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DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
alessio zaccaria professore di diritto
Le mosse del governo Renzi si insinuano nel terremoto a 5 stelle. Cercano aperture laddove finora si ergevano muri. Interloquiscono con il dissenso («nella nostra legge di stabilità ci sono tante delle cose che avete chiesto», diceva ieri il pd Marco Donati a una collega grillina), ma anche con chi è da sempre custode della linea ortodossa.
Così, l’offerta del Pd sulla Corte Costituzionale - prima ancora di essere messa sul tavolo ufficialmente - è vista di buon occhio da chi in questi mesi ha lavorato a sbloccare l’impasse. «Se fanno il discorso delle donne cascano male - dice chi è vicino a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio - ma sui nomi validi siamo aperti. Quanto al posto al Csm, il nostro nome c’è già, ed è quello di Alessio Zaccaria».
GRILLO E CASALEGGIO AL CIRCO MASSIMO
Il professore di diritto civile all’università di Verona è colui che ha preso più voti quando i nomi prescelti dai 5 stelle nelle commissioni competenti sono stati sottoposti a un referendum sul blog. «Avevamo chiesto una disponibilità di massima alle persone che abbiamo contattato - racconta il vicepresidente della commissione Giustizia Alfonso Bonafede - non ci siamo informati sulle loro opinioni politiche. Quello che abbiamo sempre cercato sono nomi rispettabili e sopra le parti».
Quanto alla Consulta, Danilo Toninelli (plenipotenziario grillino agli affari costituzionali) ancora lunedì sera rinnovava il suo invito ai democratici: «Hanno capito che non hanno i voti per eleggere Violante, quindi sono arrivati gli slanci di Giachetti prima e Richetti poi. “Apriamo al M5S”, dicono, ma a che titolo? Chi rappresentano? Servono fatti, non parole».
Se i fatti - come trapela dal Nazareno - arriveranno oggi, sarà difficile per i 5 stelle dire no ai nomi terzi che chiedono da mesi («Dal 12 giugno scorso», quantifica sempre Toninelli). Per i deputati del Movimento sarebbe un primo successo, da spendere con una base ormai in fiamme a causa delle espulsioni arrivate di imperio e delle guerre per bande locali. Che ci sia in Parlamento un gruppo compatto in grado di guidare la partita, però, è tutto da vedere.
La resa dei conti tra i falchi che chiedono nuove espulsioni e chi da dentro resiste e non vuole farsi cacciare (Massimo Artini, Eleonora Bechis, Tommaso Currò, Walter Rizzetto) è rimandata alla congiunta di stasera. Ma ieri - alla riunione in cui si votava il nuovo capogruppo alla Camera - i dissidenti hanno dato un segnale ben preciso scrivendo sul loro biglietto bianco proprio il nome di Artini, nonostante le accuse piovute dai vertici su un uso improprio del server del gruppo e sulla creazione di un blog clone.
Alla fine la spuntano i falchi, con l’elezione di Fabiana Dadone. Il che non sorprende, perché ieri - tra i 5 stelle della Camera - a farla da padrone era la paura: perfino una vecchia battaglia dei parlamentari, quella contro il reato di clandestinità, è stata rimessa nel cassetto per adeguarsi alle parole di Grillo, ormai in aperta concorrenza con la Lega.
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