DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa”
Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi
A leggere i comunicati ufficiali sull’incontro che la delegazione di Hamas ha avuto a Mosca, sembra di vivere in due mondi paralleli: mentre la dichiarazione della diplomazia russa sostiene che l’argomento principale dei colloqui sia stata «la liberazione degli ostaggi, come da posizione già dichiarata della Federazione Russa», gli emissari da Gaza hanno espresso il loro «apprezzamento per la posizione di Vladimir Putin» e sostengono di aver discusso «l’aggressione sionista» e il disegno di un Medio Oriente «diverso da quello prospettato dagli Usa».
E [...] la presenza ai colloqui di Ali Bagheri Kani, viceministro degli Esteri dell’Iran, fa pensare alla ricerca di un’intesa che va ben oltre quella mediazione umanitaria che Mosca dichiara come suo obiettivo ufficiale.
La Russia è ormai un’alleata dell’Iran, dal quale dipende nella fornitura di armi, soprattutto droni, per continuare a colpire le città ucraine. Di recente Teheran ha mostrato interesse anche alla Unione economica euroasiatica, la formazione postsovietica voluta da Putin.
Quindi, come minimo Mosca si è prestata a fare da garante a un incontro tra i vertici di Hamas e un altolocato esponente del regime iraniano. Una mossa difficile da liquidare come ordinaria diplomazia […].
Non a caso Volodymyr Zelensky lancia a Bruxelles l’avvertimento su un’intesa che potrebbe formarsi a Mosca: «I nemici della libertà sono molto interessati ad aprire un secondo fronte contro il mondo libero».
Il Cremlino sognava e cercava il secondo fronte da un anno e mezzo, e ora è arrivato: a livello mediatico, la guerra in Ucraina è già sparita dalle prime pagine internazionali, l’attività diplomatica e la solidarietà internazionale si sono spostate in Medio Oriente, e Mosca può sperare che anche a livello di aiuti militari le esigenze di Kyiv passino in secondo piano.
Il centro demoscopico Fom registra da due settimane consecutive una visibile riduzione dello stato d’ansia dei russi: una guerra lontana cancella quella vicina, mentre la propaganda televisiva mostra gli effetti dei missili su Gaza, come a dire che se lo fa Israele possono farlo anche i russi, e se l’Occidente condanna Putin, ma giustifica Netanyahu vuol dire che i russi sono vittime di una discriminazione che li accomuna ai palestinesi.
Ed è proprio in questo sillogismo che si nasconde la trappola che rende quasi impossibile per Putin provare a lanciare una mediazione, giocare su due tavoli e tentare di fare all’Occidente un’offerta […].
[…] Con le sue mosse degli ultimi due anni Putin ha speso il capitale della “equidistanza” (che aveva permesso ai russi di muoversi con pragmatismo tra Riad, Teheran e le capitali dei regimi laici come il Cairo). La decisione di presentare l’invasione dell’Ucraina come sfida all’Occidente ha inevitabilmente connotato lo schieramento della Russia: contro gli Usa e contro l’Europa che appoggiano l’Ucraina e Israele, quindi insieme a Hamas, all’Iran e a quel “Sud globale” che Putin negli ultimi mesi ha corteggiato con una retorica in chiave “anticolonialista”.
La logica di cercare amici tra i nemici dei propri nemici, e la tentazione di cavalcare il sentimento filopalestinese in chiave antiamericana e antioccidentale […] rischia di azzerare il rapporto con un altro grande alleato russo in Medio Oriente: Israele. Un Paese che non solo ha una cospicua parte della popolazione russofona (che vota a destra), ma che è la destinazione prediletta di oligarchi, funzionari e pop star russe.
Netahyahu non ha aderito alle sanzioni contro la Russia, e non ha inviato – almeno non ufficialmente – aiuti militari all’Ucraina. Ora, il ministero degli Esteri israeliano ha definito l’invito della delegazione di Hamas a Mosca un «atto osceno» e ha chiesto la sua espulsione immediata. […]
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