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Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica"
Spariti i gioielli del senatore Renato Angiolillo, fondatore del quotidiano "Il Tempo" e marito della "regina dei salotti romani", Maria Girani. Un tesoro di milioni e milioni di euro sul quale si è aperta una guerra ereditaria. Tra i discendenti dell'onorevole e quelli della seconda moglie, notissima alle cronache mondane.
I due, entrambi deceduti (lui nel 1973, lei poco più di due anni fa), avevano figli di primo letto. E ora i due rami della famiglia sono ai ferri corti. Il nipote del senatore, Renato Angiolillo jr, una volta resosi conto che mancavano dalla collezione personale del fondatore del giornale romano circa una quindicina di preziosi dal valore quasi inestimabile, si è rivolto alla magistratura con un esposto che il suo avvocato Luigi Iosa ha depositato alla procura di Campobasso nel gennaio del 2010.
Nella denuncia si descrivono le pietre preziose che mancano, circa 15 tra zaffiri, diamanti, smeraldi e rubini. Un tesoro tra cui spicca un diamante rosa da 34 carati del valore di parecchi milioni di euro (basti pensare che nel novembre 2010, 24 carati di quella stessa pietra furono battuti dalla casa d'aste Sotheby's per 47 milioni di dollari, circa 33 milioni di euro, facendo registrare un record mondiale). Il nipote del senatore non accusava nessuno, la denuncia era contro ignoti.
Semplicemente spiegava che, dopo la morte di Maria Angiolillo, non c'era più traccia delle gemme. Ma il pubblico ministero Fabio Papa, dopo i primi accertamenti sembra essersi fatto un'idea: da alcune settimane ha iscritto nel registro degli indagati, con l'accusa di appropriazione indebita, il figlio di Maria Angiolillo, Marco Bianchi Milella.
Abbottonati gli inquirenti e i carabinieri molisani che svolgono le indagini, ma tutto fa pensare a una guerra per l'eredità . Bianchi Milella ha probabilmente pensato che quelle pietre fossero di sua madre che, per anni, li ha indossati. Eppure gli eredi del giornalista (che era padre di tre maschi) non la pensano così, quei diamanti, zaffiri e rubini erano della collezione del senatore, anche se ad indossarli era la moglie. E quindi devono essere tramandati ai suoi eredi.
Ci fosse ancora il salotto più ambito di Roma, con vista su piazza di Spagna, magari se ne potrebbe discutere lì. Ma nel luglio dello scorso anno, l'arredo è stato messo all'asta dalla casa britannica Christie's che tra dipinti, sculture, lampadari, porcellane, divanetti e poltroncine, ha battuto 5,2 milioni di euro. Il salotto di Maria Angiolillo non c'è più. Dei gioielli di famiglia, ora, si discute in tribunale.
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