DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
1 - DALLA RETE DEI GRILLINI RISPUNTA - IMPOSIMATO PER LA POLTRONA AL COLLE
Francesco Maesano per “la Stampa”
BEPPE GRILLO ALL'INCONTRO CINQUESTELLE DEL CIRCO MASSIMO
Non scuote, non indigna, non irrita. Nel primo giorno del 2015 resta poco del discorso di fine anno messo in scena da Beppe Grillo. Un contro-appuntamento iniziato nel 1998 che quest’anno non ha suscitato polemiche né catalizzato l’interesse delle scorse edizioni, lasciando anche lo stato maggiore del Movimento sotto coperta, a parte qualche condivisione di prammatica sui social network. Una performance breve e sottotono, chiusa dalla lettura de «La pecora nera», un racconto di Calvino pubblicato postumo nel 1993.
Tra Diogene e Renegade
Location catacombale, lui con una lanterna in mano, un po’ Diogene un po’ Renegade: Grillo ha rovesciato molta della bile accumulata in un 2014 difficile e parco di soddisfazioni contro gli elettori, lasciando cadere un «ci stiamo abituando a questo marcio», a metà tra lo sconsolato e l’inacidito.
SELFIE A PORTA A PORTA GRILLO VESPA
Poi tanti dati affastellati sulla drammaticità della crisi e non una parola sulle tensioni interne al Movimento, su quella frattura che alla Camera dovrebbe consumarsi prima che si apra la partita per la successione al Quirinale. Neanche un accenno ai 5 del «direttorio», alla nuova struttura che dovrebbe prendersi spazio politico e riflettori ora che il leader «stanchino» lascerà il palcoscenico italiano per qualche tempo, tuffandosi nel tour internazionale.
La messa in scena
BEPPE GRILLO CON MARIO MEROLA NELL OTTANTADUE
«La scelta underground – dice Alberto Castelvecchi, docente di Public Speaking alla Luiss di Roma – era una messa in scena divertente. Poi però il discorso ha tradito le aspettative. Uno speech comunicativamente scadente: Grillo nella grotta ha puntato sull’inquietudine, ma l’effetto è stato grottesco. Anche la trovata dell’ombra di Casaleggio proiettata sul muro non faceva certo ridere: sembrava la mamma impagliata in Psycho di Hitchcock».
Imposimato per il Colle
BEPPE GRILLO AL CONCERTO DI ZUCCHERO A GENOVA jpeg
E dopo Grillo ha parlato la Rete. Almeno quella sondata da Claudio Messora, ex capo della comunicazione M5S al Senato e poi all’Europarlamento, defenestrato dopo un duro braccio di ferro con gli eletti a Bruxelles. «Un discorso scritto dagli utenti in maniera collaborativa – spiega lui – senza nessuna supervisione centrale. Rappresenta un esperimento di interazione libera e di democrazia informativa diretta. Io mi limito a leggerlo, come portavoce».
Messora assicura che in molti tra gli attivisti vorrebbero «che a leggere in televisione il discorso di fine anno 2015 fosse il giudice Ferdinando Imposimato, membro onorario della Corte di Cassazione e strenuo difensore della Costituzione Italiana». È la prima candidatura avanzata in ambienti Cinque stelle per la corsa al Colle.
ILLUSTRAZIONE FUCECCHI BEPPE GRILLO COME LENIN jpeg
Imposimato era già entrato nel lotto dei dieci scelti alle scorse “Quirinarie”, ottenendo 2.476 e finendo dietro alla Gabanelli e Gino Strada, che avevano rinunciato alla candidatura, a Stefano Rodotà, che invece l’accettò e Gustavo Zagrebelsky. Quinto allora, ma le dure critiche espresse verso il M5S da Rodotà e Zagrebelsky potrebbero lasciargli campo libero alle prossime consultazioni online, ammesso che Grillo gli perdoni l’essersi schierato contro l’alleanza europea con lo Ukip di Nigel Farage.
2 - GRILLO E IL SIMBOLO DELLA GROTTA
Massimiliano Panarari per “la Stampa”
Un antro delle streghe? Potrebbe anche sembrare, ma non è così, rassicura militanti (e spettatori) Beppe Grillo, prima di attaccare con l’ennesimo controcanto polemico nei confronti del Presidente Napolitano. La location del suo cosiddetto «contro-discorso di fine anno» è una sorta di grotta, il «nuovo ufficio della Casaleggio Associati», se la ride il leader - «megafono» del Movimento 5 Stelle facendo riferimento alla centrale operativa del partito-non partito.
Il set da cui Grillo va in onda vuole essere deliberatamente carbonaro, antitetico alla luminosità e agli arredi dello studio del Quirinale da cui parla il Capo dello Stato; d’altronde, come dice lui stesso riferendosi al popolo pentastellato, «noi siamo i veri eversori», lì convenuti «quasi per cospirare». La politica spettacolo è uno dei pilastri del M5S, così come il ricorso alla parodia aggressiva e a trovate che richiamano il situazionismo (che sviluppava la sua critica corrosiva dello stato delle cose attraverso la creatività artistica).
Ma qui la premiata coppia alla guida del movimento pare essersi superata, infilando dentro il suo frullatore postmoderno di citazioni veramente di tutto di più (e non brillando esattamente per coerenza «filologica»). Grillo afferma di trovarsi in una «specie di catacomba, dove aleggiano gli spiriti, quelli buoni», che si battono per far emergere dall’oscurità «cose percepite come rivoluzionarie». Chissà se i dioscuri pentastellati avevano in mente, a proposito di grandi cospiratori, il Giuseppe Mazzini teorico ottocentesco della reincarnazione che con gli spiriti e l’esoterismo ci andava a nozze.
Di sicuro i grillini antisistema che stanno nelle catacombe si sentono portatori di una «novella» buona, ma respinta e, quindi, perseguitati. È abbastanza noto quanto Gianroberto Casaleggio, l’ideologo-guru del Movimento, ami un certo armamentario visionario (nel quale si mescolano new age, millenarismo, complottismo e Rete); e, infatti, la sua Ombra (un archetipo di Jung, altra figura che l’esoterismo lo maneggiava come pochi) viene evocata dal sodale Grillo che se ne sta nella grotta.
Anzi, nella caverna, dove, secondo il mito di Platone, erano incatenati dei prigionieri, metafora dell’umanità inconsapevole della verità e che non distingue le ombre (la finzione) dalla realtà. Così, redivivo Diogene il Cinico, Grillo si aggira per lo scantinato impugnando una lanterna, come quella che il filosofo greco si dice si portasse appresso per «cercare l’uomo» e risvegliarne l’assopimento spirituale.
grillo arriva al monte dei paschi
Non possiamo certo giurarci ma, tutto sommato, i fratelli Wachowski (sì, proprio quelli del film Matrix, altro riferimento essenziale per Casaleggio) verosimilmente approverebbero...
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