzolini); una decina sono stati presi al lazo via telefono.

 

berlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitolaberlusconi al tribunale di napoli per il processo lavitola

Con tutti, come potrebbe testimoniare l’aiutante-gendarme Sestino Giacomoni sempre incollato al suo fianco, Silvio ha sviluppato ragionamenti politici di un certo tono, senza mai perdere le staffe come qualche giorno fa gli era capitato nell’assemblea dei gruppi.


Molto ha battuto sul tasto della leadership: «Come potete pretendere che io affronti con durezza Renzi se voi per primi mi indebolite?». Berlusconi caldeggia un sì alle riforme come una ritirata strategica resa necessaria dalle circostanze, «non abbiamo alternative in questo momento», è il leit-motiv. Quanto sia stato persuasivo, lo scopriremo il giorno che Palazzo Madama voterà la riforma. Una cosa però è certa: del processo, con i suoi numerosi interlocutori, ieri Berlusconi in pratica non ha mai parlato.

 

RUBY RUBY

Solo qualche battuta sporadica per far intendere che dalla Corte egli si attende il massimo, cioè l’assoluzione piena. «Anche si mi riducessero la pena di 4 anni, cosa risolverebbe?», domanda l’ex premier in chiave retorica. Già, perché gliene resterebbero comunque 3, sufficienti a far rivivere gli altri 3 «indultati» della condanna Mediaset, e il totale sarebbe 6 anni. Nell’ottica di un uomo che va per i 78, praticamente «game over».


La speranza di non finire così è fondata su impercettibili sensazioni degli avvocati, dal volto dei giudici durante le arringhe difensive, dagli sguardi e dai sorrisi. Il clima non è certamente più quello del Tribunale, quando la giuria composta da tre donne fece più uno addirittura rispetto alle richieste dell’accusa interpretata non da una qualunque, ma dalla inflessibile Ilda Boccassini. Vent’anni di guerra al Cavaliere sembrano aver portato stanchezza pure tra le toghe milanesi, a loro volta divise in una guerra intestina.

 

COPPI franco COPPI franco

Si aggiunga che Coppi e Dinacci, i due avvocati, sono stati abili nel suggerire scappatoie giuridiche sulla concussione e anche (impresa più ardua) sull’accusa di sesso con una minorenne. Per cui una sentenza a favore dell’imputato stavolta non giungerebbe del tutto a sorpresa. Sia come sia, nel partito si preparano a ogni evenienza. Pronti a stappare champagne come a imboccare l’uscita di emergenza.


La via di salvezza, per Forza Italia, si chiama gestione unitaria. Con tutti i coltelli che volano, in questo momento, sembra fantapolitica il solo parlarne. Eppure qualcosa si sta muovendo. Personaggi che prima nemmeno si salutavano per strada, ora sono protagonisti di lunghi conciliaboli, come è successo due giorni fa a Strasburgo tra Toti, Fitto e Tajani. Sarà un caso, ma rientrato in patria l’esponente pugliese ha sospeso le riunioni dei dissidenti, di cui è considerato il santo protettore.

Tribunale di MilanoTribunale di Milano

 

Ad ascoltare Toti, ieri in Calabria, c’erano molti seguaci dell’antico rivale: prove tecniche di un dialogo che vede protagonista al Nord la Gelmini e al Sud la Carfagna, Romani in Lombardia e De Siano in Campania, Bernini in Emilia e Pichetto in Piemonte: una rete di sicurezza stesa silenziosamente sul territorio, casomai le speranze di Silvio venissero stasera una volta di più frustrate.