
DAGOREPORT – QUESTA VOLTA PAPA FRANCESCO HA RISCHIATO DAVVERO DI MORIRE, ED È STATO RIPRESO PER LO…
1 - GRILLO ELOGIA BOSSI: “GRANDE STATISTA, POI HA SBAGLIATO”
Andrea Montanari per “la Repubblica”
Beppe Grillo elogia Umberto Bossi: «È stato il più grande statista degli ultimi cinquant’anni, ha denunciato le storture romane e stava con la gente, in mezzo alla gente, ma poi ha fatto società con Roma ladrona». Non è la prima volta, per la verità, che tra il leader del movimento Cinque stelle e il fondatore della Lega nasce un feeling. In passato, Grillo aveva già mostrato simpatie per i leghisti. Ad esempio, quando, a sorpresa, il leader degli M5s si era schierato contro lo ius soli e non voleva concedere agli immigrati la cittadinanza italiana. Anti-montiano come il Senatùr, si era opposto come il Carroccio alla modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Fino a spingersi a difendere il fondatore della Lega proprio nel momento in cui il suo partito nel 2012 era scosso dagli scandali che lo avevano travolto. «Bossi non ruba, lo sanno tutti — aveva assicurato Grillo un paio di anni fa incontrando alcuni militanti leghisti — La Lega non è più sporca di un altro partito. E’ stata fatta fuori perché si opponeva. Non c’è un reato, non c’è un avviso di garanzia e si tratta solo di un processo mediatico. Cercheranno di farlo anche con me».
La tesi di Grillo è semplice. I grillini avrebbero raccolto quella verginità in politica che la Lega della prima ora ha perso «mischiandosi con le banche che hanno portato via i risparmi, le quote latte, le cooperative». Secondo l’ex comico il suo movimento è diverso: «Non facciamo affari, non facciamo alleanze Vogliamo favorire il cambiamento radicale della politica e l’affermarsi di una nuova generazione di politici». Per Grillo il suo movimento «ha una marcia in più della Lega: la rete». Ma senza quegli errori «Bossi sarebbe diventato uno statista con dei c.... così».
Un rapporto altalenante. Quando Bossi si è dimesso dalla carica di segretario federale
del Carroccio, Grillo aveva scritto sul suo blog: «Bossi fora di ball. La Lega è morta, non la compiangeremo. La Lega non paga solo per i suoi errori, ma perché si oppone al governo».
Lo stesso ruolo del movimento Cinque stelle che vorrebbe raccogliere le simpatie dell’elettorato leghista. Proprio ora che il Carroccio con Matteo Salvini sta risalendo la china ed è diventato il quarto partito. Tanto che qualcuno aveva fantasticato anche che Beppe Grillo aspirasse a diventare il nuovo capo della Lega. Del resto, qualche anno fa, la Lega aveva pensato proprio di candidare l’ex comico a sindaco di Genova e Gianfranco Funari a Milano. Entrambi, però, declinarono l’invito.
Altra passione comune tra Grillo e Bossi quella per il Porcellum. Non è un mistero, infatti, che Grillo e Roberto Calderoli si siano incontrati. Un asse tra Lega e Cinque stelle che l’ex ministro della Semplificazione leghista parlando alla Berghem Fest aveva spiegato così: «Grillo vuole andare alle elezioni, noi vogliamo andare al voto perché non andarci subito?».
2 - TANTA VEEMENZA, ZERO IDEE GRILLO ORMAI È IRRILEVANTE
Paolo Guzzanti per “il Giornale”
UMBERTO BOSSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL
Mentre Vendola affoga nel suo Sel, ecco s'annuncia un altro tramonto: quello di Grillo Giuseppe detto Beppe, che affonda nel vasto mare dell'irrilevanza. Chi era costui? Comico, capopopolo, talvolta confuso con Hitler, talaltra con uno dei fratelli Marx (non l'austero Karl), ecologista, alternativista nelle energie, borghese reazionario ma anche populista plebeo, un po' razzista e un po' anche peggio, ha costruito finora il canalone che ha portato con sé tutta la lava traboccata dal vulcano della rabbia e della frustrazione italiana, ma senza trovare lo sbocco al mare di tutta quell'energia eruzionale, e così alla fine, chi se lo fila più sul teatro politico e sui giornali? Non fa più apertura di pagina. Fa piuttosto chiusura di storia.
Nelle redazioni i redattori capo stancamente si chiedono: che ha detto oggi Grillo? L'ultima? Che «Bossi è stato il più grande statista del secolo». Fa notizia? Fa notiziola. Mica per Bossi. Per il contesto di cui ormai non frega niente a nessuno. E poi che altro? «Rimettere le barriere doganali». Ma anche questa è vecchia, fritta e rifritta, con balzi e balzelli, con gli esattori del ree quelli del papa, del granduca e della Repubblica.
Che effetto fa? Onestamente? Onestamente, nessuno. E l'Aventino? Grillo e i suoi pensano che sia un colle romano, il che è vero. Ma quale sarà stato il vero Aventino parlamentare? E chi lo fece e perché? Mah, siamo sul vago. Il fatto è che il grande leader che come così Mao Zedong varcò a potenti bracciate il Fiume Giallo, lui.
Grillo, invece varcò lo stretto di Messina, e insomma il navigatore, il grande timoniere, il battutista teatrale, il ducesco, il vaffanculiere, il creatore di un nuovo dizionario della Crusca fatto solo di crusca, scarti, residui di rabbia, rivoli di indignazione (cerchiamo, caro Grillo, di stare anche un po' attenti alla salute), insomma lui, il fenomeno nazionale internazionale e trasnazionale, - puf! - si è miniaturizzato come Alice nel paese delle meraviglie quando mette in bocca il fungo sbagliato gigante.
Lui che faceva tremare la politica, si sta avviando ad essere un uomo senza caratteristiche come l'eroe di Musil. Ed è un peccato, lo diciamo sinceramente, perché tanta virulenza, tanto impegno, tanta libido politica meritava un esito più conclusivo.
Patrizia D\'Addario e Paolo guzzanti
Ma Grillo, come si era già visto alla vigilia delle Europee, è intrappolato nella stessa valle che ha costruito senza sbocchi e vie d'uscita, senza futuro ma, quel che è peggio, senza un presente.
Questa condizione di declino contrasta ancora con la forza reale dei grillini in Parlamento che sono tanti e contano quanto i numeri naturali, con un paio di numeri primi, una testa, un voto, anche se confuse e divise.
Non fare più notizia, è una notizia. Non essere più inseguiti sulle spiagge da figure trafelate e afone brandenti microfoni incrostati dalla salsedine, è una condizione politica e giornalistica, tutta da sperimentare.
Dove ha sbagliato? Lasciamo che lo scopra lui stesso se ne ha voglia. Noi ci limitiamo e prendere diligente nota dell'avvio del declino del «fenomeno».
Lo spettacolo deve pure andare avanti e andrà avanti ancora per un po'. Ma senza essere maghi o chiromanti o cartomanti, cinicamente rileviamo che Grillo sull'Aventino già ci sta, da solo, e gli fa compagnia all'osteria, soltanto all'osteria, quel Menenio Agrippa, uno che di politica ne capiva qualcosa.
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