DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Andrea Bonanni per “la Repubblica”
GRECIA - MANIFESTANTI CHE VOGLIONO RESTARE IN EUROPA
Le banche greche hanno ancora in cassa liquidità per un miliardo di euro, che dovrebbe consentire di far fronte alla situazione almeno per la giornata di lunedì, quando gli istituti di credito dovrebbero riaprire gli sportelli al pubblico. Lo ha detto il direttore generale dell’Associazione bancaria greca, Louka Katseli per rassicurare rispetto alle voci secondo cui le banche non sarebbero state in grado di riprendere il lavoro dopo il referendum.
Il Financial Times azzarda che sarebbe già pronto un piano di emergenza che prevede un prelievo forzoso di almeno il trenta percento sui depositi superiori agli ottomila euro. Una soluzione che ricalcherebbe l’operazione messa in atto a Cipro due anni fa che, però, aveva previsto l’imposizione su conti superiori a 100mila euro. Ipotesi, questa, che Varoufakis ha definito «rumors maligni», e che la stessa Katseli ha smentito ritenendola «assolutamente infondata».
GRECIA - MANIFESTANTI CHE VOGLIONO RESTARE IN EUROPA
Un cuscinetto di un miliardo di euro comunque non potrà bastare a lungo. Per evitare una nuova chiusura sarebbe necessario che la Bce riaprisse il rubinetto dell’Ela, l’ emergency liquidity agreement che è stato congelato dopo la rottura dei negoziati tra la Grecia e i suoi creditori. Ma che cosa farà la Bce?
Anche questa è una delle molte domande che rimangono senza risposta in attesa del referendum.
Intanto dall’Europa parte un’offensiva per cercare di smentire la propaganda pre-elettorale del governo greco, secondo cui una vittoria dei no non significa uscita dall’euro ma solo un potenziamento della posizione negoziale di Tsipras e Varoufakis, per il quale, anzi, un accordo «è ormai vicino».
«La notizia è falsa», ha commentato il presidente dell’eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. «Non ci sono nostre nuove proposte e il futuro della Grecia sarà duro». Il problema dei leader europei è che non possono promettere ai greci che, votando sì, la loro situazione cambierà radicalmente per il meglio. «Il programma per la Grecia è terminato. Con una vittoria del no i greci farebbero tutto tranne rafforzare la propria posizione.
Ma perfino in caso di vittoria del sì dovremo affrontare dei negoziati difficili», ha spiegato ieri il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.
Anche il ministro tedesco delle Finanze, Schaeuble, mette in guardia contro gli eccessi di ottimismo. La eventuale riapertura di un negoziato con la Grecia, avverte, non si potrà fare dall’oggi al domani e richiederà tempo: «Dovremo ripartire da basi completamente nuove».
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