DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alessandro Trocino per il Corriere della Sera
Ufficialmente Davide Casaleggio è venuto a Roma per «ragioni di lavoro», non inerenti ai 5 Stelle. Poi ha annunciato, dopo una visita al Senato, che sta lavorando «al programma». Ma la melina comunicativa dei 5 Stelle si scontra con un momento difficile. C' è il fall out di intercettazioni che ricade sulla testa della sindaca.
Ci sono le tre dissidenti romane - Roberta Lombardi, Carla Ruocco e Paola Taverna - che riprendono vigore e lanciano frecce avvelenate. E c' è un malessere interno sullo ius soli che vede l' aperta ribellione di un esponente di peso come Roberto Fico, che annuncia il suo «sì» alla legge, dopo i post bellicosi di Beppe Grillo.
Un altro «sì», più flebile e molto laconico, arriva da Casaleggio alla domanda dei cronisti se la sindaca Raggi sia ancora appoggiata dal Movimento 5 Stelle. Non una parola di più, non una di meno. «Sì». Si sa che l' uomo è di poche parole, ma in questo caso ne basta una per indicare un appoggio gelido, un sostegno condizionato agli sviluppi di un' inchiesta che rischia di diventare un inciampo grave. La tesi difensiva della sindaca, che indicava Marra come «uno qualunque dei 23 mila dipendenti del Comune», crolla sotto il peso delle chat. E difenderla è sempre più difficile.
Roberta Lombardi scrive: «Mi chiamano per chiedermi cosa penso delle parole di Raffaele Marra, che in una delle sue tante conversazioni mi avrebbe definito una "mignotta". Anzi, una "mignotta mentale". Un' altra medaglia al valore, un altro motivo d' orgoglio per aver difeso con i denti il M5S e la mia città. Io la testa non l' abbasso mai. Fiera di essere stata dalla parte giusta». Che non è, con tutta evidenza, la parte della Raggi.
Alza la testa anche Carla Ruocco: «Il fatto che Marra mi abbia definita in quel modo, peraltro così volgare, significa che ho perseguito bene i valori M5S, ovvero la coerenza e la trasparenza a cui Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio ci hanno avviato. Marra come Lord Brummel: le sue parole sono un vanto». La Taverna non scrive su Facebook, ma fa trapelare tutta la sua indignazione, e non solo verso Marra.
In questo quadro complesso, Casaleggio prova a destreggiarsi. Va a cena con Riccardo Fraccaro e parla a lungo con Alfonso Bonafede. I due «commissari» avrebbero dovuto finire il loro lavoro di mediazione con il Comune, ma evidentemente non è così. Il mantra dei vertici in questi giorni, rispetto alla Raggi, è questo: «Ora ci vogliono risultati». Casaleggio cerca di capire quali e come. Per questo ha incontrato a cena anche l' assessore Laura Baldassare, con la quale ha parlato della chiusura dei campi Rom, provvedimento ad alto tasso di popolarità/populismo.
Casaleggio, però, si occupa anche del Movimento a livello nazionale. Chiede e prepara una campagna comunicativa sui temi del programma. Organizza incontri con esperti e categorie per far «digerire» i punti più difficili. E predispone il programma dei prossimi mesi, che potrebbe culminare a Bologna, a settembre, con la Festa Italia 5 Stelle, dove potrebbe essere lanciata la corsa dei candidati premier.
Ma Casaleggio incontra anche Maurizio Buccarella. Che è l' anima a sinistra, sui temi sociali, del Movimento. Quell' anima rimasta sconcertata nei giorni scorsi dall' annuncio dell' astensione (che al Senato vale «no») sullo ius soli. Roberto Cotti, insieme a Paola Nugnes (che si definisce orgogliosamente «comunista»), è uno degli esponenti che in assemblea era per votare «sì» allo ius soli. E ora esce allo scoperto Fico.
Che a «Un giorno da pecora» spiega: «Nel Movimento c' è chi è più contrario e chi più favorevole. Io voterei a favore dello ius soli. Che è anche uno ius culturae ». E Grillo? «Non spetta a me convincerlo».
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